Il vincente non picchia ma se cade, si rialza - QdS

Il vincente non picchia ma se cade, si rialza

Carlo Alberto Tregua

Il vincente non picchia ma se cade, si rialza

martedì 04 Settembre 2018
L’atarassia, secondo Democrito (460 a.C –370 a.C.), è il rifiuto imperturbabile dell’angoscia. Con questa parola si designa lo stato di serenità indifferente del saggio, che contempla il mondo senza subirne la pressione affettiva.
Perché citiamo questa parola desueta? Perché ognuno di noi, man mano che cresce e matura dovrebbe autoeducarsi ad acquisire equilibrio e buonsenso, tali da consentirgli di vedere le vicende che attraversa nella vita secondo la loro reale dimensione, senza cadere nel catastrofismo e nella negatività.
Cosicché, pensando positivo e rimanendo calmi si possono trovare le soluzioni più appropriate alle difficoltà che si incontrano.
Cercare di restare tranquilli, cioè mantenere la tranquillità della ragione, è un comportamento non naturale perché ognuno di noi viene preso dall’impulso non controllato e reattivo. Questo però è sbagliato: in questo modo non si risolvono i problemi.
 
Nella vita il vincente non è chi picchia sodo, ma chi cade e subito dopo trova in sé la forza per rialzarsi e ricominciare. Non una, ma innumerevoli volte. Sempre. Il vincente non è chi corre centro metri in meno di dieci secondi, come Usain Bolt, o chi batte il record di una pista in moto o in auto. Sì, questi personaggi vincono la gara ma non sempre vincono nella vita.
Intendiamoci, vincere non significa battere uno o più avversari, vincere significa essere degni di vivere l’unica vita fisica di cui disponiamo il meglio possibile, non in senso egoistico ma abbracciando idealmente tutta la Comunità e servendo chi ha bisogno, ma vero bisogno.
Per pensare agli altri bisogna prima che l’individuo acquisisca la libertà. Per far questo deve ottenere la libertà economica strettamente necessaria e sufficiente per non aver bisogno degli altri, cioè per non pesare sugli altri.
E ancora, per ottenere la libertà economica è necessario dotarsi di saperi e competenze, in modo da poter operare nel mercato competitivamente e produttivamente.
Ecco perché non comprendiamo le lamentazioni di coloro che si dicono precari, ma non studiano e non operano in modo da non esserlo per non dipendere dagli altri.
 
Per vincere nella vita bisogna convincere gli altri. è noto il detto: chi convince, vince. Per convincere gli altri bisogna essere credibili ed utilizzare comportamenti e parole che siano di interesse per il nostro interlocutore.
Sbaglia chi cerca di imporre il proprio modo di vedere e di pensare. Vince, invece, chi spiega in maniera esauriente all’interlocutore i motivi della sua convenienza a fare qualcosa. Ovviamente non solo una convenienza economica, anche. Ci riferiamo ad una convenienza sociale.
Ciò perché quando la Comunità migliora il suo stato generale vi è un ritorno ed un beneficio per i singoli, i quali dovrebbero destinare una parte del proprio tempo e delle proprie energie al supremo interesse generale.
Questo comportamento deriva da un certo grado di cultura, dal sapere come si è comportato l’uomo in questi quattromila anni e dal capire come l’egoismo debba essere accantonato.
 
Uno stato di serenità interiore consente di valutare in modo equilibrato gli accadimenti e di esprimere giudizi motivati su tutto quello che avviene nella Comunità nazionale. Da che ne deriva la valutazione di tutte quelle persone che democraticamente sono state inviate a gestire la Cosa pubblica. Ne consegue ancora che il sapiente non si fa abbindolare dalle belle parole e dalle belle frasi che tanti replicanti hanno imparato a memoria e che ripetono senza cognizione.
Un Paese è veramente democratico quando il cosiddetto popolo è sapiente. Diversamente esso è vittima di manipolatori e illusionisti che gli propinano qualunque banalità come questione seria.
Il destino di un popolo deriva dal suo livello di cultura e dalla sua capacità di affrontare con buonsenso le difficoltà. Tale destino ha bisogno di decenni e forse di secoli, un tempo non abbreviabile.
Dunque, serenità interiore, rifiuto dell’angoscia (atarassia), capacità di rialzarsi quando si cade, classificano la persona umana come vincente e la distinguono dagli immaturi, dai lamentosi e dai deresponsabilizzati, insomma dai perdenti.

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