Quell'elettrodotto bloccato dai cavilli già un simbolo della Sicilia del "non fare" - QdS

Quell’elettrodotto bloccato dai cavilli già un simbolo della Sicilia del “non fare”

Rosario Battiato

Quell’elettrodotto bloccato dai cavilli già un simbolo della Sicilia del “non fare”

giovedì 09 Agosto 2018

Dal Consiglio di Stato stop all’infrastruttura tra Chiaramonte Gulfi e Ciminna progettata da Terna. Rischia di saltare un investimento da 290 mln che coinvolgerebbe 60 imprese e 450 lavoratori 

PALERMO – Il sonno delle infrastrutture blocca lo sviluppo e crea danni economici. Lo dicono, ormai da anni, i valori evidenziati dall’Osservatorio “I costi del non fare”, secondo i calcoli di Agici finanza d’impresa, società di ricerca e consulenza specializzata nelle utilities, nelle rinnovabili, nelle infrastrutture e nell’efficienza energetica, che ogni anno monitora le conseguenze economiche derivate dalla mancata realizzazione di infrastrutture considerate strategiche per lo sviluppo: nel rapporto 2016 erano stati stimati in 12 miliardi i costi del non fare relativi a 5 mila km di reti di trasmissione e 160 cabine in tutta Italia.
 
Difficile invertire la tendenza, anche per la presenza di una spessa coltre di norme e autorizzazioni che, definite per proteggere il territorio, non sempre facilitano il percorso della crescita infrastrutturale. Anche la Sicilia è finita in questo vortice di complessità: una sentenza del Consiglio di Stato, pubblicata all’inizio di agosto, ha annullato la realizzazione dell’elettrodotto Chiaramonte Gulfi-Ciminna.
 
La sentenza dell’organo di giustizia amministrativa, arrivata in seguito a un’altra sentenza del Tar del Lazio che aveva invece respinto un ricorso di 24 aziende della zona, di fatto ha accolto il ricorso di una imprenditrice locale, annullando per difetto di motivazione il decreto interministeriale (ministero dell’Ambiente di concerto con il ministero dei Beni Cultural) che aveva espresso giudizio favorevole di compatibilità ambientale sul progetto (decreto n.104 del 27 aprile 2016 dell’elettrodotto 380 kV Chiaramonte Gulfi-Ciminna presentato da Terna). Tra le motivazioni evidenziate nel testo del ricorso al Consiglio di Stato, ci sono diversi passaggi, ad esempio gli aspetti relativi ai “beni di valore culturale e paesaggistico presenti nel comune di Petralia Sottana” ma anche ragioni di tipo autorizzativo e procedurale.
 
Adesso bisognerà ragionare presto sulle eventuali alternative, anche perché si tratta un’opera considerata strategica non solo da Terna – che si è messa subito “a disposizione dei Ministeri competenti e della Soprintendenza per fornire tutto il supporto necessario affinché possano assumere una nuova determinazione sanando il riscontrato vizio motivazionale” – ma anche dalle forze produttive dell’Isola.
 
Netta la posizione espressa da Sicindustria tramite le parole di Alessandro Albanese, vicepresidente vicario degli industriali isolani, che ha sottolineato la centralità per il tessuto produttivo isolano del “tema dell’energia elettrica, della sua produzione e distribuzione e del risparmio di costo nell’approvvigionamento per le imprese”.
 
In particolare, è stato ribadito il ruolo del progetto di Terna, con un investimento, stabilito nel programma del gestore dei servizi energetici, di 290 milioni di euro che prevede il coinvolgimento di 60 imprese e 450 lavoratori. La stima complessiva dei lavori prevede 8 cantieri per 2/3 anni.
 
Una necessità da 172 chilometri, tanto sarebbe lungo il collegamento tra le due stazioni elettriche di Chiaramonte, in provincia di Ragusa, e di Ciminna, nel palermitano, che attraversa 24 comuni per sei province diverse.
 
Tra i benefici calcolati da Terna, ci sono le garanzie relative agli scambi tra area orientale e occidentale della Sicilia, il miglioramento della sicurezza delle rete elettrica, la continuità della fornitura e lo svincolo della fornitura di energia elettrica della Sicilia occidentale e, in particolare della città di Palermo, dalle “centrali di produzione inquinanti”.

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