Giustizia denegata sentenza lontana - QdS

Giustizia denegata sentenza lontana

Carlo Alberto Tregua

Giustizia denegata sentenza lontana

giovedì 13 Settembre 2018

Cittadini privati della certezza

L’Autorità giudiziaria ordinaria (Ago) ha confermato che i 49 milioni di euro, utilizzati dalla Lega con finalità diverse rispetto a quelle per cui erano stati incassati, devono essere restituiti all’Erario. Tutte le argomentazioni di Salvini contro questa provvisoria ordinanza del Tribunale del Riesame sono irrilevanti.
Tuttavia, dobbiamo sottolineare che attraverso innumerevoli gradi di giudizio, la sentenza definitiva a riguardo arriverà forse tra dieci anni: si tratta di giustizia denegata, perché non è possibile tenere sulla graticola cittadini, accusati a qualunque titolo, per un tempo così lungo.
Siamo ottimisti, perché spesso le sentenze arrivano dopo tre o quattro lustri, mentre giacciono processi che non vanno né avanti né indietro per tempi immemorabili.
La questione che proponiamo è vecchia come il cucco. Nessun Governo di centrodestra o centrosinistra – ormai definizioni desuete – si è preoccupato di risolvere la questione: dare ai cittadini risposte in tempi europei.
 
L’Unione europea ha fissato in tre anni il termine massimo in cui un processo deve terminare. Sono pochissimi i casi italiani che corrispondono a questa prescrizione tassativa. Ci si può chiedere: ma che succede quando un processo dura di più, come accade di norma a quelli italiani? è previsto un piccolo risarcimento, della cosiddetta Legge Pinto (89/01) di circa 400 euro per ogni anno di ritardo rispetto a tale limite.
È anche vero che nella giustizia penale, quando un cittadino è rimasto sulla graticola per tanti anni e poi viene assolto con sentenza definitiva passata in giudicato, può attivare una causa di risarcimento nei confronti dello Stato, ma anche in questo caso il conseguente processo civile dura un’eternità, con la conseguenza che chi l’ha promosso, probabilmente, morirà prima.
Consapevoli di questa situazione ormai disastrosa, Governi e maggioranze degli ultimi vent’anni hanno spostato dal processo vero e proprio alla fase anticipatoria, cioè quella delle indagini preliminari, sempre nel settore penale, il clou delle questioni. Per cui è stato dato un potere alle Procure abnorme in uno Stato democratico.
 
Perché il potere è abnorme? Perché esso si associa alla comunicazione per cui, di fatto, i processi si svolgono sul piano mediatico (su giornali, televisioni, radio e siti web), indicando i presunti colpevoli sol perché lo dice un procuratore.
Ci fate caso alla distorsione dell’informazione quando viene annunciato che un personaggio indagato poi diventa imputato? L’opinione pubblica, sobillata da giornalisti che non rispettano il Testo unico dei Doveri del 27 gennaio del 2016, processano i disgraziati che capitano in questi frangenti.
Intendiamoci, i poteri conferiti alle Procure, anche in ordine ai sequestri per equivalente, sono sacrosanti tenuto conto della lunghezza dei processi, quando le inchieste riguardano la criminalità organizzata e la corruzione, cioè chi provoca danno all’Erario. Ma questo strapotere delle Procure dovrebbe trovare bilanciamento nell’autorevole giudizio del Giudice per le indagini preliminari, che con propria autonoma motivazione dovrebbe valutare a fondo se l’impianto indiziario accusatorio ha consistenza o meno.
 
L’intervento del Gip avrebbe anche una funzione deflattiva nei confronti dei processi che non si terrebbero quando il giudice dovesse ritenere non consistente l’accusa. Vi è anche la guarentigia del Tribunale del Riesame, che spesso annulla i sequestri e ribalta le ipotesi delle Procure.
La riforma annunciata della Giustizia dovrebbe puntare su una semplificazione delle procedure tagliando tutti i tempi occorrenti al processo, in modo da fissare di norma la sentenza definitiva entro il termine perentorio europeo di tre anni. Dovrebbero inoltre essere incentivati i giudici a emettere più sentenze per ogni anno e l’organico si dovrebbe riportare al suo completamento, mentre oggi mancano oltre mille magistrati.
A quanto precede, si dovrebbe aggiungere la totale digitalizzazione dei processi, per eliminare le montagne di carte che soffocano i tribunali.
Ce la farà il Governo GialloVerde a fare questa epocale riforma? Glielo auguriamo nell’interesse di tutti gli italiani e non dei fannulloni.

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