Un codice identificativo per alloggi, B&B e case vacanza - QdS

Un codice identificativo per alloggi, B&B e case vacanza

redazione

Un codice identificativo per alloggi, B&B e case vacanza

venerdì 17 Agosto 2018

Il presidente regionale di Confcommercio, Francesco Picarella, lancia un appello all’assessorato al Turismo. Serve una seria riforma del settore per una più netta individuazione dei soggetti abilitati alle professioni turistiche

PALERMO – “Un codice identificativo di riconoscimento per gli alloggi, i B&B e le case vacanze in Sicilia. Non è solo questione di trasparenza e rispetto delle regole in un settore in forte espansione, ma anche di prevenzione nell’ottica di garantire una migliore sicurezza e tutela per gestori e turisti”.
 
A lanciare un appello, all’Assessorato regionale al Turismo, è il presidente regionale di Confcommercio, Francesco Picarella. “Chiediamo quindi – aggiunge Picarella – all’Assessorato di attivarsi fin da subito per una seria riforma della legge sul turismo che sia più confacente alle necessità attuali, con la chiara e netta individuazione dei soggetti abilitati alle professioni turistiche secondo regole certe. L’analisi fatta dalla guardia di finanza tra il mese di giugno e agosto a seguito dei controlli effettuati su bed and breakfast e appartamenti in affitto, mostrano un quadro preciso di come il settore turistico in generale vive un momento di confusione, dove l’interpretazione delle regole viene spesso utilizzato a proprio piacimento”.
 
“A pagarne le conseguenze – sottolinea -, non solo sono le attività regolari, che subiscono concorrenza sleale, ma anche i turisti che pensando di risparmiare, spesso incorrono in strutture che evadono il fisco o che non garantiscono la giusta qualità dei servizi”.
 
“I dati di agosto – spiega il presidente regionale di Confcommercio, Francesco Picarella -, dicono che il turismo siciliano ha avuto l’exploit che noi tutti speravamo, ma non possiamo nascondere che le statistiche sono fortemente condizionate dalla piaga dell’abusivismo, non soltanto in riferimento ad alloggi in nero o finti alberghi celati dietro mentite spoglie, ma anche di altri settori legati alla filiera turistica che vivono un momento difficile; come ad esempio molto diffuso il fenomeno di associazioni e singoli soggetti che si improvvisano agenti di viaggio e propongono pacchetti turistici apparentemente vantaggiosi ma in realtà sprovvisti delle necessarie garanzie ed assicurazioni per il consumatore”. “Oppure – prosegue – il fenomeno dilagante degli ‘home restaurant’ che in barba a tutte le regole sanitarie e di trasformazione del prodotto manipolato, offrono somministrazioni di cibi e bevande in alloggi senza le necessarie certificazioni sanitare ed urbanistiche richieste a tutti quei pubblici esercizi che, invece illuminano, con la propria insegna una angolo di città.
 
È arrivato il momento che ogni soggetto si assuma la propria responsabilità e si mettano in pratica tutti gli strumenti necessari per garantire una sana concorrenza, soprattutto a tutela di chi investe, ha investito e continua ad investire, confrontandosi quotidianamente con le difficoltà del pagamento dei contributi, dell’Iva, provando ad allontanare lo spettro di cartelle Equitalia e senza godere dalla giusta serenità”.
 

 
Home restaurant e legalità
 
 
ROMA – In merito a questo articolo ci arriva una nota di Home restaurant Hotel, marchio brevettato al Mise.
Con riferimento al concetto di ammissibilità nel nostro ordinamento dei c.d. “ristoranti in casa”, è giusto portare all’attenzione come, in data 30 marzo 2017, sulla questione si sia espresso Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato, il quale ha così statuito: “La Commissione Europea ha invitato gli Stati membri a favorire lo sviluppo della c.d. sharing economy, capace di creare nuove opportunità sia per i consumatori, che possono beneficiare di un ampliamento dell’offerta di servizi e di prezzi inferiori, sia per i nuovi operatori agevolati da forme di lavoro flessibile e da nuove fonti di reddito. In questo quadro, l’Autorità ritiene che il DDL A.S. n. 2647 introduce limitazioni all’esercizio dell’attività di Home Restaurant che non appaiono giustificate (…).
L’AGCM, con riferimento al rispetto della normativa igienico sanitaria, ha affrontato il problema, così statuendo: “Eventuali obiettivi di tutela della salute dei fruitori sono comunque sufficientemente garantiti dall’obbligo di rispettare le norme sull’igiene degli alimenti e dagli obblighi di copertura assicurativa.”
“Con riferimento all’evasione fiscale – scrive Home restaurant hotel – a oggi non esiste alcuna norma di riferimento per gli Home Restaurant e i cuochi a domicilio. Risulta difficile inquadrare la questione dal punto di vista fiscale. Proprio in ragione di questo presupposto, il nostro intento è quello di raggiungere un accordo con lo Stato-apparato al fine della regolamentazione della materia in questione”.

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