Assistenzialismo o infrastrutture - QdS

Assistenzialismo o infrastrutture

Carlo Alberto Tregua

Assistenzialismo o infrastrutture

sabato 18 Agosto 2018

Crolli da inefficienze e corruzione

Il lenzuolo delle entrate dello Stato è corto. A forza di spendere per assistenzialismo, per privilegi, per partecipate inefficienti, per dirigenti e dipendenti pubblici che non lavorano, lo Stato si è ingessato. E con ciò, ingessando l’economia e tutto il settore dell’occupazione, che non può crescere nell’ambito di un sistema asfittico, che non respira bene e che non è autosufficiente.
Spendendo e spandendo per l’assistenzialismo, per le pensioni d’oro, per quelle che si continuano a dare a gente andata in pensione a 40 anni e per altre liquidate in base a leggi clientelari (sistema retributivo), i Governi non hanno più un euro da destinare al territorio, alle infrastrutture ed alla loro manutenzione.
Questo scellerato comportamento, tenuto da tutti i Governi, dal 1994 in avanti (dopo Mani pulite), ha portato il nostro Paese al penultimo posto in Europa per l’enorme debito pubblico (2.323,3 miliardi al 17 agosto 2018), subito prima di quello della Grecia.
 
Lo ripeteremo fino alla nausea: un euro dato per l’assistenzialismo, se viene speso, al massimo produce un euro di ricchezza; un euro destinato a investimenti pubblici (infrastrutture e riqualificazione del territorio) nonché a sostegno delle imprese, ha una refluenza da cinque a dieci volte. Da aggiungere, ripetiamo anche questo, che ogni miliardo investito produce circa 8 mila posti di lavoro.
Tutto ciò è noto agli economisti, salvo a questi ministri che non hanno la minima idea di ciò che scriviamo. Se fosse il contrario, dovremmo ritenerli in male fede, ma noi crediamo sempre alla buona fede dei responsabili delle istituzioni. Tuttavia, è noto come l’ignoranza sia peggiore della delinquenza.
I mancati investimenti in infrastrutture e nella loro manutenzione creano danni enormi alla collettività, perché quando si verfica un crollo come quello di Polcevera, oppure avviene un terremoto come quello delle Marche o del Belice, i costi per le riparazioni e i risarcimenti sono enormemente superiori a quelli che si sarebbero sostenuti per le opere preventive.
Ma siccome questi politici stanno sempre con le orecchie al mercato per sentire gli umori degli elettori non potranno mai compiere azioni da statisti, mai di medio-lungo periodo.
 
Atene aveva una sorta di democrazia di élite, secondo cui chi non possedeva animali non poteva votare. Sparta, invece, aveva un modello secondo cui doveva essere superiore l’interesse collettivo, al che Jean-Jacques Rousseau (1712-1778), nel suo Du contract social ou principes du droit politique, insiste su quel codice morale secondo cui ogni cittadino dovrebbe “amare i suoi doveri”.
Egli era un assertore della democrazia diretta, contraria alla democrazia rappresentativa che osserva il principio della sovranità nazionale, oggetto della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, approvata dall’Assemblea nazionale francese nel 1789.
Quando il cittadino non può ottenere dalla Pubblica amministrazione un provvedimento cui ha diritto, potrebbe essere tentato ad averlo con lo strumento del favore. Quest’ultimo è il padre della corruzione, sempre più dilagante.
 
Ordunque, questi governanti, prima del cosiddetto Centro-Destra, poi del cosiddetto Centro-Sinistra, e ora Giallo-Verdi, non hanno capito quello che un buon padre di famiglia sa perfettamente: ridurre le spese correnti all’osso, risparmiando quanto necessario per investire in un mutuo per la casa, nella formazione dei figli, nell’acquisto di libri (saggi).
Se essi si comportassero in questo modo, darebbero priorità alla ricerca, che fa avanzare la tecnologia, alle reti immateriali, che consenteno lo sviluppo, sosterrebbero le startup e investirebbero ogni euro, risparmiato dalle inefficienze e dalla corruzione, per fare tutte le azioni che abbiamo descritto prima.
Ma per avere questa linea politica i governanti dovrebbero essere istruiti e colti: dovrebbero conoscere storia, filosofia, letteratura, geografia, matematica, cercando di capire perché nel passato si sono verificati disastri, ovvero perché saggi statisti hanno portato in alto i loro Paesi.
Se guardate in faccia i governanti degli ultimi decenni, capite subito che nessuno, o quasi, ha le caratteristiche descritte: ecco come si spiega il declino dell’Italia.
C’è speranza? Sempre. In un domani migliore.

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