Start up, senza competenze scatole vuote - QdS

Start up, senza competenze scatole vuote

Rosario Battiato

Start up, senza competenze scatole vuote

sabato 14 Luglio 2018

In Sicilia sono 460, un quarto della sola Milano, e il 56% è in perdita dopo un anno. Spesso dietro la loro costituzione non c’è un’idea vincente e ragionata, ma solo disperazione. A inizio mese costretta a chiudere anche Mosaicoon, stritolata da colossi come Google e Fb 

PALERMO – Ultimo approdo produttivo per tanti giovani talenti che altrimenti lascerebbero volentieri la Sicilia oppure un grande bluff destinato a sgonfiarsi? La risposta a questo quesito, che riguarda le startup innovative e il loro destino, non è semplice né immediata, né potrebbe essere esaustiva. Le uniche certezze arrivano dai numeri che ne certificano l’ottima crescita (+100 in meno di un anno in Sicilia) e le discrete prestazioni, ma anche le difficoltà relative alla produttività: in tutta Italia più di una società su due è in perdita.
 
 
Intanto è stata costretta a chiudere i battenti la start-up Mosaicoon. Insignita, a Silicon Valley, del “Best European Scaleup” era ritenuta tra le aziende europee con il più alto potenziale di crescita. Nata dieci anni fa è arrivata a fatturare a 20 milioni di euro. Oltre 80 dipendenti e sedi in tutto il mondo, non ha retto alla concorrenza dei grandi colossi del web.
 
Ma veniamo ai dati. Gli ultimi numeri del Ministero relativi alle startup innovative, aggiornati al primo trimestre di quest’anno, hanno registrato complessivamente la presenza di quasi 9mila unità (8.897), cioè 506 in più rispetto all’anno precedente (+6%). Il fenomeno resta soprattutto circoscritto all’area centro-settentrionale, con la Lombardia che ne ospita circa un quinto del totale (2.132), seguita dal Lazio che scivola poco sotto quota mille (911) e quindi l’Emilia Romagna che si conferma intorno a 884. La prima del mezzogiorno è la Campania, che arriva al quinto posto nazionale con 658 (7,4%), mentre per rintracciare la Sicilia occorre scendere ancora più in basso, fino al settimo posto tra le regioni. In campo ci sono 460 startup innovative, poco più del 5% a livello nazionale, e il 2,13% in rapporto alle nuove società di capitali.
 
La prima provincia isolana per numerosità è Catania, posizione numero 11, che ospita 148 startup, praticamente un decimo di quanto registra Milano (1.494), ed è inoltre indietro anche nella classifica meridionale, visto che viene superata da Napoli (290), Bari (172) e Salerno (160). C’è più Sicilia, invece, tra le ultime 20 province d’Italia che vedono Ragusa, posizione numero 86 (17 startup innovative), ed Enna, posizione numero 96 (8 startup innovative).
 
A fronte di una crescita indubitabile, che vede appunto la spinta numerica col segno positivo ormai da diversi anni – la Sicilia è passata da 352 startup innovative al 30 giugno alle 430 del 31 dicembre alle 460 dello scorso marzo (+100 in meno di un anno) – e di un tasso di sopravvivenza comunque buono, che ha visto, secondo dati del Mise, soltanto il 6% delle startup innovative costituite nel 2014 cessare ad oggi l’attività, restano dei dubbi relativi ad altri fattori.
 
Più di una società su due, infatti, è in perdita. Lo certifica il Mise nell’ultimo aggiornamento di aprile: “Nel 2016 permane tra le startup innovative una maggioranza di società in perdita: 56,6%, contro la restante parte (43,4%) che segnala un utile di esercizio”. Occorre tuttavia sottolineare un particolare passaggio: “com’è fisiologico per imprese di recente costituzione a elevato contenuto tecnologico – si legge in una nota del Ministero –, l’incidenza delle società in perdita tra le startup innovative risulta sensibilmente più marcata rispetto a quella rilevabile tra le società non innovative, comunque pari al 33,9%”.
 
Anche gli indicatori di ROI e ROE (indici che permettono di osservare la capacità di un’impresa di produrre reddito e di generare risorse) delle startup innovative registrano complessivamente valori negativi. Analizzando invece lo spaccato relativo alla porzione in utile, si capisce che “gli indici sono sensibilmente migliori di quelli fatti riportare dalle altre società di capitali (ROI: 0,11 contro 0,06; ROE: 0,24 contro 0,15)”.
 
Da rivalutare anche il passaggio relativo al valore aggiunto: secondo il Mise, generano meno delle società di capitali (21 centesimi contro 26 centesimi per euro di produzione) anche se, facendo riferimento esclusivamente alle società in utile, il “dato è invece superiore a quello delle società di capitali (34 centesimi contro 28 per euro)”.
 
Altre perplessità si addensano sul fronte esclusivamente siciliano. È stato basso, ad esempio, l’accesso al Fondo di Garanzia per Pmi da parte delle startup innovative, uno strumento che consente le operazioni di finanziamento agevolato. La Sicilia, che è settima per numero di startup, diventa tredicesima per numero di operazioni di finanziamento. Complessivamente sono state 13 per 8,5 milioni di euro, venti volte in meno della Lombardia (153 milioni di euro).
 
A questi dubbi si aggiunge anche il recente caso, denunciato da alcune startup, in relazione ai decreti attuativi per l’erogazione di alcuni finanziamenti della legge regionale n.8 del 2016.
 
Investimenti agevolabili, da noi 1 mln di euro, in Lombardia sono stati 17 mln
PALERMO – In Sicilia non si crede a sufficienza nelle startup innovative e lo confermano anche i dati relativi alle persone fisiche che “hanno dichiarato un investimento agevolabile verso una startup innovativa nel 2015”. Si tratta di 50 investimenti unici per 25 startup (666 in Italia) per circa un milione di euro su un totale nazionale di 40 milioni (17 solo in Lombardia).
Complessivamente sono state circa 2.371, poco meno di un migliaio (963) in più rispetto alle 1.408 del 2014. I dati medi parlano di un investimento medio per contribuente pari a poco più di 20mila euro. I calcoli li ha fatti il Mise, all’interno del rapporto annuale, considerando che nonostante “non sia possibile determinare l’ammontare totale degli investimenti agevolati per l’intera popolazione in esame, il dato sulla detrazione Irpef richiesta in fase di dichiarazione dei redditi è disponibile nel 100% dei casi”.
La detrazione è calcolata, per gli investimenti diretti, applicando “l’aliquota dell’incentivo (19% o 25%) a ciascuno dei conferimenti effettuati nel periodo d’imposta; per gli investimenti indiretti le modalità di calcolo variano a seconda della tipologia di veicolo utilizzato”.
I dati dicono che complessivamente “i contribuenti persona fisica hanno dichiarato di avere diritto una detrazione Irpef sui propri investimenti pari a 9.700.961 euro, una somma di oltre 3 milioni superiore al totale delle detrazioni richieste nel 2014”.
Andando in dettaglio, si specifica che circa 7,5 milioni “sono stati detratti per investimenti diretti in startup innovativa”.
 
Società di capitali e start up in Sicilia solo cinque casi
PALERMO – Sono soltanto 6 gli investimenti unici di società di capitali agevolati nel 2015 per le startup innovative siciliane. Cinque le startup isolane coinvolte, per una somma complessiva pari a 5,4 milioni di euro, su un totale nazionale di circa 30 (12,2 solo in Lombardia).
“Complessivamente – si legge nel rapporto del Mise – le società di capitali che hanno dichiarato un investimento agevolabile verso una startup innovativa nel 2015 sono in tutto 332 (76 in più rispetto alle 256 del 2014), da cui proviene un investimento medio per contribuente di 102.351,28 euro. In 26 casi lo stesso soggetto ha effettuato più di un’operazione, talvolta (5 casi) sia in via diretta che tramite veicolo”.
La deduzione complessiva dal reddito d’impresa imponibile ai fini Ires richiesta dalle società di capitali nel corso del 2015 è pari a “6.914.643 euro, poco meno di 21mila euro per contribuente (e 19mila euro per investimento). Così come per le detrazioni Irpef richieste dalle persone fisiche, l’ammontare totale delle deduzioni Ires è nettamente maggiore di quanto richiesto l’anno precedente, quando esso ammontava a 3,6 milioni di euro”.
Scorrendo nel dettaglio, risulta che deduzioni per “5,9 milioni di euro sono state concesse per investimenti diretti e per poco più di 1 milione per investimenti indiretti. La deduzione totale applicata per i trasferimenti verso startup innovative a vocazione sociale o in ambito energetico, maggiorata al 27%, è di circa 500mila euro”.
L’effettivo beneficio fiscale, considerando l’aliquota Ires del 2015 pari al 27,5% del reddito imponibile, che scaturisce dalla deduzione per investimenti in startup innovativa è “stimabile nell’ordine degli 1,9 milioni di euro, in media oltre 5.700 euro a contribuente” con un beneficio fiscale medio per ciascun investitore pari a “circa 1.800 euro più elevato rispetto a quello stimato per l’anno precedente (3.900 euro)”.

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