Le imprese siciliane non corrono sul web - QdS

Le imprese siciliane non corrono sul web

Rosario Battiato

Le imprese siciliane non corrono sul web

venerdì 27 Luglio 2018

Istat: nel 2017 solo il 67,6% delle imprese isolane disponevano di un sito internet contro l’82,4% del Trentino, l’80,6% del Veneto e il 77,7% della Lombardia. Il 15,6% vende i propri prodotti online (in Trentino il 25,8%). Dal Mise 38 mln per la digitalizzazione 

PALERMO – Un passo in più sul web permette di migliorare la competitività e accrescere l’occupazione. Lo dicono gli studi e le proiezioni che riguardano le imprese che hanno deciso di investire maggiormente nei servizi ict, cioè nella tecnologia dell’informazione e della comunicazione. La Sicilia si presenta in un cono d’ombra con qualche timido bagliore di novità: la media di imprese che hanno una presenza stabile sul web è inferiore al dato nazionale mentre risulta appena migliore la tendenza nell’utilizzo dell’e-commerce, per vendere on line, anche se riguarda ancora soltanto il 15,6% delle imprese isolane.
 
Lo scorso anno meno di 7 imprese siciliane su 10 disponevano di un sito web/home page o almeno di una pagina su Internet (dati Istat, Noi Italia). Si tratta, andando in dettaglio, del 67,6% del totale, un dato che posiziona la Sicilia al quattordicesimo posto nazionale tra le Regioni per porzione di aziende con presenza in rete sul totale. Distano di oltre dieci punti percentuali le prime della classe che si collocano tutte nel nord-est italiano: le province autonome di Bolzano e Trento, il Veneto e il Trentino Alto Adige superano quota 80% del totale. Seguono, più a distanza, le altre che oscillano tra 70 e 80%, cioè Friuli Venezia Giulia, Umbria, Piemonte, Emilia-Romagna, Marche e Lombardia.
 
 
Ci sono anche buone notizie: dal 2004 al 2017 la tendenza relativa alle imprese che hanno deciso di aprire una finestra sul web è in decisa crescita, essendo passata da 32,8 a 67,6%, il miglior dato di sempre, anche se il ritmo non è sempre stato lineare, nel senso che nel corso dei 14 anni di analisi ci sono stati anche dei passi indietro.
 
La prima meridionale della graduatoria è proprio l’Isola, una posizione che certifica il ritardo generale del tessuto produttivo meridionale nell’adeguamento al mondo digitale, passaggio essenziale per potenziare la propria presenza sul mercato. Un passaggio certificato anche dall’Istat che non manca di sottolinearlo: “Le imprese del Mezzogiorno, pur recuperando posizioni rispetto all’anno precedente, sembrano ancora sfruttare meno l’opportunità di accedere a mercati più ampi attraverso l’utilizzo del web: nel 2017 quasi 16 punti percentuali le distanziano da quelle del Centro-Nord”.
 
L’e-commerce, strumento digitale essenziale per vendere su tutti i mercati del mondo, presenta un interessante chiaroscuro. L’ultima ricerca sullo shopping online in Italia risale a qualche mese fa con “Identikit dello shopping on line 2018 – 1° Report eShoppingAdvisor su acquisiti e vendite online in Italia” che ha mappato la presenza delle imprese con e-commerce. La Sicilia si posiziona al quarto posto, con il 15,6% del totale, battuta dal Trentino Aldo Adige (25,8%), dalla Calabria (17,9%) e dall’Umbria (16,5%). L’Isola perde una posizione in graduatoria rispetto al 2012, ma riesce quasi a raddoppiare la percentuale statistica delle imprese con questo prezioso strumento (dall’8,3% al 15,6%).
 
E proprio da questa consapevolezza bisogna ripartire, perché i servizi ict (tecnologia dell’informazione e della comunicazione) sono determinanti per lo sviluppo dell’azienda. Lo spiega l’Istat nell’edizione 2018 del Rapporto sulla competitività dei settori produttivi, che valuta le dinamiche strutturali e congiunturali delle imprese italiane. All’interno dello studio si specifica come l’investimento in Ict di fatto permetta di rafforzare la dinamica occupazionale delle imprese a performance migliore, ma non ha risultati sostanziali su quelle realtà meno dinamiche. Tuttavia, un’innovazione forte, una maggiore dotazione di capitale umano e la produttività determinano effettivi positivi e di fatto consentono una specie di effetto trascinamento verso l’alto per l’intero sistema.
 
Un percorso che diventa determinante anche a livello occupazionale, così come ribadiscono i dati dell’Istat. Tra le imprese con almeno 10 dipendenti si è registrato, tra il 2014 e il 2017, un aumento dei posti di lavoro proprio laddove si è deciso di investire maggiormente sulla digitalizzazione.
 

 
Voucher per la digitalizzazione. Più di 6 mila le domande presentate
PALERMO – Lo scorso maggio il ministero dello Sviluppo economico ha disposto altri 242,5 milioni di euro per la digitalizzazione delle Pmi, una cifra che si aggiunge alla cifra già stanziata e che porta le risorse complessivamente a disposizione dei Voucher per la digitalizzazione delle piccole e medie imprese a 342,5 milioni di euro (37,9 milioni in Sicilia).
Una necessità che parte da una considerazione semplice: le imprese hanno voglia di digitale. Secondo i dati del ministero, tra gennaio e febbraio, periodo di riferimento per la presentazione, sono stata ricevute circa 90 mila domande, un numero che avrebbe corso il rischio di non essere soddisfatto rispetto ai soli 100 milioni originariamente previsti per l’intero territorio nazionale
Anche le siciliane non si sono certo tirate indietro. Sulla base del decreto direttoriale sono state circa 6 mila le richieste, tutte potenzialmente ammissibili anche se bisogna ancora attendere l’esito positivo delle “verifiche previste dalla normativa e della registrazione dell’aiuto nel Registro nazionale degli aiuti di Stato”.
I voucher per la digitalizzazione delle Pmi costituiscono una “misura agevolativa – si legge sul sito del Mise – per le micro, piccole e medie imprese che prevede un contributo, tramite concessione di un ‘voucher’, di importo non superiore a 10 mila euro, finalizzato all’adozione di interventi di digitalizzazione dei processi aziendali e di ammodernamento tecnologico”.
 

 
Un italiano su due acquista on line
PALERMO – Gli utenti continuano a spostare i propri acquisti sul web. Lo rivelano i dati della ricerca “Identikit dello shopping on line 2018 – 1° Report eShoppingAdvisor su acquisiti e vendite online in Italia” che ha registrato il comportamento dei consumatori italiani, determinando come il 53% del totale, nel corso del 2017, abbia deciso di acquistare beni o servizi sul web. Restano, tuttavia, delle differenze tra Nord e Sud Italia.
Evidente, ad esempio, la posizione della Sicilia che si ferma al 45,4%, uno dei dati più bassi a livello nazionale, e molto distante da quello che avviene da Roma in su, con diverse Regioni che sfiorano, o superano, il 60% del totale. Per vendere on line bisogna anche essere preparati a livello tecnologico. E non tutti sono pronti. La digitalizzazione, del resto, continua a crescere, ma resta principalmente un affare dell’area settentrionale.
I dati Istat testimoniano che la “bassa digitalizzazione” (livello contenuto di digitalizzazione e probabilità elevata di non aver effettuato investimenti nelle tipologie tecnologiche) abbraccia poco meno del 70% delle imprese meridionali mentre oscilla intorno al 60% tra Nord-Ovest e Nord-Est.
Il livello di media digitalizzazione (limitata estensione dell’insieme delle attività Ict svolte) coinvolge circa il 30% dell’area settentrionale e meridionale, ma l’alta digitalizzazione (elevata propensione a investire) privilegia soprattutto il Nord-Ovest.

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