La Corte massacra la Regione siciliana - QdS

La Corte massacra la Regione siciliana

Carlo Alberto Tregua

La Corte massacra la Regione siciliana

martedì 07 Agosto 2018

Continua l’agonia dell'Isola

L’altra notte, al Teatro Greco di Taormina, ascoltavo le belle note diffuse dall’Orchestra Sinfonica Siciliana, diretta da Nicola Piovani. Musiche dello stesso maestro ed altre da film di Fellini. Guardavo i gesti impeccabili del direttore d’orchestra, che si rivolgeva di volta in volta, al centro, a destra e a sinistra, sottolineando i passaggi che i professori dell’ensamble conoscevano già.
Mi chiedevo se la presenza del leader fosse necessaria o meno, tenuto conto della preparazione dei musicisti. Mi sono dato una risposta affermativa. Infatti, per quanto bravi possano essere gli esecutori, se manca il punto di riferimento, il rischio che ognuno vada per proprio conto è estremamente elevato.
Facendo fare un salto alla mia riflessione, ho pensato al sistema delle Istituzioni, italiane, e siciliane in particolare, di qualunque livello, e al sistema delle Pubbliche amministrazioni, anche in questo caso di qualunque livello, e mi sono spiegato come in nessuno di essi, sia politico che burocratico, qualcosa funzioni.
 
Vi è una realtà dei fatti e un’altra di come essi vengono raccontati, in buona fede o con la volontà di turlupinare il prossimo. Ed è proprio l’interpretazione dei fatti che fa distinguere le persone perbene da quelle per male, quelle in buona fede dalle altre in mala fede.
Sentiamo, dalle parti pubbliche, argomenti destituiti di fondamento e non ancorati alla realtà: promesse, promesse, promesse che regolarmente non vengono mantenute. Ma i cittadini non reagiscono, anche se si sentono presi in giro, anzi dimenticano, tanto che alla seguente tornata elettorale rivotano i mentitori e i bugiardi, come se avessero agito bene.
Leggendo il giudizio di parificazione del Rendiconto generale della Regione siciliana, per l’esercizio finanziario 2017, presentato a Palermo il 20 luglio 2018 dalla Corte dei Conti, ci siamo convinti ancora di più delle continue menzogne e false promesse dei responsabili politici e burocratici.
La requisitoria del procuratore generale dell’Appello, Maria Aronica, di 51 pagine più 85 di appendice, è un’implacabile accusa nei confronti della Regione siciliana e una condanna senza appello.
 
Scrive la dottoressa Aronica che la Regione ha 82.305 dipendenti e pensionati, così suddivisi: 20.054 dipendenti e dirigenti con una spesa di 602 milioni; 17.535 pensionati diretti con una spesa di 546 milioni, più 22 milioni per il fondo pensione; 44.806 dirigenti e dipendenti della Sanità con una spesa, a carico della Regione, di oltre 9 miliardi. A questi vanno aggiunti 6.937 impiegati delle Partecipate attive. In totale si parla di 89.242 unità, con relativo stacco dei cedolini ogni mese, che secondo il presidente Musumeci vengono redatti a mano.
È impressionante la parte relativa all’organizzazione della Regione, suddivisa in ben 1.439 strutture (72 aree, 343 servizi, 1.024 unità operative di base). La Corte punta il dito sulla inadeguatezza del controllo di gestione, sull’assenza di controlli analitici, la mancanza di una accurata rilevazione degli oneri per centri di costo. Un rilievo grave che viene fatto sull’organizzazione del personale, rilevando che essa è ancorata al concetto di dotazione organica e spesa storica, mentre è priva di una strategia complessiva fondata sull’accurata verifica dei fatti storici.
 
Esiste l’Organismo indipendente di valutazione (Oiv), che esprime giudizi al Piano delle performance dei dipendenti. La Corte condivide le osservazione dell’Oiv, altra dura condanna sulla burocrazia.
Vi è poi la questione delle Partecipate, composte da 164 soggetti, di cui 73 enti strumentali pubblici non in liquidazione, 49 in liquidazione, 10 società partecipate in liquidazione, 14 società partecipate attive, 17 organismi strumentali e l’Ars. Altra dura condanna in merito ai controlli per prevenire la corruzione e per la trasparenza.
Il decreto presidenziale 240/2017 ha adottato il Piano triennale, ma è mancata la nuova mappatura delle aree a rischio, definita per il 64% degli uffici.
La prevenzione della corruzione non è stata eseguita anche perché è mancato lo strumento informatico relativo al coordinamento del sistema di controllo e al monitoraggio dell’attuazione delle misure anticorruzione. E poi i responsabili non rispondono neanche alle richieste.
Non è finita, domani uscirà il seguito di questa analisi.

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