Migranti: la Diciotti, la Vos Thalassa e i lager libici - QdS

Migranti: la Diciotti, la Vos Thalassa e i lager libici

redazione

Migranti: la Diciotti, la Vos Thalassa e i lager libici

giovedì 12 Luglio 2018

Alle 21,30 il premier Conte, dopo la telefonata di Mattarella, annuncia che sta per iniziare lo sbarco dei migranti a bordo della nave della Guardia Costiera che era entrata nel porto di Trapani alle 15, ma Salvini aveva lasciato tutti a bordo. Due provvedimenti, ma non arresti, dalla Procura. Il sindaco e l'arcivescovo trapanesi "salvare vite umane". Molo gremito di magliette rosse e organizzazioni umanitarie

Soltanto alle 21,30, al termine di un’estenuante giornata, il premier Conte, dopo una telefonata del presidente della Repubblica Mattarella, ha annunciato che stavano per cominciare le operazioni di sbarco della Diciotti, con a bordo
i 67 migranti – 27 pakistani, 12 sudanesi e dieci libici, con tre donne e sei minorenni – soccorsi domenica scorsa dal natante italiano Vos Thalassa, che gestisce la sorveglianza di una piattaforma della compagnia petrolifera francese Total.
 
La Diciotti, dopo esser rimasta per ore ferma nella rada, intorno alle 15 era finalmente entrata nel porto di Trapani  ma ancora in serata Salvini non aveva dato l’autorizzazione allo sbarco,  nonostante la Procura di Trapani avesse emesso due provvedimenti nei confronti di Ibrahim Bushara, sudanese, e di Hamid Ibrahim, ganese, per concorso in violenza privata continuata e aggravata sul comandante e l’equipaggio della Vos Thalassa.
 
In mattinata, infatti, da Innsbruck, il ministro dell’Interno aveva ribadito che la condizione perché i migranti potessero scendere dalla Diciotti era quella che venissero fatti "nomi e cognomi dei dirottatori violenti che devono finire in galera".
 
Nel pomeriggio il molo sotto la nave si era riempito di magliette rosse del presidio antirazzista e di rappresentanti di organizzazioni umanitarie che avevano chiesto alle autorità di procedere al più presto allo sbarco visto che i migranti erano in mare da quattro giorni.

"Benvenuti" era stato il grido di accoglienza lanciato dalle magliette rosse, che hanno scandito, battendo le mani, "La libertà dei popoli non ha confini: siamo tutti clandestini".
  
Il ritardo era stato dovuto anche alle testimonianze raccolte dai poliziotti inviati da Salvini sulla nave, riguardavanti due dei 67 migranti accusati di minacce, violenza e  "impossessamento di nave".
 
In serata, come detto, la Procura si è limitata a emettere due provvedimenti senza però alcun arresto.
 
La situazione è stata attentamente seguita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che alla fine aveva telefonato per avere chiarimenti al premier Conte.
 
LA LUNGA ATTESA
 
L’arrivo della Diciotti era atteso fin dalle otto del mattino, quando personale della polizia di Stato e furgoni con transenne del Comune per le operazioni di sbarco si sono riversate  sul molo del porto di Trapani con  giornalisti, fotografi e operatori .
 
Sul molo Ronciglio il sindaco di Trapani Tranchida, parlando con i giornalisti come lui in attesa dello sbarco, aveva detto:
"Se un povero Cristo cade in mare bisogna salvarlo: è una legge antica quanto l’uomo" .
  
"Non la butto in politica né in caciara o polemica – aveva aggiunto – e, con tutto rispetto per le idee del ministro Salvini, credo che un uomo della sua caratura politica debba prendersela con quelli più grossi di lui e non con i più deboli, anche se ovviamente chi sbaglia paga".
 
"I porti devono essere porti di salvezza per le vite umane" aveva rincarato la dose il vescovo di Trapani, Pietro Maria Fragnelli, aggiungendo che la città siciliana "appartiene a quel contesto in cui l’emergenza dell’immigrazione è diventato un fatto normale: ribadiamo i valori del Mediterraneo come luogo di incontro, di sviluppo e solidarietà".
 
TENSIONI DENTRO IL GOVERNO
 
Ieri era stata un’ennesima giornata ad alta tensione all’interno del Governo pentaleghista: mentre dal ministero dei Trasporti facevano sapere che la Diciotti era diretta verso Trapani, Salvini aveva lanciato il suo diktat, l’ennesimo, inviando poliziotti per acquisire elementi su quanto accaduto sia sulla Diciotti, sia sulla Vos Thalassa. 
 
La vicenda è stata ricostruita per la Procura: un ghanese ed un sudanese in particolare, si sarebbero rivolti con fare minaccioso ad alcuni membri dell’equipaggio del rimorchiatore.
 
Ma soltanto quando avevano appreso che sarebbero stati consegnati a una motovedetta libica, con il rischio dunque di finire in quegli autentici lager che si trovano nel Paese africano, come denunciato da diverse organizzazioni umanitarie.
 
Proprio nei giorni scorsi il medico di Lampedusa, Pietro Bartolo, noto in tutto il mondo per essere stato protagonista del docu-film Fuocoammare, aveva paragonato i campi profughi libici ad Auschwitz, segnalando che i migranti scappavano per sfuggire a una morte certa, giungendo gravemente denutriti e debilitati, tanto da pesare meno di trenta chili.
 
LA PREOCCUPAZIONE DEL VATICANO
 
Preoccupato per la linea di Salvini il segretario di Stato vaticano, cardinale Parolin, secondo il quale "la chiusura dei porti non è la soluzione" e ha riferito di aver "parlato con il presidente Mattarella".
 
Ieri a Innsbruck Salvini ha incontrato il collega tedesco Seehofer e al termine ha parlato di asse italo-tedesco, probabilmente senza ricordare quali terribili vicende evochi quest’espressione.
 
CHIESTE LE DIMISSIONI DI SEEHOFER
 
E proprio oggi in Germania sono state chieste da più parti le dimissioni di Seehofer: il ministro degli esteri tedesco aveva scherzato infatti su 69 afghani rimpatriati e quando uno di loro si è suicidato in un albergo di Kabul non è riuscito a far meglio che dire "Non è colpa mia".
 
SALVINI E LA LIBIA
 
Salvini intanto  continua a insistere con la Libia, come se fosse una panacea  "Dobbiamo spendere soldi in Africa, ridurre il numero delle partenze e delle richieste di asilo e suddividere coloro che sbarcano in Italia. Una volta ottenuto il controllo delle frontiere esterne siamo disposti a ragionare sui movimenti interni in Europa".
 
INNSBRUCK
 
Il vicepremier ha ribadito la richiesta di cambiare le regole della missione Sophia, "che ha portato in Italia 45mila migranti. Ne parleremo già la prossima settimana".
 
A smentire Salvini sono però giunti ieri i dati ufficiali del Viminale che parlano di una riduzione dell’80% degli sbarchi.
 
Oggi  si è svolta la prevista riunione dei ministri Ue, preceduta da un incontro trilaterale di Salvini con Seehofer e il collega austriaco Herbert Kickl e da un bilaterale con il francese Gerard Collomb.
 
 
 

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