Consulta: illegittima la legge dell'Ars sulle ex Province - QdS

Consulta: illegittima la legge dell’Ars sulle ex Province

redazione

Consulta: illegittima la legge dell’Ars sulle ex Province

venerdì 20 Luglio 2018

Stabiliva l'elezione diretta dei presidenti dei liberi consorzi comunali e dei consiglieri. Musumeci: "Offesa della dignità del popolo siciliano".Bianco (Anci), "Sentenza durissima su una legge approvata con un colpo di mano, in odio ai Sindaci". Cracolici, "Musumeci ha usato il ritorno al voto diretto come 'esca' per il proprio ceto politico alle ultime regionali". Il M5s all'Ars, "Riforma medioevale per tornare a elargire poltrone e indennità"

La Corte Costituzionale – presidente Giorgio Lattanzi, relatore Mario Rosario Morelli – ha dichiarato illegittima la legge approvata dall’Assemblea regionale Siciliana sull’elezione diretta dei presidenti dei liberi consorzi comunali e dei consiglieri e delle città metropolitane.
 
 
Questi enti, dunque, anche in Sicilia saranno di secondo livello come nel resto d’Italia in forza della legge Delrio. I rappresentanti degli organi saranno dunque componenti degli altri enti che fanno parte dell’ex provincia.
 
La legge era stata varata nell’agosto dello scorso anno dall’Ars e impugnata dal governo Gentiloni perché in contrasto con la legge Delrio.
 
Nella sentenza la Consulta ha ribadito che "la legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane rientra nella competenza esclusiva statale".
 
"Una sentenza durissima – ha sottolineato il presidente del Consiglio nazionale del’Anci Enzo Bianco, già sindaco metropolitano di Catania – ma le città metropolitane siciliane hanno perduto un anno per questa legge che sembrava fatta apposta per non farle funzionare in Sicilia, in odio ai sindaci. Avevo sostenuto subito la palese illegittimità costituzionale di quella legge varata con un colpo di mano, chiesto al governo di impugnarla e presentato e vinto un ricorso al Tar di Palermo. Ora si fissino subito le elezioni indirette per costituire gli organi e si lavori con rapidità per recuperare il tempo perduto. E quei deputati regionali che votarono quelle norme in odio ai sindaci, si passino una mano sulla coscienza".
 
"La sentenza – ha aggiunto Leoluca Orlando, presidente di Anci Sicilia – fa finalmente chiarezza dopo cinque anni di delirante stato di confusione legislativa e amministrativa che ha messo in ginocchio gli enti di area vasta, prodotto un proliferare di commissari regionali, bloccato l’erogazione di servizi e la realizzazione di interventi in tutta la Sicilia. Adesso occorre uscire da quello che più volte abbiamo definito uno stato di calamità istituzionale. Occorre superare il quadro finanziario determinato dall’accordo disastroso sottoscritto dagli ex presidenti della Regione e dai Ministri e definire un assetto che riconosca all’ente intermedio siciliano un adeguato ruolo istituzionale e conseguenti funzioni".
 
Reazioni decise anche da parte dei due principali gruppi d’opposizione all’Ars, per Giuseppe Lupo, capogruppo del Pd, "Dopo la sentenza della Corte Costituzionale è necessario ed urgente recepire in Sicilia la legge Delrio e uscire dalla gestione commissariale delle ex Province, che si protrae da troppi anni, procedendo alle elezioni di secondo livello degli organi".
 
"Non ha più senso – ha aggiunto – come sta facendo il governo Musumeci, attardarsi in visioni nostalgiche che vorrebbero le vecchie Province al centro del nuovo sistema di gestione dei rifiuti tentando di resuscitare gli Ambiti Territoriali Ottimali del passato senza alcuna logica economica e di miglioramento del servizio. Il governo Musumeci ne prenda atto, ritiri la riforma della gestione dei rifiuti evitando il rincaro delle tariffe per i cittadini e apra il confronto con i gruppi parlamentari per uscire dall’emergenza".
 
"Il centrodestra e in particolare Musumeci – ha denunciato Antonello Cracolici del Pd ha utilizzato la prospettiva del ritorno al voto diretto per le ex-Province come ‘esca’ per il proprio ceto politico e per i propri candidati alle ultime elezioni regionali e nazionali".
 
Sulla stessa linea i deputati del M5s all’Ars Valentina Zafarana, Giancarlo Cancelleri e Salvatore Siragusa: "L’ambizione politica dell’allora deputato e ora presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci di tornare a elargire poltrone e indennità per le province, è naufragata miseramente. La riforma medievale da lui avallata, è andata a schiantarsi contro il muro della costituzionalità. Morale i siciliani hanno perso tempo e soldi".

Veemente la risposta del presidente della Regione Nello Musumeci: "La sentenza della Corte costituzionale suona ad offesa della dignità del popolo siciliano e della sua plurisecolare vocazione autonomistica".
 
"L’avere di fatto cancellato con un colpo di spugna – ha detto – l’articolo 15 del nostro Statuto che riserva alla legislazione esclusiva della Regione la materia di organizzazione e controllo degli enti locali denuncia il malcelato e progressivo tentativo romano di smantellare l’Istituto autonomistico. Con questa sentenza assai discutibile si espropria ai cittadini elettori il diritto sacrosanto di scegliere chi dovrà governare le ex Province, peraltro già da cinque anni condannate alla paralisi, con l’evidente stato di abbandono della viabilità, dell’edilizia scolastica e dei servizi essenziali".
 
"A questo punto – ha concluso – noi siciliani siamo chiamati a prendere una decisione non più rinviabile: o rinunciamo definitivamente alla nostra Autonomia, accettando il cinismo dello Stato accentratore, o ricorriamo alla magistratura sovranazionale nell’ultimo tentativo di difendere la nostra stessa identità. Per questo, ho concordato col presidente del Parlamento siciliano la convocazione di un’apposita seduta d’Aula per raccogliere la condivisione di tutti i deputati".
 
Ci vorrà comunque una nuova legge regionale per le elezioni di secondo livello dei presidenti dei liberi Consorzi comunali e del consiglio provinciale dopo l’annullamento da parte della Corte Costituzionale della legge regionale 17 dell’agosto dello scorso anno che prevedeva l’elezione diretta di presidente e consiglieri nelle ex province.
 
L’Assemblea Regionale Siciliana è chiamata a legiferare di nuovo per adeguare l’ordinamento dei liberi Consorzi alla legge statale Delrio e potrebbe prevede una nuova ‘finestra’ elettorale.
 
Finora quella prevista era tra il 15 ottobre e il 15 dicembre.
 
Qualora il parlamento siciliano non dovesse legiferare tempestivamente i tempi delle elezioni di secondo livello si allungherebbero così come la gestione commissariale di questi Enti che sono amministrati da 6 anni da commissari straordinari la cui scadenza è prevista per il 30 settembre.
 
 

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