Bonifiche nei Sin siciliani in alto mare. Ora il Ministero vuole vederci chiaro - QdS

Bonifiche nei Sin siciliani in alto mare. Ora il Ministero vuole vederci chiaro

Rosario Battiato

Bonifiche nei Sin siciliani in alto mare. Ora il Ministero vuole vederci chiaro

giovedì 23 Agosto 2018

Avviata un’indagine sui progressi di risanamento nelle aree ad alto rischio ambientale dell’Isola. Pochi gli interventi conclusi. E solo a Gela c’è un serio progetto di riconversione industriale

PALERMO – All’inizio di agosto il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, aveva avvertito tutti: il Mattm avrebbe avviato in Sicilia un’analisi approfondita dello “stato di avanzamento delle bonifiche nelle aree ad elevato rischio ambientale”. Un impegno necessario per una regione che è ancora decisamente arretrata sul fronte del risanamento ambientale.
 
Nell’Isola ci sono quattro Sin, siti di interesse nazionale con priorità di bonifica, e sono stati istituti, in alcuni casi, più di due decenni fa: Gela e Priolo tra il 1998 e il 2000, Milazzo e Biancavilla tra il 2002 e il 2006. Per tutti lo stato di avanzamento degli interventi di bonifica del suolo e/o delle acque superficiali e sotterranee non è ancora particolarmente avanzato.
 
Considerando che la bonifica di questi siti si divide in quattro fasi percentuali (aree piano di caratterizzazione; aree a terra con progetto di messa in sicurezza/bonifica presentato rispetto alla superficie del sin; aree con progetto di messa in sicurezza/bonifica con decreto rispetto alla superficie del sin; aree con procedimento concluso), per avere un’idea è sufficiente andare a riprendere i dati aggiornati al 31 dicembre scorso e forniti proprio dal Ministero nel rapporto annuale “Stato delle procedure per la bonifica”.
 
Per quanto riguarda Gela, la bonifica dei terreni è “caratterizzata” al 100%, mentre soltanto un 13% ha ottenuto un progetto di messa in sicurezza con decreto, ed è a zero la casella della percentuale conclusa. Spostandoci sulla bonifica di falda, la caratterizzazione è completa e c’è un 54% di aree che ha ottenuto il decreto per il progetto di messa in sicurezza.
 
Anche a Milazzo si avanza a fatica: si trova al 62% la caratterizzazione dei terreni, con un 20% che ha avuto il procedimento concluso, e risultati simili si registrano anche sul fronte della bonifica della falda.
 
A Priolo, il 48% delle aree a terra è stato caratterizzato, ma soltanto l’8% ha fatto registrare il procedimento concluso. Numeri che sono in linea con la tendenza registrata per la falda.
 
A Biancavilla sono completate al 100% le prime tre fasi (caratterizzazione, progetto, decreto), ma resta a una bassa soglia percentuale la casella relativa alla conclusione del processo.
 
E mentre si lavora alle bonifiche, sono diversi gli altri fronti ancora aperti. Tra questi ce n’è uno giudiziario particolarmente caldo che vedrà, nel mese di ottobre, l’udienza preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio davanti al gup del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) per tre ex direttori della Ram, in particolare per gli anni che vanno dal 2009 al 2014. Le accuse sono gettito pericoloso di cose e per disastro colposo, in relazione alle emissioni di gas, vapori e/o di fumo.
 
Del resto di aria cattiva si muore. Lo studio Sentieri, realizzato dall’Istituto superiore di Sanità in relazione al periodo 2006-2013, e recente diffuso, ha messo in evidenza alcune tendenze particolarmente significative: rischio di morte più alto del 4-5% che ha chi vive nei siti contaminati da amianto, o nei pressi di raffinerie o industrie chimiche e metallurgiche, rispetto al resto della popolazione.
 
Non mancano gli esempi positivi che potrebbero diventare un modello anche per il resto della Regione: a Gela, ad esempio, l’Eni ha lanciato la rivoluzionaria Green Refinery.

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