Parchi nazionali: solo 81 mln all'anno. E in Sicilia tre restano in stand-by - QdS

Parchi nazionali: solo 81 mln all’anno. E in Sicilia tre restano in stand-by

Rosario Battiato

Parchi nazionali: solo 81 mln all’anno. E in Sicilia tre restano in stand-by

venerdì 14 Settembre 2018

Studio del Wwf: l'Italia spende solo € 1,35 per abitante per parchi e aree marine protette. Parco di Pantelleria ultimo istituito a livello nazionale. Altri tre in rampa di lancio da dieci anni

PALERMO – Appena 81 milioni di euro all’anno, circa 1 euro e 35 centesimi per abitante, sono destinati ai 23 Parchi nazionali attualmente operativi e alle 26 aree marine protette su un totale di 29 istituite. Sono i numeri rilasciati dal Wwf all’interno del “Check-up dei parchi Nazionali e delle Aree Marine Protette” che è stato presentato martedì scorso a Roma, alla presenza del ministro Sergio Costa.
 
Un tema di interesse prioritario anche per la Sicilia che ospita sul proprio territorio un parco nazionale e 6 aree marine protette, restando in attesa di altri riconoscimenti.
 
 
Il rapporto è stato condotto, si legge sul comunicato dell’associazione ambientalista, tramite “il metodo della Valutazione e Prioritizzazione Rapida della Gestione delle Aree Protette (Rappam), che offre ai gestori e ai decisori politici uno strumento per raggiungere l’obiettivo di una gestione più efficiente ed efficace dei Parchi Nazionali e delle Aree Marine Protette”.
 
Dallo studio emergono criticità di carattere generale che di fatto determinano come la legge quadro sulle aree protette (la 394/91) sia da aggiornare. In particolare, oltre alla evidenziata carenza di risorse, il Wwf ha voluto sottolineare le complicazioni legate agli strumenti di gestione, alla carenza di personale qualificato e di risorse disponibili per progetti di conservazione. I dati di dettaglio dicono che nell’83% dei casi “non hanno geologi e veterinari, nel 20% mancano di naturalisti” e più della metà non ha “nemmeno un presidente o direttore”. Per quanto riguarda i ritardi negli strumenti di gestione, è sufficiente ricordare che nel soltanto nel “30% dei casi è stato approvato in via definitiva il Piano per il Parco, e meno del 10% degli enti di gestione si sono dotati di un Regolamento”, con le spese per le attività di monitoraggio e per i progetti di conservazione che “risultano entrambe inferiori al 10% del budget per la quasi totalità dei Parchi” e in 9 parchi sono addirittura “inferiori al 5%”.
 
La richiesta del Wwf è semplice e dettagliata, in particolare una revisione della legge sulle aree protette (la 394 del ‘91), così da “semplificare procedure farraginose e migliorare la governance in particolare delle riserve marine, ma anche un aumento di 40 milioni dei fondi, la nomina di manager competenti e non politicizzati per gli enti, l’istituzione dei parchi nazionali ‘sospesi’ (Stelvio, Delta del Po, Gennargentu, Matese, Portofino)”.
 
Ancor prima dei parchi sospesi, ci sono anche quelli definiti solo su carta e tre di questi si trovano proprio nell’Isola. Includendo Pantelleria, che però è diventato Parco nazionale nel luglio del 2016, ci sono “provvedimenti normativi a carattere regionale e nazionale emanati nel 2007 – si legge sul sito del ministero dedicato alle Aree protette (areeprotette-economia.minambiente.it) che prevedevano la costituzione di 4 Parchi Nazionali sull’Isola Maggiore”. Si tratta del Parco delle Egadi e del litorale trapanese (le Isole Egadi sono comunque area marina protetta) e poi del Parco delle Eolie e del Parco degli Iblei.
 
E mentre la Sicilia attende, il ministro comunque promette interventi urgenti sul fronte delle aree protette. Nei giorni scorsi ha messo in agenda l’accelerazione del completamento della Rete Natura 2000, l’introduzione della fiscalità di vantaggio e l’istituzione della figura degli ispettori ambientali.

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