Sequestro conti Lega: Salvini in difficoltà parla di "Sentenza politica" - QdS

Sequestro conti Lega: Salvini in difficoltà parla di “Sentenza politica”

redazione

Sequestro conti Lega: Salvini in difficoltà parla di “Sentenza politica”

giovedì 05 Luglio 2018

Il Csm, seria preoccupazione per toni inaccettabili. E il presidente del Tribunale di Genova, "Ma se è il Parlamento a essere parte civile?". Il Carroccio chiede un incontro a Mattarella. Il Pd, basta pressioni sul Colle, restituiscano i soldi agli italiani. Di Maio "democristiano", "La sentenza non riguarda la Lega di Salvini ma quella di Bossi"

Continua a essere in serie difficoltà il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini dopo la sentenza della Cassazione che ha ordinato il sequestro di 48 milioni di euro dai conti del Carroccio "ovunque si trovino" a seguito della condanna di Umberto Bossi, del tesoriere leghista Belsito e di altri.
 
Salvini, ieri molto più defilato del solito dopo la sovraesposizione sul tema dei migranti, si è difeso parlando di "Sentenza politica", ma questo non ha fatto che rinfocolare le polemiche sul rapporto tra una certa politica e la magistratura.
 
Anche perché da "ambienti della Lega" si è parlato di "Gravissimo attacco alla democrazia per mettere fuori gioco per via giudiziaria il primo partito italiano, un’azione che non ha precedenti in Italia e in Europa".
 
Il Consiglio superiore della magistratura non ha risposto, ma al termine del plenum da alcuni consiglieri è stata espressa "seria preoccupazione" per i "toni inaccettabili".
 
La Lega ha inoltre annunciato che chiederà un incontro urgente al presidente della Repubblica Sergio Mattarella al suo rientro dalla missione in Lituania.

E il Pd ha subito denunciato queste "pressioni" parlando di "caso grave e senza precedenti di invasione delle competenze costituzionali" dopo "il vergognoso assalto di Di Maio e del Movimento 5 stelle contro il Colle durante i giorni della formazione del Governo".
 
Il Procuratore di Genova Francesco Cozzi, intanto, ha spiegato che non può trattarsi, come sostiene Salvini, di un processo politico, per la semplice ragione che "Qui parte civile è il Parlamento italiano".
 
L’Associazione magistrati dal canto suo "rigetta ogni tentativo di delegittimare la giurisdizione e di offuscare l’imparzialità dei magistrati, principio costituzionale a difesa del quale continuerà sempre a svolgere la propria azione, auspicando che chiunque eserciti funzioni pubbliche abbia a cuore gli stessi fondamentali principi".
 
Luigi Di Maio, altro vicepremier del governo pentaleghista e capo politico grillino, si lancia in una dichiarazione che in altri tempi sarebbe stata definita democristiana: “É una sentenza che non mi crea nessun imbarazzo, non riguarda la Lega di Salvini ma quella di Bossi e del suo cerchio magico. Ma è una sentenza e va rispettata. Ricordo che con la Lega abbiamo stipulato un contratto di governo che prevede di fare insieme delle norme anticorruzione”.
 
Matteo Renzi, dal canto suo, ribadisce la richiesta fatta da tempo a Salvini di venire a riferire in Parlamento sulla questione dei 48 milioni che la Lega deve restituire agli italiani.
 
"Avevano promesso che sarebbero venuti e stiamo ancora aspettando. Salvini, piuttosto che chiudere i porti bisognerebbe che aprisse il portafogli perché quei soldi non sono della Lega sono dei cittadini".
 
 
 
 
 
 

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