Palermo: truffa alle assicurazioni scoperta indagando sulla morte del tunisino - QdS

Palermo: truffa alle assicurazioni scoperta indagando sulla morte del tunisino

redazione

Palermo: truffa alle assicurazioni scoperta indagando sulla morte del tunisino

mercoledì 08 Agosto 2018

I membri di una delle due organizzazioni contattarono la compagna dell'uomo per dividere il risarcimento. L'uomo, vittima e complice, era morto per un infarto causato dalle fratture. La Polizia comprese subito come dietro al presunto sinistro ci fosse qualcosa che non andava

L’inchiesta che ha portato a indagare sessanta persone e a fermarne undici è partita dalle indagini su un presunto sinistro.
 
Nel gennaio del 2017 venne trovato in strada nella periferia di Palermo il corpo di un cittadino tunisino, Yakoub Hadri.
All’uomo, vittima e complice di una delle due organizzazioni, erano stati spezzati gli arti per dare credito alla messinscena. Poi era stato sistemato con il suo scooter sulla strada come se fosse stato investito.
 
Che qualcosa non andasse nell’incidente, del gennaio 2017, gli inquirenti lo capirono subito, tanto da assegnare a un consulente la ricostruzione dell’incidente poi risultata incompatibile con le fratture della vittima.
 
L’autopsia accertò infatti che l’uomo era deceduto per un infarto causato da un embolo partito dalle fratture.
 
Successive indagini e intercettazioni telefoniche portarono alla scoperta delle macabre azioni delle due organizzazioni.
 
"Hanno le prove: mi hanno fatto vedere la fotografia e hanno le prove!" diceva per telefono alla madre, non sapendo di essere intercettato, Francesco Faija uno dei fermati.
 
"Che prove hanno che tu hai ammazzato a quello?", gli rispondeva la madre.
 
Per questo Faija è accusato, oltre che di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, anche di omicidio preterintenzionale insieme a Francesco La Monica e Umberto Impiombato, quest’ultimo alla guida dell’auto che nella messinscena avrebbe dovuto travolgere Yacoub Hadri che viaggiava a bordo di uno scooter.
 
La polizia ha accertato che i due contattarono poi la compagna del tunisino, Francesca Cionti.
 
La donna era stata avvicinata dagli uomini di una delle due organizzazioni durante il riconoscimento della salma.
 
Restituendole i documenti del tunisino, le avevano anche proposto di intraprendere una richiesta di risarcimento dei danni del sinistro, chiedendole di consegnare loro il 50% della somma che avrebbe ottenuto.
 
La donna, però, sentita dalla polizia ha raccontato tutto, contribuendo a incastrare alcuni dei componenti delle organizzazioni.
 
Poco dopo l’incidente la salma di Hadri era stata rapidamente trasferita all’estero.
 
 
 
 
 
 

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