Figuraccia, Ilva e autostrade regolari - QdS

Figuraccia, Ilva e autostrade regolari

Carlo Alberto Tregua

Figuraccia, Ilva e autostrade regolari

mercoledì 29 Agosto 2018

Le responsabilità dei Governi

Non credevo alle mie orecchie quando ho sentito il vice presidente del Consiglio, un quisque de populo ma numero due di questo Governo, sproloquiare in una conferenza stampa come segue: “Il contratto redatto fra i commissari e l’indiana ArcelorMittal è regolare, per quanto illegittimo”.
Sono sobbalzato sulla sedia perché, dai miei studi dei vari diritti e dalle centinaia di attività pubbliche che ho svolto in questi sessant’anni di lavoro, non mi era mai capitato di sentire una simile contraddizione. Se un atto è illegittimo, va da sé che è annullabile se non addirittura nullo in radice.
Cosicché, il prossimo 15 settembre, i commissari consegneranno alla nuova proprietà lo stabilimento di Taranto. Dobbiamo sottolineare che un qualche miglioramento delle condizioni iniziali vi sia stato in ordine alla forza lavoro e alla riqualificazione ambientale.
Al di là delle dichiarazioni altisonanti questi benefici vanno ascritti alla posizione del Governo. Ma sempre di figuraccia si tratta.
 
Altra cantonata è quella relativa al Ponte sul Polcevera: fuoco e fiamme sulla società Autostrade, recesso o caducazione, nazionalizzazione e chi più ne ha, più ne metta.
Dopo la forte reazione della società controllata dal Gruppo Benetton e le annunciate cause per il risarcimento del danno – che i pronunciamenti governativi hanno creato al mercato, facendo perdere al titolo un quarto del proprio valore – il Governo ha ridimensionato i suoi proclami e, quasi quasi, sta entrando nell’ordine di idee che è quello di normalizzare la concessione con Autostrade.
Anche perché stanno venendo fuori, come noi abbiamo scritto fin dal 15 agosto, le responsabilità del concedente, cioè dello Stato che non ha provveduto, come avrebbe dovuto, a effettuare i controlli necessari, sistematici e continuativi, sia sulle infrastrutture gestite dalla concessionaria che sulle clausole contrattuali.
Non sappiamo se si tratti di omissioni in atti d’ufficio, di negligenza o di qualche altra fattispecie che potrebbe configurare ipotesi di reato e quindi responsabilità dei dirigenti del Mit di ieri e di oggi. Sappiamo però che la verità comincia a uscire fuori: le colpe sono state dei Governi.
 
Ilva perde 30 milioni al giorno. Alitalia perde 20 milioni al giorno. Questi soldi sono a carico della Comunità nazionale, cioè nostra, e dovranno essere prelevati dalla fiscalità generale, che è già insufficiente a coprire il fabbisogno enorme di spese inutili del nostro Paese.
La questione è proprio questa: la quantità di spese per disservizi, per sprechi e inefficienze, stimate da più parti fra i 50 e i 100 miliardi. Tutti danari che vengono percepiti da chi non ne ha diritto e che vengono spesi in quel meandro di cunicoli che è la burocrazia, dentro la quale quasi nessuno si raccapezza.
Ed è proprio questo il punctum dolens del nostro sistema istituzionale: la endemica inefficienza della burocrazia, che si verifica per la irresponsabilità generalizzata di dirigenti e dipendenti pubblici. Sono tutti uguali, a prescindere dalla circostanza che facciano per intero, a metà o per niente il proprio lavoro e il proprio dovere. Tutti livellati al basso con lo stesso stipendio, a prescindere.
 
Dunque, doppia figuraccia di Luigi Di Maio, doppia figuraccia di tutta la compagine GialloVerde, salvo la posizione dell’altro vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, che sta dimostrando come un Paese possa avere fermezza quando non trova collaborazione. Ci riferiamo alla vicenda dei 150 clandestini, fino a verifica, rimasti a bordo della Nave Diciotti e da poco dirottati altrove.
Si potrebbe obiettare che 150 clandestini su circa 500 mila immigrati, che si trovano sul nostro territorio nazionale, non fanno differenza. Però la questione ha fatto invertire la polarità dell’immigrazione, tant’è che essa è stata di fatto quasi bloccata.
In questo frangente, si avvicina lo spauracchio per il Paese del prossimo Def (Documento di economia e finanza) entro il 30 settembre, e della prossima Legge di bilancio 2019, entro ottobre. Saranno due cartine di tornasole per fare emergere la verità sulle promesse e sui proclami della coppia Salvimaio.
La verità, magari tardi, viene sempre a galla.

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