Siccità, primi passi: si muovono gli ispettorati - QdS

Siccità, primi passi: si muovono gli ispettorati

Michele Giuliano

Siccità, primi passi: si muovono gli ispettorati

mercoledì 01 Agosto 2018

Nelle province di Ragusa e Siracusa in moto l’iter per il riconoscimento dei danni subiti dagli agricoltori nel 2017. Tanti e ingenti i danni in Sicilia, coinvolte tutte le province e compromesso a quell’epoca il raccolto del grano 

PALERMO – Da pochi giorni è stata avviata la procedura per la presentazione delle istanze per i contributi per i danni provocati dalla siccità nel 2017.
 
I primi a muoversi in Sicilia sono stati gli ispettorati di Ragusa e Siracusa. Gli aiuti prevedono di versare, ai richiedenti che ne abbiano diritto, contributi in conto capitale fino all’80 per cento del danno accertato, nonché in prestiti di ammortamento quinquennale, proroga delle operazioni di credito e agevolazioni previdenziali.
 
 
La risposta è stata immediata: in provincia di Ragusa sono state presentate 430 istanze, mentre in provincia di Siracusa sono state presentate 379 istanze. Un numero di richieste che conferma il problema grave vissuto dal settore nello scorso anno, quando ci si è ritrovati con gli invasi vuoti, così come le sorgenti e i laghetti in altura.
 
In tutta la valle dell’ennese, ad esempio, il raccolto è stato compromesso per il 90 per cento, tanto che, dopo aver seminato all’inizio dell’autunno, molti produttori, giunti a primavera, hanno scelto di abbandonare le colture, per evitare ulteriori spese di manutenzione, e seri, serissimi problemi sono stati vissuti anche dagli allevatori.
 
Altra provincia che ha affrontato serie difficoltà lo scorso anno, quella di Trapani, dove sono stati stimati 154 milioni di euro di danni all’agricoltura. Le peggiori batoste le hanno subite gli agricoltori titolari di vigneti: in questo caso un agricoltore su tre ha denunciato danni subiti alla propria azienda e al raccolto.
 
L’assenza di piogge, secondo le stime che erano state fatte dall’organizzazione di categoria della Copagri, avrebbe condizionato la produzione viticola, dai bianchi ai rossi, con perdite per oltre il 40 per cento.
 
“Si tratta di danni causati da alte temperature – dice una nota dell’assessorato – colpo di sole e siccità a luglio e agosto scorsi che hanno provocato danni ingenti diversificati a seconda dei vari territori”. Un dramma in realtà soltanto accentuato dalla penuria di acqua, ma che si associa alle carenze strutturali degli invasi, che non riescono a intercettare l’acqua piovana, e alle perdite di rete, calcolate come differenza tra acqua immessa in rete e acqua erogata e valutate con opportuni indicatori in diversi milioni di metri cubi di prezioso liquido. E se non bastano le condizioni climatiche avverse, anche la burocrazia e la cattiva gestione delle risorse finanziarie incidono in maniera drammaticamente negativa, con lo spreco di risorse che potrebbero essere di grandissimo aiuto ai produttori in difficoltà.
 
Come è successo, ad esempio, con la sottomisura 4.1, per la quale erano stati messi a disposizione 5 milioni di euro. Ancora, lo stesso bando, che metteva a disposizione 100 milioni di euro per l’ammodernamento delle aziende, ha tagliato fuori, così come è stato concepito, le piccole e medie imprese, a vantaggio di quelle grandi, togliendo la possibilità a molti produttori di usufruire della misura, che avrebbe potuto permettere di avventurarsi in nuovi progetti e quindi crescere in maniera efficiente e mirata. Sul comparto vitivinicolo, la Cia si è schierata contro la decisione del governo di allargare i diritti di reimpianto dei vitigni siciliani al di fuori dell’isola, anche in caso di terreni presi in affitto. Questa scelta rischia di impoverire il vitigno siciliano, che ha già visto un continuo declino che ha portato la produzione di vino, negli ultimi 20 anni, anche per una razionalizzazione della resa, a scendere da 10 a 4 milioni di ettolitri, in meno di 100 mila ettari di terreno.

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