Migranti: un'altra Odissea sulle navi di Finanza e Frontex - QdS

Migranti: un’altra Odissea sulle navi di Finanza e Frontex

redazione

Migranti: un’altra Odissea sulle navi di Finanza e Frontex

sabato 14 Luglio 2018

Hanno salvato 450 migranti al largo di Linosa ma non ci sarà un porto italiano sicuro senza "un accordo con gli altri Paesi Ue per una redistribuzione immediata". Il governo pentaleghista continua a parlare di "eventuale rientro sulle coste libiche", ma un'infermiera di Lampedusa paragona le condizioni di chi è riuscito a fuggire  a quelle degli ebrei nei campi di concentramento nazisti

Stavolta Matteo Salvini si espone meno di altre ma si prospetta una nuova odissea per i 450 migranti trasferiti sulle navi di Guardia di Finanza e Frontex. La seconda è nella Rada di Pozzallo – e il sindaco Ammatuna sta lavorando con la Prefettura per inviare viveri e generi di prima necessità – la prima è rimasta fuori dalle acque territoriali.
 
 
Intanto il premier pentaleghista Conte ha fatto sapere che sta lavorando "per un accordo con gli altri Paesi Ue per una redistribuzione immediata dei 450, ai quali, altrimenti, non sarà consentito di sbarcare". Si sostiene che  "riconoscimenti ed esami richiesti" saranno effettuati a bordo delle navi.
 
Una posizione che ad alcuni appare in aperta violazione dei trattati internazionali.
 
COSA DICE LA CONVENZIONE DI AMBURGO
 
L’obbligo di prestare soccorso dettato dalla convenzione internazionale di Amburgo, infatti, non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare, ma comporta anche l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro, il cosiddetto "place of safety".
 
Nell’ottica della Convenzione Sar, per "luogo sicuro" si intende un "luogo" in cui sia assicurata la "sicurezza" – intesa come protezione fisica – delle persone soccorse in mare.
 
Laddove, però, le persone soccorse in mare, oltre che "naufraghi" debbano qualificarsi anche come "migranti", l’accezione del termine sicurezza del luogo di sbarco si connota anche di altri requisiti legati all’esigenza di attuare procedure amministrative connesse allo status di richiedente asilo delle persone soccorse.
 
Per l’Italia, il place of safety è determinato dall’Autorità Sar, Centrale operativa della Guardia Costiera del Ministero delle Infrastrutture, in coordinamento con il Ministero dell’Interno.
 
SULLA LIBIA SI FINGE DI NON CAPIRE
 
Inoltre, le medesime fonti governative, hanno fatto sapere che un’altra ipotesi passa dai "contatti con la Libia per il loro eventuale rientro sulle coste libiche da dove sono partiti".
 
E da queste parole risulta evidente che il governo pentaleghista finge di non capire che  i migranti dai lager libici scappano.
 
Conte, Salvini e Di Maio vorrebbero riportarceli nonostante le organizzazioni umanitarie continuino a spiegare che nei campi di concentramento libici si muore e si viene sottoposti a ogni genere di violenza fisica e psicologica.
 
"IN LIBIA COME NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO NAZISTI"
 
Anche oggi un’infermiera di Lampedusa parlando delle condizioni degli otto eritrei trasferiti dal barcone con 450 migranti, ha detto ai giornalisti "ci porta alla mente gli effetti dei campi di concentramento nazisti della seconda guerra mondiale, tanto sono importanti gli stati di denutrizione e di disidratazione.
 
TRENTA GRAMMI DI PASTA AL GIORNO
 
"Uno dei ragazzi che parla un po’ di inglese – ha riferito l’infermiera – ci ha raccontato che per diversi mesi hanno potuto mangiare solo 30 grammi di pasta al giorno e nient’altro".
 
Nell’ospedale civico di Palermo, dov’è ricoverata, una delle donne del barcone, che ha 27 anni, viene assistita dalla sua bambina, che ne ha quattro.
 
PESA 35 CHILI, ASSISTITA DALLA SUA BAMBINA
 
E’ esausta, riferiscono i giornalisti presenti: "Sembra pelle e ossa, pesa 35 chilogrammi, e avrebbe trascorso sette mesi drammatici in Libia, dove sarebbe stata anche violentata".
 
Ma appena arrivata in ospedale ha trovato la forza di gridare, indicando la figlia che era con lei: "non mangia da tre giorni, aiutatela, datele del cibo, subito, vi prego…".
 
E la sua bambina tenta di farla sorridere cantando e ballando. La madre la guarda, sembra sorridere anche lei, ma soltanto con gli occhi, non ha la forza per fare altro.
 
CONTE SCRIVE A JUNKER E TUSK
 
Ma il governo pentaleghista non si ferma davanti a queste storie e il premier Conte, fanno sapere fonti di Palazzo Chigi, in costante contatto con i ministri Salvini, Moavero e Toninelli, oggi stesso invierà al presidente Juncker e Tusk e agli altri leader europei una lettera per sollecitare l’applicazione immediata "dei principi affermati nel corso dell’ultimo Consiglio Europeo di fine giugno".
 
 
L’ODISSEA CONTINUA
 
"Siamo stati due giorni in mare, senza mangiare, abbiamo avuto paura di morire. Per fortuna ci hanno soccorsi, adesso stiamo meglio" racconta ai giornalisti Luna, 24 anni, eritrea, una delle donne portate con l’elisoccorso nell’ospedale Civico di Palermo. Accanto a lei, nel reparto di ostetricia e ginecologia del nosocomio c’è una ragazza di 17 anne, anch’essa eritrea, incinta, al settimo mese, che non parla, ma è commossa e ha ancora paura per il proseguo della gravidanza.
 
Per loro l’odissea è finita, per gli altri, prosegue.

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