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Medicina complementare e disinformazione

redazione

Medicina complementare e disinformazione

venerdì 20 Luglio 2018

Cure naturali, omeopatia, fitoterapia, agopuntura: troppa confusione tra gli italiani, in balia del web e delle fake news 

in collaborazione con ADNKRONOS
 
ROMA – Cure naturali, medicine complementari, omeopatia, fitoterapia, agopuntura. Dietro ognuna di queste definizioni ci sono pratiche con tanta storia e ricerca alle spalle, ma gli italiani in materia sono confusi, troppo spesso perché hanno come unica fonte d’informazione il web – i social in particolare – dove tra fake news e bufale, è difficile orientarsi. “Spesso – ha spiegato Stefania Piloni, ginecologa e docente di Medicina complementare all’Università degli Studi di Milano, che da oltre 25 anni alla sua specializzazione in ginecologia ha aggiunto l’omeopatia e la fitoterapia – chi critica non conosce e agisce senza aver visto i risultati, perché se davanti a quel risultato ci sei e lo vedi ogni giorno, come nel mio caso, ti viene voglia di approfondire e comprendi il valore aggiunto del fare medicina in modo integrato”.
 


La disinformazione dipinge e trasforma chi pratica medicina complementare in stregoni o ciarlatani, dimenticando o ignorando che alcune discipline sono riconosciute ufficialmente dall’Ordine dei medici e di esclusiva competenza di un laureato in medicina e odontoiatria che ha seguito un ulteriore percorso formativo ad hoc. “Non si tratta né di mode né di fai da te – ha sottolineato Simonetta Bernardini, presidente della Società italiana omeopatia e Medicina integrata – ma di un atto medico che va sempre ricondotto all’azione di un medico che, in questo caso, se ha anche altre competenze, può allargare la sua ‘cassetta dei medicinali’ con altre tecniche terapeutiche”.
 
“La diagnosi – ha aggiunto Bernardini – è quella della medicina classica, ed è prima di tutto questa che serve a stabilire se una patologia deve essere curata con la medicina ortodossa o con l’omeopatia, l’agopuntura, la chiropratica o altro”.


Occorre dunque operare sul campo dell’informazione, offrendo ai pazienti le notizie corrette e nel modo più semplice. “Quando si parla di salute e malattie – ha aggiunto Paola Minghetti, ordinario di Tecnologia, socioeconomia e normativa dei medicinali all’Università degli Studi di Milano – indubbiamente l’informazione è un aspetto molto importante e molto critico. Ma chi è autorizzato a fare informazione validata e convalidata? Sicuramente è veritiero quello che si trova sul foglio illustrativo, nell’etichetta e anche nella pubblicità, che viene sempre valutata e validata. Al contrario, altri canali di informazione non ufficiali sul web, a partire dai social, non sono controllati o validati, e spesso contengono informazioni non corrette e fuorvianti”.
 
In tema di terapie complementari, sulle quali c’è altrettanta confusione, l’esperta chiarisce: “Se una persona vuole trattare una patologia o prevenirla ha a disposizione medicinali o dispositivi medici, nel senso che solo queste categorie di prodotti hanno sicuramente una proprietà dimostrata che gli organi amministrativi hanno verificato. Infatti un medicinale ha bisogno di dossier appositi con studi clinici preclinici e clinici di qualità, esaminato dall’Agenzia del farmaco, analogamente un dispositivo medico deve preparare un dossier che viene valutato da un organismo qualificato e notificato. Tutti gli altri prodotti, seppure di origine naturale, non hanno una dimostrazione di efficacia e sicurezza nel trattamento di una patologia, quindi possono essere usati per migliorare il proprio stato di benessere, come nel caso degli integratori, ma non quando siamo malati o per prevenire una patologia”.
 
“La differenza – spiega – sta nel meccanismo di azione: il dispositivo medico normalmente è un oggetto, per esempio il cerotto che ci aiuta a cicatrizzare una ferita, ma ci sono anche dispositivi a base di sostanze, come per esempio gli sciroppi per la tosse. Diversi sono invece i medicinali, che agiscono attraverso una modificazione delle reazioni con i recettori. Tra questi possiamo annoverare i fitoterapici, prodotti a base di piante con quantitativi anche ponderali importanti e gli omeopatici che hanno la caratteristica di essere dei medicinali con quantità di principio attivo molto basso. Omeopatici che possono essere fatti a partire da piante, tinture madri, prodotti chimici, minerali o altro, ma tutti seguono lo stesso iter per garantire che siano sicuri”.
 
“Quindi – ha concluso – l’assenza di indicazione su un prodotto non vuole dire che non è un medicinale, lo è ed è classificato come tale a tutti gli effetti per scelta della Comunità europea”.
 

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