Cimino il Tremonti, Chinnici il Brunetta - QdS

Cimino il Tremonti, Chinnici il Brunetta

Carlo Alberto Tregua

Cimino il Tremonti, Chinnici il Brunetta

venerdì 29 Gennaio 2010

Tagli alla spesa e organizzazione dipendenti

Col nuovo disegno delle tredici branche amministrative (Presidenza e dodici assessorati), la nomina e le deleghe agli assessori, la nomina dei pletorici Gabinetti e quella dei direttori generali di Dipartimento e degli Uffici speciali, si è completata la mappa di coloro che hanno la responsabilità politica e burocratica di guidare la Sicilia verso il futuro.
La polemica degli oltre 2.200 dirigenti, molti dei quali promossi graziosamente in base al clientelismo, ha una sua ragion d’essere nei confronti dei nove dirigenti esterni. Ma la legge consente di nominarne fino al trenta per cento degli interni, e così è stato.
Le polemiche vanno accantonate, ora bisogna lavorare, lavorare e lavorare, con professionalità, profitto e disinteresse personale. Il presidente della Regione, eletto dai siciliani e non dai novanta deputati, ha le mani libere per la sua attività di Governo perché deve attuare il programma che ha proposto agli elettori e solo ad essi risponde.

In questo nuovo disegno, ogni assessore-delegato ha grande responsabilità, ma due di essi hanno una particolare importanza.
Michele Cimino, oltre che vice presidente della Regione, è il Tremonti siciliano, avendo la responsabilità dell’assessorato all’Economia, le cui competenze riguardano le finanze della Regione nonché la formazione dei bilanci, preventivo e consuntivo e la loro puntuale esecuzione. Cimino deve badare, da un canto, a tagliare le spese correnti, ma non le spese sociali, fra cui per prime quelle che riguardano i costi della politica, attuando il disposto dell’articolo 2, commi 183-184 della Finanziaria 2010 (riduzione del 20 per cento di consiglieri), comma 185 (riduzione degli assessori a un quarto del numero dei consiglieri comunali, e a un quinto di quelli provinciali) e controllare l’attuazione della l.r. 22/08.
E ancora, tagliare tutti quegli sprechi che ammontano a diversi miliardi di euro. Ne citiamo uno solo, a titolo di esempio: 1,1 miliardi di euro per le Province, così come sono in base alla legge incostituzionale n. 9/1986, in quanto in conflitto con l’art. 15 dello Statuto. Cimino ha poi il compito di trasformare i risparmi ottenuti dalla spesa corrente in investimenti produttivi o in investimenti per infrastrutture, sapendo che per ogni miliardo si mettono in moto migliaia di  posti di lavoro.

 
L’altro importante assessore è Caterina Chinnici, magistrato integerrimo e rigorosissimo, che si sta facendo un’esperienza nei meandri di una burocrazia piena di buchi, favoritismi, clientele e perfino corrotta. La Chinnici, con l’assunzione del suo assessorato del fondamentale settore della Funzione pubblica, può considerarsi il Brunetta siciliano. Che deve fare l’assessore? Deve inserire nel funzionamento della Pa regionale i valori di merito e responsabilità attraverso nuove norme e la modifica degli attuali contratti collettivi che consentono vergogne come l’ultima: la riassunzione di un dipendente condannato, che però l’amministrazione ha sospeso.
La sua azione è quindi trasversale e può inserire elementi di efficienza, in atto inesistenti, desunti in modo scientifico in base a modelli matematici di organizzazione esistenti, che vengono regolarmente applicati in tutti i settori dei servizi.
L’assessore può e deve chiedere a ciascun suo collega che gli facciano pervenire i piani industriali, Dipartimento per Dipartimento, in base ai quali viene determinato il fabbisogno di figure professionali, nonché di risorse necessarie alla produzione dei servizi. Dalla sua azione dipende l’acquisizione di un comportamento virtuoso da parte di tutta l’amministrazione.

Michele Cimino, storico editorialista di questa testata, e Caterina Chinnici, per la sua storia e per la sua professionalità, meritano ampia fiducia. I risultati dimostreranno che la carta di credito rilasciata nei loro confronti è pienamente meritata.
Ribadiamo: non basta che la Sicilia sia amministrata in maniera sufficiente, occorre che vengano perseguite eccellenza e qualità, due requisiti senza dei quali non può avvicinarsi la faticosa risalita.

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