Ambiente malato, i palliativi non bastano più - QdS

Ambiente malato, i palliativi non bastano più

Rosario Battiato

Ambiente malato, i palliativi non bastano più

sabato 28 Luglio 2018

Istat: siti contaminati, rifiuti, mancata depurazione, aria cattiva e abusi edilizi. Sicilia bocciata per l’ennesima volta in tutti gli indicatori di sostenibilità. Regione nella morsa di Bruxelles mentre bonifiche, depuratori e demolizioni restano all’anno zero 

PALERMO – Non sembra esserci cura per l’ambiente siciliano aggredito su tutti i fronti. I dati Istat, che hanno aggiornato gli indicatori Bes (benessere equo e sostenibile), confermano come di sostenibile nell’Isola ci sia veramente poco, dal momento che il territorio, l’aria e le coste vengono quotidianamente violati dal cemento, dai siti contaminati e dalla mancanza di depurazione. Un fenomeno che preoccupa direttamente gli isolani: 3 su 10 credono che il luogo in cui vivono sia affetto da evidente degrado.
 
 
Abusivismo edilizio
In Sicilia, nel corso del 2016, un’abitazione su due è stata costruita illegalmente. Lo dicono i dati Istat che mappano le abitazioni abusive costruite nell’anno per 100 abitazioni legali. E la tendenza è in crescita: si è passati da 41,2, del 2004, al 57,7 del 2016, che è risultato essere il picco raggiunto negli ultimi sedici anni. Soltanto Molise (71,1), Campania (64,3) e Calabria (64,1) riescono a fare peggio. Nell’Isola l’indice di abusivismo è il triplo di quello nazionale (19,6) per un fenomeno che è fondamentalmente meridionale. Per capirlo è sufficiente ragionare sul dato per macroarea che vede il Mezzogiorno a 48,2 (un’abitazione su due), un’enormità se si considera che il Centro si ferma al 19,2 (un’abitazione su cinque) e il Nord al 6,4 (mezza su dieci).
 
Depurazione e inquinamento del mare
È come sempre molto pesante il bilancio presentato da Goletta Verde, la campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane. Nell’Isola, su 26 punti monitorati dall’imbarcazione, ben 22 presentavano cariche batteriche elevate. In provincia di Palermo ci sono stati nove punti monitorati e sette giudicati fortemente inquinati.
Nel mirino dell’associazione ambientalista c’è in particolar modo la vecchia nemica siciliana: la carenza di depurazione delle acque reflue che alla fine di maggio ha visto 47 agglomerati siciliani nell’elenco dei 74 cattivi segnalati e sanzionati dalla Corte di Giustizia Ue in relazione al mancato rispetto della direttiva 91/271/CEE per il trattamento delle acque reflue, prevedendo sanzioni importanti.
La Regione è direttamente coinvolta in altre due procedure: la 2009_2034 che è già in sentenza di condanna (causa C-85/13), coinvolti 5 agglomerati isolani, e la 2014/2059, allo stato di “parere motivato”, che riguarda gli agglomerati con più di 2mila abitanti e ne vede 175 isolani su un totale di 758 a livello nazionale.
 
Aria malata
Nel 2016 in Sicilia il 16% delle centraline dei comuni capoluogo ha superato il valore limite annuo previsto per il biossido di azoto. Si tratta del secondo dato più elevato tra le regioni meridionali, superato soltanto dalla Campania (45,5). Due comuni, in particolare, hanno registrato valori superiori alla media nazionale (17) e sono Palermo e Catania.
Sulla Sicilia incombono due procedure di infrazione Ue – per i superamenti relativi al Pm10 e agli ossidi di azoto – e sul tema è intervenuto anche il ministro Costa che nei giorni scorsi ha esposto le linee programmatiche del ministero al Senato: “saranno predisposti ulteriori accordi sia con le Regioni più attive sul tema qualità dell’aria (Umbria e Toscana), sia con quelle maggiormente problematiche (Lazio, Sicilia e Campania), al fine di individuare ulteriori misure di risanamento e garantire un percorso omogeneo e condiviso di riduzione delle emissioni”.
 
Siti contaminati
Nel 2016 l’Istat ha registrato 7.488 ettari come superficie complessivamente legata ai quattro sin siciliani, i siti di interesse nazionale. Ma non ci sono soltanto loro (Milazzo, Gela, Priolo e Biancavilla) a impensierire la qualità della vita dei siciliani, perché esistono altre 461 bombe ecologiche sul territorio che mantengono, secondo l’Arpa, “un’alterazione delle caratteristiche naturali del suolo da parte di un agente inquinante”. Questi ultimi, nella maggior parte dei casi (più di uno su tre), hanno avuto come causa della contaminazione gli eventi accaduti all’interno dei siti di interesse nazionale. E le bonifiche continuano a essere minime in entrambi i filoni.
Rifiuti
Non bastassero i bassi livelli di raccolta differenziata, inferiori di circa trenta punti percentuali rispetto alla media nazionale di oltre quaranta dalla richiesta comunitaria, una condanna europea, con sanzioni che stiamo già pagando, per la mancata bonifica di una decina di discariche, l’assenza di un’impiantistica adeguata e il quotidiano rischio saturazione delle discariche che provocherebbe un caos senza ritorno, che si è aggiunta, nelle scorse settimane, anche un’altra denuncia del M5S che accusato la Regione di non aver mai definito il nuovo piano delle bonifiche, atteso dall’entrata in vigore della legge regionale 9 del 2010.
“L’articolo 9 della legge regionale, infatti, prevede – si legge in una nota – che i piani per la bonifica delle aree inquinate siano parte integrante del piano regionale di gestione dei rifiuti”. Restano i dubbi anche sul nuovo Piano rifiuti, previsto per dicembre di quest’anno.
 
Le paure dei siciliani
Solo il 61% dei siciliani è soddisfatto della situazione ambientale nella zona in cui vive – dato in contrazione rispetto al 2015 (67%) – contro una media nazionale che sfiora il 70%. Si preoccupano molto di più anche per la perdita di biodiversità, con un dato che è passato dal 12,1% del 2012 al 17% del 2016, molto più vicino al dato medio nazionale (20%).
È decisamente superiore al dato nazionale la percentuale relativa ai siciliani che ritengono il paesaggio del luogo in cui vivono affetto da evidente degrado (31,8 contro 21,3). E il dato è risultato in crescita: +3 punti percentuali dal 2012 allo scorso anno.
 
 

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