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Migranti: Diciotti a Trapani, la sconfitta di Salvini

redazione

Migranti: Diciotti a Trapani, la sconfitta di Salvini

venerdì 13 Luglio 2018

Il ministro dell'Interno per tutta la giornata di ieri ha bloccato lo sbarco, fino all'intervento del premier Conte, chiamato da Mattarella. La palese irritazione del capo della Lega contro il quale si prepara una mozione di sfiducia. Bonafede, "Salvini ha espresso il suo parere ma la Procura lavora in autonomia". I primi interrogatori dei migranti,
"Avevamo paura della Libia"

"Un barcone con 450 clandestini è in acque di competenza di Malta, però nessuno si è mosso e il barcone ha ripreso a navigare in direzione Italia: sappiano Malta, gli scafisti e i buonisti di tutta Italia e di tutto il mondo che questo barcone in un porto italiano non può e non deve arrivare. Abbiamo già dato, ci siamo capiti?"
 
 
Matteo Salvini, nonostante ieri sul caso Diciotti sia stato preso "sotto tutela" dal premier Conte e dal presidente Mattarella, oggi ha ripreso con i diktat.
 
LA MOZIONE DI SFIDUCIA
 
La risposta politica è stata che l’opposizione ha proposto una mozione di sfiducia contro Salvini – sono state raccolte on line settemila firme in poche ore – il quale, come ha sottolineato anche da Rossella Muroni, vicepresidente del gruppo LeU alla Camera, "non si è dimostrato all’altezza del ruolo di ministro degli Interni dando prova di non conoscere o di tenere in scarsa considerazione l’articolo 3 della Costituzione sulla pari dignità e sull’eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge".
 
Secondo la deputata Salvini "ha dimostrato ancora una volta di voler andare oltre le sue competenze e di non tenere in alcuna considerazione la separazione dei poteri, principio cardine dello stato di diritto e della democrazia, e quel diritto internazionale che impone di salvare le persone in mare conducendole nel porto più vicino e sicuro".
 
"Come se non bastasse – ha concluso Rossella Muroni – il ministro degli Interni ha anche deriso la Cassazione che ha stabilito che la frase ‘dovete andare via’ rivolta a cittadini extracomunitari è indice di ‘discriminazione razziale‘. La misura è colma".
 
 
C’è grande imbarazzo nel governo per le esternazioni di ieri di Salvini, tanto che oggi il ministro della Giudizia Alfonso Bonafede è stato costretto a puntualizzare "voglio rassicurare tutti: Salvini ha espresso il suo parere, ma i magistrati lavorano in piena indipendenza ed autonomia rispetto al potere politico".
 
SALVINI SOGNAVA LE MANETTE
 
Sognava probabilmente che "i dirottatori violenti" scendessero dalla nave Diciotti, nel porto di Trapani, in manette tra i flash dei fotografi, ma è stato scavalcato dal premier Giuseppe Conte il quale, dopo un’opportuna telefonata del Capo dello Stato, poco dopo le 21 di ieri ha annunciato l’imminenza di uno sbarco che era stato rimandato per l’intera giornata dal Ministro dell’Interno.
 
E questo nonostante la Procura di Trapani avesse emesso due provvedimenti nei confronti di Ibrahim Bushara, sudanese, e di Hamid Ibrahim, ganese, per concorso in violenza privata continuata e aggravata sul comandante e l’equipaggio della Vos Thalassa.
 
 
Nessun arresto, però. Nessun atto che potesse consentire un’esplicita criminalizzazione dei "dirottatori violenti", che potesse consentire di puntare l’indice contro un capro espiatorio dopo che due giorni fa lo stesso Viminale aveva diffuso dati tali da far crollare il teorema di Salvini sull’invasione dei migranti: gli sbarchi sono calati dell’ottanta per cento.
 
Così, ieri sera, Conte ha preso le redini della situazione e annunciato l’imminente sbarco.
 
"Non decide il Viminale" hanno detto dalla Presidenza del Consiglio.
 
STOP ALLO STRAPOTERE MEDIATICO DI SALVINI
 
Dopo mesi di strapotere, in particolare mediatico, Matteo Salvini è stato costretto ieri sera a ingoiare il rospo e non ha nascosto la sua rabbia per la bruciante sconfitta che lo indebolisce, tra l’altro, proprio nel giorno in cui, a Innsbruck, ha in programma il "trilaterale", l’incontro con i ministri dell’interno della Germania Seehofer – per il quale sono state chieste le dimissioni dopo il suicidio di un migrante da lui fatto rimpatriare – e dell’Austria Herbert Kickl.
 
Ieri a tarda sera, dunque, incontrando i giornalisti dopo una pesante giornata al summit europeo sui migranti di Innsbruck, in Austria, il vicepremier – volto tirato e cravatta allentata – si è dichiarato "Stupito, sorpreso, rammaricato" per quanto avvenuto a Trapani.
 
LA TELEFONATA DI MATTARELLA A CONTE
 
Per la telefonata – alle sei del pomeriggio di ieri – del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a un premier probabilmente stanco di dover subire i diktat di Salvini, per il sempre più deciso atteggiamento del Vaticano che ieri ha sollecitato l’intervento del Capo dello Stato con il segretario di Stato, il cardinale Parolin, per le parole del sindaco e del vescovo di Trapani che hanno chiesto di "Salvare vite umane" e per le eloquenti immagini del molo Ronciglio di Trapani tinto dalle magliette rosse degli antirazzisti, che ieri hanno fatto appello al M5s affinché non si faccia "trascinare da Salvini".
 
Proprio mentre i 67 migranti sulla Diciotti stavano per scendere dalla nave – lo sbarco è cominciato intorno alle 23 e si è concluso prima di mezzanotte – il capo della Lega ha reagito con la consueta veemenza affermando, "Chi ha deciso al mio posto ne risponderà".
 
Parziale dietro front stamattina, quando Salvini ha affermato che Mattarella "non si è mai intromesso in quello che io ho fatto come ministro dell’Interno".
 
SALVINI E LA MAGISTRATURA
 
Poi, un’altra stoccata alla magistratura:  "Mi farebbe arrabbiare se tutti gli sbarcati della Diciotti finissero a piede libero: qualcuno deve pagare. Mi auguro che la Procura di Trapani faccia in fretta, non può finire a tarallucci e vino".
 
Oggi in mattinata i primi interrogatori dei migranti da parte della squadra mobile della Questura, dello Sco della polizia di Roma e da militari del Nsi della guardia costiera, anche con il sudanese e il ganese indagati per violenza privata.
 
I due si sarebbero rivolti con fare minaccioso al comandante e ad alcuni membri dell’equipaggio del Vos Thalassa dopo aver appreso che sarebbero tornati indietro e consegnati a una motovedetta libica.
 
Secondo il racconto del comandante gridavano "no Libia, sì Italia". E avrebbero circondato l’equipaggio, spintonando il primo ufficiale.
 
Ma tutti i migranti sono infatti terrorizzati all’idea di finire in quegli autentici lager che si trovano nel Paese africano, come denunciato da diverse organizzazioni umanitarie.
 
IL RACCONTO DEI MIGRANTI, NESSUNA VIOLENZA
 
"Hanno raccontato – ha spiegato Sahar Ibrahim, operatrice italo-egiziana di Unicef/InterSos a bordo della Diciotti – che non c’è stata alcuna violenza a bordo del mercantile. Avevano solo paura di tornare in Libia, erano davvero spaventati. Probabilmente c’e’ stato solo un problema di lingua perché nessuno di loro parla inglese. Hanno cominciato a urlare ‘No Libia, no Libia…’. E a quel punto molti di loro sarebbero stati pronti a gettarsi in mare e morire, piuttosto che ritornare a terra".

"Ho parlato con donne e bambini – ha sottolineato Sahar – ma nessuno ha visto minacce o aggressioni. Tutto, mi hanno detto, è durato cinque o al massimo dieci minuti. Poi sono stati rassicurati e tutto è finito. Il viaggio è stato lungo, ma tranquillo".

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