Libia: Stato d'emergenza a Tripoli - QdS

Libia: Stato d’emergenza a Tripoli

redazione

Libia: Stato d’emergenza a Tripoli

lunedì 03 Settembre 2018

A ferro e fuoco lo Stato africano. Secondo media, la Settima Brigata continua la sua avanzara a sud. Appello a fermare gli scontri. Ambasciata italiana, "operativa con preenza flessibile". Militari "in sicurezza". L'Onu, allarme migranti rinchiusi nei centri di detenzione: "la possibilità di perdere la vita è elevatissima"

E’ stato di emergenza a Tripoli, con la capitale sotto scacco dopo una settimana di violenti combattimenti e l’avanzata micidiale di una milizia ribelle che non sembra avere alcuna intenzione di fermarsi.
 
Il consiglio presidenziale guidato da Fayez al Sarraj è stato costretto alle misure di emergenza dopo la violazione reiterata delle fragili tregue proclamate nei giorni scorsi.
 
Il governo di unità bolla i combattimenti come un "attentato alla sicurezza della capitale e dei suoi abitanti, davanti ai quali non si può restare in silenzio".
 
L’obiettivo dei miliziani – sempre secondo il consiglio – "è quello di interrompere il processo pacifico di transizione politica" cancellando "gli sforzi nazionali e internazionali per arrivare alla stabilizzazione del Paese". Sarraj ha passato la domenica protetto nel suo quartier generale in una base navale incontrando ministri e responsabili militari, ai quali ha affidato i piani per ristabilire l’ordine.
 
I consigli municipali degli anziani, in uno strenuo tentativo di mediare tra le parti, hanno lanciato un appello a fermare gli scontri.
 
Un appello che tuttavia sembra destinato a rimanere inascoltato. La Settima Brigata, protagonista dell’assalto alla capitale che da lunedì scorso è costato la vita a oltre 40 persone e ha provocato centinaia di feriti, avanza da sud e punta sul centro della città.
 
I miliziani hanno annunciato l’imminente assalto al quartiere di Abu Salim a Tripoli, tristemente celebre perché vi sorge il carcere dove il defunto rais Muammar Gheddafi fece strage di oppositori nel 1996, quasi 1.300 i prigionieri massacrati a colpi di granate.
 
La Brigata "continuerà a combattere fino a quando le milizie armate non lasceranno la capitale e la sicurezza sarà ripristinata", ha tuonato il leader Abdel Rahim Al Kani.
 
"Noi non vogliamo la distruzione, ma stiamo avanzando in nome dei cittadini che non riescono a trovare cibo e aspettano giorni in coda per avere lo stipendio, mentre i leader delle milizie si godono il denaro libico", ha incalzato Kani. La Brigata ha assunto il controllo di diversi quartieri, nei quali "i residenti erano costretti a pagare un tributo" alle milizie fedeli al governo Sarraj.
 
Nella serata di domenica i suoi portavoce militari hanno annunciato la conquista di centri strategici lungo l’asse verso l’aeroporto, chiuso da due giorni dopo il lancio di alcuni razzi e colpi di mortaio verso lo scalo. Proprio in quest’area, stando a quanto si apprende, si sarebbero consumati "feroci combattimenti", i miliziani di Kani affermano di aver conquistato un’accademia di polizia e una sede del ministero dell’Interno lungo la direttrice verso l’aeroporto.
 
I detenuti del vicino carcere di Ain Zara, temendo un attacco, si sono dati alla fuga. L’ambasciata italiana in Libia – sfiorata sabato da un razzo che ha centrato un hotel nei pressi – "resta aperta. Continuiamo a sostenere l’amata popolazione di Tripoli in questo difficile momento", ha scritto su Twitter la sede diplomatica, smentendo le indiscrezioni – una delle tante prive di fondamento di queste ultime ore – sulla chiusura della stessa e la fuga dei responsabili.
 
A fronte di questa caotica situazione, l’ambasciata italiana a Tripoli, fa sapere la Farnesina, "resta operativa ma con una presenza più flessibile, che si sta valutando sulla base delle esigenze e della situazione di sicurezza".
 
I militari italiani in Libia stanno bene e "sono totalmente in sicurezza" informano intanto fonti della Difesa, precisando che nessun problema è stato riscontrato all’ospedale da campo a Misurata.
 
Intanto l’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha denunciato come stia aumentando il numero dei migranti intercettati in mare dalle autorità libiche che viene riportato a terra e rinchiuso in centri di detenzione "in cui la possibilità di perdere la vita è elevatissima".
 
E pensare che il ministro dell’Interno Matteo Salvini continua a ribadire che rifarebbe tutto ciò che fece con la Diciotti.

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