La Regione si fa in quattro per i precari ma si dimentica di 400.000 disoccupati - QdS

La Regione si fa in quattro per i precari ma si dimentica di 400.000 disoccupati

Michele Giuliano

La Regione si fa in quattro per i precari ma si dimentica di 400.000 disoccupati

venerdì 13 Luglio 2018

Dopo la legge all’Ars sulla stabilizzazione impugnata dal governo nazionale è assoluto caos. Musumeci scriverà all’Avvocatura: si ipotizza a sua volta il ricorso alla Corte costituzionale 

 PALERMO – Mentre fuori dai palazzi impazza il caos e la rabbia dei 2.800 precari ex Pip a cui è stata stoppata la stabilizzazione dal governo nazionale, dentro le stanze dei bottoni si sta cercando una via d’uscita formale per tentare di trovare la scappatoia e riuscire in qualche modo a garantire (come da sempre si fa in Sicilia per puro clientelismo) questa procedura.
 
Poco importa se per strada ci sono 400 mila disoccupati che sono in cerca di un lavoro mentre nella pubblica amministrazione si continua a tendere la mano solo a bacini di precari formati nei decenni trascorsi e che non hanno alcun merito per lavorare per la collettività (niente esami o concorsi per la loro assunzioni).
 
 
All’interno del governo siciliano si sta battendo una doppia strada: una è quella più immediata e riguarda l’apertura di un dialogo con i ministeri interessati (Lavoro e Pubblica amministrazione) per trovare una soluzione che porti alla stabilizzazione.
 
La seconda potrebbe sfociare nell’apertura di un vero contenzioso: “Il presidente della Regione, Nello Musumeci, – rivela il capogruppo di Forza Italia all’Ars, Giuseppe Milazzo – mi ha assicurato che scriverà all’Avvocatura per chiedere se ci sono i presupposti giuridici per fare ricorso dinanzi la Corte Costituzionale”.
 
Il ricorso sarebbe dettato per l’appunto dall’impugnativa dello Stato di parte della Finanziaria che ha bloccato le stabilizzazioni. “I pip – aggiunge Milazzo – nascono con una legge nazionale recepita successivamente dalla Regione Siciliana, che fu la stessa che creò oltre ai ‘Piani Inserimento Professionale’ anche i ‘Lavori Socialmente Utili’. Quindi, non solo è legittimo ma anche doveroso stabilizzare coloro i quali da diciotto anni danno un essenziale supporto alla macchina amministrativa regionale”.
 
Gli ex Pip fanno parte del progetto “Emergenza Palermo”. Stiamo parlando di un esercito che a suo tempo era formato da oltre 3 mila lavoratori, che costano 36 milioni di euro l’anno alla Regione, già assoldati dal Comune di Palermo e passati negli ultimi anni nelle mani della Regione perché l’ente municipale del capoluogo siciliano si è trovato in una condizione finanziaria di default.
Si tratta, sulla carta, di “soggetti svantaggiati” inseriti nell’elenco speciale ad esaurimento con l’obiettivo di essere impiegati in attività di pubblica utilità.
 
“Pretendiamo che il governo regionale prenda una posizione su questa vicenda” sottolinea Maria Grazia Guttuso, rappresentante sindacale Filcams Cgil. Solidarietà ai lavoratori è stata espressa dai consiglieri comunali di Palermo di Sinistra Comune, Giusto Catania, Barbara Evola, Katia Orlando e Marcello Susinno: “Dopo quasi vent’anni – dicono – si vedono negare ancora il diritto al lavoro. Gli ex Pip hanno da tempo un importante ruolo sociale: sono presenti nelle scuole, negli ospedali e negli enti regionali con i più svariati compiti, che svolgono con competenza e professionalità. Lo stop alla stabilizzazione è un fatto grave, perchè nega il diritto ad un ‘esistenza dignitosa per i soggetti coinvolti, troppo a lungo sotto la spada di Damocle del precariato. La società che aveva assunto in precedenza i 2.500 lavoratori di fatto è stata smantellata dal governo Crocetta e quando si è concretizzato il contratto a tempo indeterminato, sotto l’egida di un’altra partecipata regionale, il provvedimento è stato impugnato dal governo nazionale. Auspichiamo che gli ex Pip possano guardare presto con serenità al loro futuro”.

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