Non solo ponti, si dorme anche sui rischi naturali - QdS

Non solo ponti, si dorme anche sui rischi naturali

Rosario Battiato

Non solo ponti, si dorme anche sui rischi naturali

venerdì 17 Agosto 2018

Ispra: 6 mila imprese in aree da frana, 693 beni culturali e almeno 120 mila persone in pericolo ma in Sicilia è completo soltanto un progetto finanziato su due (record negativo in Italia). Il 90% dei comuni in zone ad alta pericolosità e una casa su tre in scarse condizioni

PALERMO – Ogni volta è sempre la stessa storia. Un terremoto rade al suolo intere città, un treno deraglia, un ponte crolla con le autovetture in transito. Si piangono i morti, si annunciano provvedimenti radicali, le istituzioni sfilano tra macerie e sfollati. Passano i mesi e l’allerta inizia a scemare, si trovano soluzioni tampone per il luogo del disastro, ma le misure straordinarie e a tappeto, da mettere in campo “affinché queste tragedie non si ripetano più”, restano solo come inchiostro sprecato per un virgolettato di giornale.
 
 
Eppure, le fonti di pericolo nel nostro Paese sono numerose e non si fermano solo alla mancata manutenzione di infrastrutture, piccole e grandi. È anche l’ambiente, imprevedibile e violento, a minacciare case, scuole, ospedali o più in generale l’incolumità dei cittadini. L’Isola, lo abbiamo scritto più volte, è su una polveriera: circa il 90% dei Comuni siciliani ha un problema col dissesto.
 
Non tutto il territorio è compromesso, ma ci sono aree a rischio per oltre duemila chilometri quadrati, considerando i vari livelli di pericolosità da frana e idraulica, che coinvolgono persone, edifici, scuole, imprese e beni culturali. A fronte di questi numeri, rilasciati dall’Ispra nel rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia (edizione 2018), che pretendono attenzioni e contromisure, soltanto la metà degli interventi finanziati per la difesa del suolo è stato completato dal 1998 ad oggi, mentre la stessa proiezione, a livello nazionale, sfiora il 70% (dati del repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo dell’Ispra).
 
Negli ultimi sei mesi, secondo dati diffusi dal presidente Nello Musumeci a luglio, sono stati sbloccati lavori pari a oltre cento milioni di euro, per circa 42 interventi, e tra questi cantieri c’è stata una conclusione mentre due sono ancora in corso. Tutte le altre opere sono ancora da cominciare: cinque aggiudicate, otto in corso di aggiudicazione, 26 con procedure ancora aperte.
 
I numeri non mentono. Ci sono 360 comuni isolani con aree interessate a pericolosità da frana (elevata o molto elevata) o idraulica (elevata o molto elevata) che coinvolgono diverse migliaia di persone. In particolare, ce ne sono 120 mila che risiedono nelle aree con pericolosità da frana e 20 mila in quelle a pericolosità idraulica, con l’interessamento di circa 50 mila edifici nel primo caso e di 14 mila nel secondo.
 
Non aiuta la sicurezza degli isolani lo stato di salute del patrimonio edilizio: i dati Istat dicono che nelle tre aree comunali di Catania, Messina e Palermo ci sono oltre 20 mila edifici costruiti prima del 1919, 50 mila prima del 1946 e 120 mila prima del 1971. Una stima del QdS, sempre su dati Istat, ha registrato lo stato di conservazione “pessimo” o “mediocre” per una casa siciliana su tre.
 
Nel mirino del rischio ci sono anche i tesori di Sicilia – 693 beni culturali a rischio nelle aree a pericolosità da frana – e non c’è scampo nemmeno per le attività produttive che ne vedono quasi 6 mila nelle aree a rischio frana e circa 2 mila in quelle a pericolosità idraulica, strutture in cui lavorano migliaia di persone.
 
A fronte di questo quadro drammatico, che ha visto anche il recente intervento della Regione con l’avvio dei progetti contro il dissesto per oltre 100 milioni di euro – “abbiamo impresso un’accelerazione e di questo voglio ringraziare gli uffici coordinati dall’ingegnere Maurizio Croce per l’impegno profuso”, ha dichiarato il governatore – non si può dire che l’avanzamento dei lavori stia procedendo in maniera ottimale.
 
Lo confermano le informazioni attualmente disponibili nel Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo, che riguardano tutti gli interventi finanziati dal Mattm con i diversi Piani e programmi di interventi urgenti nelle aree a rischio idrogeologico a partire dal 1998 e fino ad oggi, che si aggiungono ad altri due programmi per aree percorse da incendi, e agli interventi di tutela ambientale e difesa del suolo finanziati, nel 2008, con i fondi connessi alla realizzazione del Ponte sullo stretto.
 
Attualmente soltanto 249 dei 493 interventi finanziati in Sicilia, per 663 milioni di euro, sono stati ultimati. Si tratta del 50% del totale, circa venti punti percentuali in meno rispetto alla media nazionale (68%). Sul fronte dell’importo effettivamente speso per progetti ultimati, la media è invece abbastanza vicina e oscilla, sia per il quadro nazionale che per l’Isola, intorno al 45%: 2,5 miliardi su 5,4 per l’Italia, 308 milioni su 663 per la Sicilia.
 
Nell’Isola ci sono altri 106 interventi che si trovano in esecuzione, pari al 12% del totale, 25 in corso di progettazione e 32 con la progettazione ultimata, 28 sono stati aggiudicati. Non c’è, invece, disponibilità di dati per 69 interventi che valgono 48 milioni di euro. Alcuni di questi progetti sono vecchi. Interrogando il database del Rendis, in particolare, abbiamo scoperto che dei 25 ancora in corso di progettazione, ce ne sono 11 che risalgono al 2008, e altri 11 al 2010.
 

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