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In Sicilia 1.274 case all’asta, di queste 750 solo a Catania

redazione

In Sicilia 1.274 case all’asta, di queste 750 solo a Catania

venerdì 13 Luglio 2018

Lo riferisce il Rapporto semestrale sulle aste immobiliari del Centro Studi Sogeea. A livello nazionale le abitazioni all’incanto sono diminuite del 25,2% in sei mesi 

ROMA – Il numero delle case all’asta in Italia è diminuito del 25,2% in sei mesi: le procedure in corso sono infatti 14.701, a fronte delle 19.650 rilevate lo scorso gennaio. Si tratta del terzo calo consecutivo del comparto, che nell’ultimo anno e mezzo ha registrato un vero e proprio crollo: rispetto all’inizio del 2017, quando aveva raggiunto le 33.304 unità, il totale delle abitazioni in vendita forzata è sceso del 55,9%. Il decremento riguarda sostanzialmente tutte le fasce di prezzo degli immobili in maniera uniforme.
Lo riferisce il Rapporto semestrale sulle aste immobiliari del Centro Studi Sogeea.
 
 
Rimane invece costante, come accaduto in tutti i precedenti studi, la preponderanza sul mercato di immobili di non particolare pregio: il 68,2% delle case in vendita ha un prezzo inferiore ai 100.000 euro, quota che sale addirittura fino all’88,8% se si prendono in esame anche le abitazioni dell’intervallo tra 100.000 e 200.000 euro. Ancora una volta, quindi, viene confermato che gli anni della crisi hanno colpito soprattutto gli appartenenti alle fasce di reddito medio-basse, costretti in molti casi a sacrificare il bene-rifugio per eccellenza, la prima casa, per non essere riusciti a fare fronte a un impegno finanziario.
 
Il dato non è però geograficamente uniforme. Il Centro del Paese ha fatto registrare un calo sostanzialmente in linea con quello nazionale (-31,9%), frutto dell’arretramento delle procedure dalle 4.822 di gennaio alle attuali 3.284. Clamorosi balzi all’indietro per il Mezzogiorno (-55,6%) e per le Isole (-60,3%), che si attestano rispettivamente a 2.023 e 1.476 abitazioni all’asta a fronte delle 4.554 e 3.716 di inizio anno. In totale controtendenza il Nord della Penisola, in cui si osserva una crescita del 20,8%: le vendite forzate sono infatti passate da 6.558 a 7.918, sfiorando il valore rilevato nell’estate 2017.
 
Anche nel Settentrione, comunque, si assiste a più fenomeni contemporaneamente. Se, ad esempio, il Piemonte (1.549 procedure) e l’Emilia-Romagna (588) si attestano su valori assai prossimi a quelli di sei mesi fa, gli incrementi di Lombardia (2.822, +25,2%) e Veneto (2.444, +54,5%), due tra le regioni italiane a maggior propulsione economica e imprenditoriale, non possono far sorridere. Insieme rappresentano oltre un terzo delle case attualmente all’asta e la Lombardia da sola si guadagna una fetta del mercato pari a un quinto. In netto calo, anche se con numeri assoluti molto più contenuti rispetto ad altre realtà, il dato delle vendite forzate in Friuli-Venezia Giulia, Liguria e Valle d’Aosta.
 
Solo altre due regioni superano il migliaio di procedure: il Lazio, che ne conta 1.705, e la Sicilia, che invece ne mette assieme 1.274. A seguire c’è la Toscana con 839, mentre nel Mezzogiorno si segnalano le 565 case in vendita della Campania e le 562 della Puglia. A livello di province, invece, spiccano le 1.254 abitazioni all’incanto di Padova, che precede Brescia (910), Roma (906), Catania (750), Torino (693) e Bergamo (490).
 
“Il terzo calo consecutivo del dato nazionale, tra l’altro il più rilevante delle recenti serie storiche, fa sì che si possa iniziare a considerare strutturale il ritorno del numero delle vendite forzate immobiliari a valori fisiologici per il nostro Paese – spiega l’ing. Sandro Simoncini, presidente di Sogeea e direttore del Centro Studi –. Ragionevole ipotizzare che, essendo il mercato delle aste la fotografia di una situazione di precarietà venutasi a creare anni addietro, l’onda lunga delle sofferenze bancarie abbia esaurito i suoi effetti più disastrosi e stia pian piano rientrando in una dimensione più governabile. Sotto questo aspetto altri indicatori fanno ben sperare.
 
C’è anche da dire che i meccanismi delle vendite all’asta appaiono sempre più solidi e accessibili a un vasto pubblico, visto che si è potuto assorbire senza traumi lo stop alle agevolazioni fiscali per privati e imprese varate due anni e mezzo fa per velocizzare le compravendite. L’allargamento della platea dei potenziali compratori, favorito anche dal sempre più frequente ricorso alla digitalizzazione, ha evidentemente fatto in modo che le operazioni con esito positivo aumentassero ulteriormente in numero assoluto e si svolgessero con maggiore rapidità.
 
Il tutto – prosegue Simoncini – va combinato con una sempre più alta disponibilità da parte degli istituti di credito a sedersi intorno a un tavolo per ridiscutere gli accordi con coloro che si trovano in una situazione di sofferenza finanziaria. Ciò è dovuto soprattutto a considerazioni di opportunità, visto che in media il valore delle abitazioni è nettamente calato rispetto all’anno di concessione del mutuo e, di conseguenza, un’asta non consentirebbe comunque al creditore di rientrare dei capitali erogati.
 
Considerando il punto di vista di chi è interessato ad acquistare, il mercato offre comunque buone opportunità d’investimento. Molti istituti bancari mettono a disposizione strumenti finanziari ad hoc per procedere all’acquisto e i meccanismi di vendita all’asta sono trasparenti e tutto sommato semplici: chi ha disponibilità di denaro può realizzare dei veri e propri affari e c’è sempre la possibilità di farsi seguire da un tecnico o da un professionista del settore per avere la sicurezza di non commettere passi falsi”.

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