Comuni: troppo personale, poca qualità - QdS

Comuni: troppo personale, poca qualità

Paola Giordano

Comuni: troppo personale, poca qualità

venerdì 13 Luglio 2018

Studio dell’Università di Göteborg finanziato dalla Commissione europea: in Sicilia l’indice di qualità dell’amministrazione pubblica è tra i più bassi del vecchio continente. Un esercito di dipendenti che ingolfa gli uffici senza garantire servizi efficienti ai cittadini 

PALERMO – L’efficienza nella Pubblica amministrazione si conferma un “lusso” che l’Isola non riesce ancora a permettersi.
A decretarlo è l’ultimo European quality of government index (Eqi), il report finanziato dalla Commissione europea e sviluppato dal Quality of government institute dell’Università di Göteborg, che valuta il funzionamento dei servizi pubblici e i livelli di imparzialità e di corruzione delle istituzioni. In una sola parola: la qualità.
I risultati dell’edizione 2017 di tale studio stroncano sonoramente tutte le regioni italiane, che ottengono tutte punteggi al di sotto dello zero.
E in questo desolante scenario l’Isola, piazzandosi in 186^ posizione tra le 202 regioni prese in esame, è l’ultima tra le ultime.
 
 
Peggio di noi, guardando ai risultati riportati dalle regioni della Penisola, fanno soltanto la Basilicata, che con il suo -1,659 è 191^, la Campania, che è in 194^ posizione (-1,879), l’Abruzzo al 196° posto con -1,966 e la Calabria (198^), che addirittura ottiene un risultato superiore del -2. Tutte, neanche a dirlo, meridionali.
 
A essere bocciate dal noto report, però, sono anche le regioni settentrionali. Nessuna di loro, infatti, ha ottenuto un punteggio superiore al valore medio (lo zero) stabilito dall’Istituto svedese come standard di efficienza: si avvicinano alla fatidica soglia le Province autonome di Bolzano e Trento (-0,362), l’Emilia-Romagna (-0,460), il Veneto (-0,462), la Lombardia (-0,488) e la Lombardia (-0,489), tutte con un punteggio al di sopra dello 0,5, anche se preceduto dal segno meno. E tutte relegate al di sotto della 100^ posizione.
 
L’indice 2017, dopo quelli del 2010 e del 2013, rivela insomma, nuda e cruda, una realtà che da decenni è sotto gli occhi di tutti: il divario sempre più ampio tra i virtuosi territori del Nord Europa, che garantiscono ai propri cittadini livelli di efficienza invidiabili, da un lato; le arretrate regioni del Sud, che faticano a tenere il passo, dall’altro. Due mondi, insomma, che viaggiano a velocità diametralmente opposte.
 
L’aspetto più sconfortante di tale stroncatura è il fatto che a bacchettare la Pubblica amministrazione isolana – ma anche quella delle altre regioni della Penisola – sono stati i cittadini, interpellati per rispondere a svariati quesiti relativi alla qualità dei servizi pubblici, all’imparzialità con la quale essi vengono assegnati e al livello di corruzione che aleggia sul loro funzionamento: lo studio è infatti frutto di un sondaggio rivolto a 79 mila intervistati, che ha coinvolto ben 202 regioni europee. Del resto, nessuno meglio dei cittadini può dare una valutazione sulla qualità della Pubblica amministrazione, perché sono loro che sperimentano sulla propria pelle l’efficienza o l’inefficienza di un Ente, a partire dal luogo in cui si svolge la loro vita pubblica: i Comuni. La sonora bocciatura all’efficienza della macchina amministrativa pesa dunque ancor di più perché, ad averla inflitta, sono gli utenti, che si trovano spesso costretti ad affrontare estenuanti iter burocratici anche per i problemi meno complessi.
 
Dei tre macro-indicatori che determinano il risultato finale, quello relativo all’imparzialità vede primeggiare negativamente l’Isola, che tra le italiane si piazza sul podio con il terzo punteggio più basso (-1,875), dopo Calabria e Campania, entrambe con cifre che superano il -2.
 
Eppure di personale in servizio nella Pubblica amministrazione siciliana ne abbiamo in abbondanza: secondo i dati registrati dall’Istituto per la Finanza e l’Economia Locale (Ifel) – Fondazione Anci, in ciascuno dei 387 Comuni censiti nell’Isola ci sono in media 131 tra dipendenti, dirigenti e segretari comunali, per un totale di 50.900 unità. Cifre enormi, che se confrontate con quelle della Lombardia, che porta a casa un punteggio di gran lunga migliore nell’indice europeo sulla qualità della Pubblica amministrazione, non fanno che confermare quanto sia sconosciuta l’efficienza negli Enti locali siciliani. I cugini lumbard, infatti, nei loro 1.478 Comuni censiti, contano mediamente 41 dipendenti per Comune: un numero tre volte più piccolo di quello relativo al gigantesco apparato burocratico siciliano.
 
Il quadro appare più sconvolgente se si confrontano i dati siciliani con quelli riportati dalle due Province Autonome di Bolzano e Trento, le più efficienti tra le regioni italiane pur avendo in media 31 unità per Comune.
Malgrado l’esorbitante numero di personale impiegato nelle amministrazioni degli Enti territoriali di base, l’Isola vanta dunque un livello di incapacità nella gestione della Cosa pubblica tra i più alti. Un primato che tutto può essere fuorché invidiabile.
 
Il pessimo risultato ottenuto dall’Isola nell’Eqi 2017 è inversamente proporzionale al personale che le Pubbliche amministrazioni hanno a disposizione. In barba all’assioma “più si è, meglio è”, dunque. Perché non è – e non può essere – solo la quantità a garantire il buon funzionamento di un apparato amministrativo: è fondamentale anche la qualità. E su quest’ultimo fronte, la strada da fare è ancora lunga e tutta in salita.

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