Quella grossa, grassa, inutile Formazione - QdS

Quella grossa, grassa, inutile Formazione

Michele Giuliano

Quella grossa, grassa, inutile Formazione

giovedì 09 Agosto 2018

Gli operatori del settore sono passati dai 7.227 del 2011 ai 9.500 iscritti all’Albo di quest’anno nonostante il blocco del 2009. Costerebbero circa 285 mln ma la copertura è di soli 125 mln. L’assessore Lagalla sta risanando il settore: spazio solo per 4.000 e corsi al via a settembre 

In principio, vale a dire negli anni del boom a cavallo tra il ’90 e i primi del 2000, non si sa quanti fossero. Nel 2011, quando si è cominciato a stringere il cerchio perché sono venuti meno i fondi, erano diventati 7.227. In questi giorni sono tornati ad aumentare a dismisura e sono diventati addirittura 9.500. Numeri che ruotano attorno agli addetti del mondo della formazione professionale siciliana finanziata dalla Regione. Un settore a cui non si riesce a dare un argine, dove i numeri restano ballerini e le uniche certezze sono gli infiniti sprechi, figli di una malapolitica che ha solo foraggiato il clientelismo senza guardare alla necessità di dare davvero una formazione ai giovani disperati in cerca di un lavoro. Fatto sta che lo strumento che doveva servire a “scremare” questo apparato, al contrario, è diventato la solita “casa di tutti” e, in appena 7 anni, l’Albo ha continuato ad ingrassare inspiegabilmente.
 
Nel 2011, infatti, con l’allora assessore alla Formazione Nelli Scilabra, coloro i quali avevano diritto a farvi parte erano 7.227, di cui 3.211 amministrativi (per un costo complessivo di euro 90.697.052,91) e 4.016 docenti (per un costo complessivo di euro 123.439.143,31). Tutto messo nero su bianco nella “relazione sui risultati del lavoro svolto dalla commissione parlamentare speciale di indagine e di studio sulla formazione professionale”.
 
Dunque un apparto da un costo esorbitante di circa 214 milioni di euro l’anno per la sola voce relativa ai dipendenti degli enti da pagare. Il conto era frutto del famoso blocco delle assunzioni che era stato determinato dall’allora governo del presidente Raffaele Lombardo che introdusse una legge che per l’appunto imponeva nuove assunzioni a partire dall’1 gennaio 2009. In poche parole restavano validi solo gli assunti entro il 31 dicembre 2008. Purtroppo un blocco che si rivelò un bluff. Oggi infatti questo personale è lievitato a 9.500 persone regolarmente iscritte nell’Albo degli operatori e che quindi avrebbero diritto a lavorare negli enti di formazione.
 
In buona sostanza, facendo una media dei costi per ogni singolo operatore (tra stipendi e contributi pari a 30 mila euro annui), oggi i costi per la Regione lieviterebbero a ben 285 milioni di euro per mantenere l’intero sistema, parlando sempre e solo di stipendi senza contare i vari altri costi legati al funzionamento degli uffici di un ente.
 
Una beffa enorme se si considera che negli anni “d’oro” in cui la Regione spendeva in lungo e in largo si era arrivati al massimo ad un costo annuo di 263 milioni di euro, per l’allora Prof (Piano regionale dell’offerta formativa) del 2004. Insomma, sulla carta la Formazione non ha mai smesso di ingrassarsi alla faccia dei siciliani, soprattutto dei circa 400 mila disoccupati (Istat) e degli oltre 300 mila impiegati in nero (Cgia di Mestre), coloro i quali non hanno mai avuto alcuna raccomandazione al contrario di chi oggi invece orbita nel mondo della formazione ottenendo una spinta politica. Se una cosa può consolare è che il settore non potrà più essere mantenuto per intero, ed è stato lo stesso governo siciliano ad averlo preannunciato. Quest’anno sono stati messi a disposizione 125 milioni di euro per la formazione tradizionale, soldi che devono comprendere anche i costi legati al funzionamento degli uffici degli enti e non solo agli stipendi. Motivo per cui molto meno della metà dei circa 9.500 “aventi diritto” dell’Albo resteranno fuori dai giochi. Ora semmai c’è da chiedersi se il nuovo sistema dei corsi possa migliorarsi e diventare più efficiente rispetto al passato. Anzitutto pare che finalmente l’apparato si stia mettendo al passo con le attività scolastiche. I nuovi corsi finanziati, fermi da tre anni, stanno procedendo in questa direzione. In questi giorni il Dipartimento sta evadendo le pratiche per le autorizzazioni all’attivazione dei corsi, per settembre si dovrebbe fare in tempo.
 
Con queste disponibilità economiche, come già annunciato dallo stesso assessore regionale alla Formazione Roberto Lagalla, saranno finanziati 1.579 corsi che impegneranno oltre 25 mila allievi. All’incirca saranno quindi proporzionalmente 4 mila i dipendenti degli enti che dovrebbero tornare al lavoro.
 

 
Un Albo farcito… con i soliti pasticci e la Regione resta in stand-by
 
L’albo appena partorito pare abbia convinto in pochi. Attraverso i social sono tantissime le segnalazioni di errori riportate dagli uffici del Dipartimento che ha curato il nuovo elenco. Tanto che le immediate rimostranze degli operatori hanno portato il dipartimento della Formazione professionale ad uscire immediatamente con un comunicato in cui si richiede di rimandare nuovamente, al medesimo indirizzo di posta elettronica, il questionario nei due formati, docx e pdf.
Oltre alle difficoltà logistiche, diversi sono stati i problemi proprio nella compilazione del format rilasciato dagli uffici regionali. Uno dei punti più discussi, l’indicazione della data di iscrizione e relativo Ddg di riferimento per la prima volta in cui si è stati inseriti in elenco. Altra posizione che ha suscitato alcuni dubbi, quella dei cosiddetti ex sportelli multifunzionali, inseriti nell’albo istituito con decreto del 5 agosto 2016 dell’assessore regionale della Famiglia. Questi lavoratori, che risultano già iscritti all’albo regionale oggetto del questionario, hanno dovuto indicare, oltre la provenienza, anche il vecchio decreto di iscrizione, come richiesto al punto 9 dell’Anagrafica.
Il questionario conoscitivo di mantenimento e approfondimento dei requisiti di tutti coloro che sono già iscritti nell’albo degli operatori della formazione professionale è stata l’ennesima richiesta dell’assessorato regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale attraverso cui si manifesta l’esigenza di aggiornare tutti gli elementi informativi relativi al profilo professionale di ciascun operatore. Coerentemente con i profili richiesti, alcuni potranno essere riassorbiti dagli enti che hanno partecipato all’Avviso 2 e potranno, si pensa ormai subito dopo l’estate, avviare le nuove attività didattiche e quindi emettere i necessari bandi per la ricerca del personale.
 

 
L’assessore Lagalla traccia un primo bilancio del suo lavoro
 
Non si illude il governo regionale: per rimettere in sesto la formazione siciliana si è solo all’inizio, ancora mancano diversi tasselli.
Assessore, la mano del nuovo governo nella nuova formazione professionale già si vede?
“Si apre una nuova stagione, dopo anni d’immobilismo e fallimenti. Finalmente, gli enti potranno riprendere le attività formative, parte del personale sarà riassorbito e gli allievi potranno conseguire una qualifica disciplinata dal repertorio regionale, aggiornato assieme al partenariato economico-sociale, con valore legale a livello nazionale”.
È chiaro quindi che l’Albo ha solo un valore marginale dal momento che non tutti potranno essere riassunti.
“L’Albo ha valore, eccome. Dopo un iter lungo, travagliato e sofferto è stato firmato nelle scorse settimane un accordo con i sindacati e le associazioni che rappresentano i datori di lavoro, che garantisce il reintegro dei dipendenti dell’albo del settore. Pone quindi le condizioni per il riassorbimento nel mondo della formazione per gli operatori che ne erano fuoriusciti. Accordo che dà garanzie per i lavoratori, precisa procedure che dovranno essere eseguite per questa progressiva ricollocazione”.
Qual è la differenza tra il vostro governo e quelli che vi hanno preceduto che non sono riusciti a dare qualità e costi contenuti al settore?
“Anzitutto abbiamo lavorato da subito, sempre all’insegna del dialogo con le organizzazioni datoriali e le associazioni di categoria, per innovare il settore e garantire la massima tutela occupazionale. Avremo particolare attenzione per tutti quei lavoratori che, fuoriusciti da un sistema imploso negli anni scorsi, oggi si aspettano risposte responsabili, insieme a un serio e costante impegno da parte degli enti, delle organizzazioni sindacali e del governo regionale”.

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