Papa in Sicilia: "Scegliete tra amore ed egoismo" - QdS

Papa in Sicilia: “Scegliete tra amore ed egoismo”

redazione

Papa in Sicilia: “Scegliete tra amore ed egoismo”

sabato 15 Settembre 2018

"Chi è mafioso non vive da cristiano, convertitevi" ha detto Francesco dal palco di Palermo, davanti a ottantamila fedeli. "Bello il sole della Sicilia!" aveva commentato nella città dei mosaici, accolto da quarantamila persone. Il pranzo nella Missione di Biagio Conte e la visita al Brancaccio, poi l'ammonamento sugli "inchini" e infine l'incontro festoso con i giovani, "ascoltate i vecchi"

"Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano. Agli altri la vita si dà, non si toglie. Non si può credere in Dio e togliere la vita con l’odio. Convertitevi!".
 
Sono quelle che ci si aspettava le parole di Francesco dal palco del Foro Italico a Palermo.
 
Ma il Papa non parla soltanto di mafiosi.
 
 
Parla dell’egoismo e del rifiuto dell’Umanità, magari pensando a quel sessanta per cento di italiani che, secondo un sondaggio, sarebbe per la chiusura dei porti ai migranti.
 
Lo fa pensare anche il passaggio del suo discorso sul populismo: "L’unico populismo possibile, l’unico populismo cristiano è sentire e servire il popolo, senza gridare, accusare e suscitare contese".
 
"Scegliete – ha poi ammonito Francesco – tra amore ed egoismo. Il diavolo entra dalle tasche: se tu sei attaccato ai soldi ti fa credere che va tutto bene ma in realtà il cuore si anestetizza. L’egoismo è un anestetico molto potente".
 
"Chi vive per sé – ha aggiunto – chi moltiplica i fatturati, ha successo, appare vincente agli occhi del mondo. Ma secondo Gesù perde la vita intera e alla fine resta solo, con il vuoto dentro, circondato solo da chi vuole ereditare".
 
"Don Pino – ha aggiunto – Puglisi ripeteva, ‘Se ognuno fa qualcosa, si può fare molto’. Oggi, davanti a lui domandiamoci,’Che cosa posso fare io per gli altri, per la Chiesa?’".
 
L’elicottero con a bordo papa Francesco, proveniente da Piazza Armerina, era atterrato nell’area del Porto di Palermo poco prima delle undici.
 
Al Suo arrivo, il pontefice era stato accolto dall’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, dal presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, dal prefetto di Palermo, Antonella De Miro, e dal sindaco della Città, Leoluca Orlando.
 
Poi, raggiunto il Foro Italico a bordo della papamobile, ha presieduto la messa nella memoria liturgica del beato Pino Puglisi.
 
Poco prima di salire sul palco, però, ha benedetto posando la sua mano sulla testa il piccolo Vito Amari, di dieci mesi, che come dicono i genitori, Floriana De Pasquale e Paolo Amari, al momento della nascita, nell’ unita di terapia intensiva neonatale dell’ospedale civico, era stato "dato per spacciato con l’un per cento di possibilità di restare in vita".
 
"Avevamo scritto alla segreteria organizzativa per la visita del santo padre, poi lo scorso 7 settembre a sorpresa ci ha risposto che ci erano stati riservati due posti per la messa, ma non ci era stato detto che ci sarebbe stato un contatto con il Papa",  ha spiegato la madre del bambino.

IL MENU DEL PRANZO DEL PAPA
 
Fettine di pane con l’olio, olive condite, formaggio a tocchetti, caponata, poi insalata di riso, tabulè, per secondo petto di pollo panato alla siciliana, insalata mista, sorbetto di limone, pasticcini e cannolicchi. Questo il menu del pranzo di Francesco nella sala mensa della missione "Speranza e carità".
 
A pranzo con lui erano il missionario laico Biagio Conte e padre Pino e 160 persone radunate attorno ai tavoli: poveri, migranti, ex detenuti, volontari.
 
Nella mensa è stata realizzata con materiale riciclato una barca da un falegname tunisino sordomuto. Sulla barca statuine che raffigurano persone di tutto il mondo per lanciare il messaggio "siamo tutti sulla stessa barca per costruire insieme un mondo migliore".
 
Fuori dalla mensa ma sempre all’interno della missione altre 1.300 persone che hanno pranzato contemporaneamente.
 
Attimi di tenerezza quando, dopo il pranzo, "Papa Ciccio", come lo hanno chiamato a gran voce i giovani, ha preso in braccio la piccola Eunice Iside Olomu, un mese appena, tra la felicità dei genitori: papà Sanson Olomu, che è presidente della comunità nigeriana, e la madre Barbara Grisanti
 
Poco dopo le 15 Papa Francesco ha lasciato la Missione e sulla papamobile ha raggiunto la chiesa di San Gaetano, nel quartiere Brancaccio dove operò don Pino Puglisi, con decine di lenzuoli bianchi stesi dai balconi della piazzetta intitolata al beato, dove la sera del 15 settembre di 25 anni fa il sacerdote fu stato ucciso con un colpo di pistola alla nuca mentre stava rientrando nella casa popolare in cui abitava.
 
Il pontefice ha visitato la casa del parroco di Brancaccio, oggi museo, accolto dai fratelli di don Puglisi, Francesco e Gaetano, e Maurizio Artale, presidente del centro Padre Nostro, fondato da Puglisi nel 1991.
 
Papa Francesco ha deposto un cuscino di rose rosse nel luogo dell’omicidio. "Che l’esempio di Don Pino faccia nascere tante vocazioni" ha scritto sul quaderno dei ricordi dei volontari del Centro.
 
Poi l’incontro in Cattedrale, dove si è soffermato in preghiera davanti alla tomba di don Puglisi, con tutto il clero: "I marosi di forze estranee alla logica del Vangelo tentano di abbattersi sul Suo ministero e sulla Sua persona per bloccare il Suo anelito ad una Chiesa testimone audace del Vangelo, con Cristo e come Cristo povera, aperta, in uscita, amica degli uomini, ‘di tutti e in particolare dei poveri’" ha detto monsignor Lorefice scatenando un lungo e scrosciante applauso dell’uditorio
 
"Il prete non porta rancori – ha risposto il Papa – non fa pesare quel che non ha ricevuto, non rende male per male, è portatore della pace di Gesù: benevolo, misericordioso, capace di perdonare gli altri come Dio li perdona per mezzo suo".

L’AMMONIMENTO SUGLI "INCHINI"
 
Forte l’ammonimento sui cosiddetti "inchini":
 
"Vi chiedo – ha detto Francesco rivolto ai sacerdoti – di vigilare attentamente, affinché la religiosità popolare non venga strumentalizzata dalla presenza mafiosa. Quando la Madonna si ferma e fa l’inchino davanti alla casa del capomafia, quello non va, non va assolutamente".
 
"Sulla pietà popolare – ha aggiunto -, aiutate siate presenti: è il sistema immunitario della Chiesa".
 
I GIOVANI, "CICCIO, CICCIO!"
 
Infine l’incontro con i giovani, ultimo appuntamento della giornata in Sicilia.
 
"Per essere costruttori di futuro – ha detto – vanno anche detti dei no: no al muro dell’omertà, alla mentalità mafiosa, all’illegalità e alla logica del malaffare, a ogni violenza: chi usa violenza non è umano. Abbiamo bisogno di uomini e donne che fanno quel che dicono, dicendo no al gattopardismo dilagante. Abbiamo bisogno, nelle istituzioni, di uomini che servono, non che si servono, e che rafforzino due pilastri essenziali della dignità: la casa e il lavoro".
 
Prima di ripartire, Francesco, ai giovani che non volevano andasse via intonando cori da stadio ("Ciccio, Ciccio"), ha lasciato l’ultimo saggio consiglio: "ascoltate i vecchi che vi daranno le radici per la speranza".
 
 
IL SOLE DI SICILIA
 
La giornata del pontefice in Sicilia si era aperta con una frase che aveva scatenato l’entusiasmo dei fedeli.
 
"Sono contento di trovarmi in mezzo a voi. E’ bello il sole della Sicilia!".
 
Così aveva esordito davanti ai fedeli di Piazza Armerina, papa Francesco, giunto in Sicilia poco prima delle otto del mattino, atterrato nell’aeroporto di Catania.
 
Il Papa si era subito imbarcato su un elicottero alla volta della prima tappa della sua giornata in Sicilia.
 
Al suo arrivo nel Campo sportivo "San Ippolito", intorno alle 8,30, il Papa è accolto dal vescovo di Piazza Armerina, monsignor Rosario Gisana, dal prefetto di Enna, Maria Antonietta Cerniglia, e dal sindaco della città, Nino Cammarata.
 
In auto, Francesco ha raggiunto la piazza Europa per l’incontro con i fedeli, circa quarantamila, che lo attendevano fin dalle prime luci del giorno. Sono stati 17 mila i pass rilasciati dalla Curia, distribuiti in tre piazze: 8.500 persone solo in piazza Europa dove è stato montato il palco.
 
Tra loro anche persone malate e detenuti.
 
Dopo il lungo applauso che ha sottolineato le parole del pontefice sul sole siciliano,  papa Francesco è subito passato  a elencare "le piaghe" che affliggono il territorio "centro-siculo": "sottosviluppo sociale e culturale; sfruttamento dei lavoratori e mancanza di dignitosa occupazione per i giovani; migrazione di interi nuclei familiari; usura; alcolismo e altre dipendenze; gioco d’azzardo; sfilacciamento dei legami familiari".
 
"Considerare le piaghe della società e della Chiesa non è un’azione denigratoria e pessimistica" ha aggiunto, spiegando: "Se vogliamo dare concretezza alla nostra fede, dobbiamo imparare a riconoscere in queste sofferenze umane le stesse piaghe del Signore".
 
Il Papa ha chiesto alla sua Chiesa "opere concrete: centri di ascolto Caritas, mense e rifugi per i fratelli più sfortunati, strutture per ospitare Gesù profugo e spaesato e case d’amore per gli anziani spesso soli e scoraggiati".
 

E ai sacerdoti, andando a braccio, "lavorate fino a stancarvi e riducete le prediche a non più di otto minuti".
 
Ha poi  ricordato come prima della sua morte don Puglisi avesse incontrato i seminaristi a Piazza Armerina.
 
Infine, rivolto ai giovani, ha detto: "è bene che vi fidiate anche della Chiesa chiamata a intercettare i vostri bisogni di autenticità e a offrirvi un ambiente alternativo a quello che vi affatica ogni giorno".
 
E ha aggiunto "Per favore, non lasciate soli gli anziani, i nostri nonni: loro sono le nostre identità, le nostre radici".
 
Nino Cammarata, sindaco di Piazza Armerina, famosa per i mosaici della Villa romana del Casale, poco dopo l’arrivo del pontefice, ha annunciato ai giornalisti che "La città donerà a papa Francesco un immobile comunale da destinare a centro di accoglienza per i poveri e che sarà affidato alla Caritas".
 
Alle 10.15, secondo programma,  il Papa ha lasciato Piazza Armerina in elicottero alla volta di Palermo, pronta ad accogliere Francesco.
 
La città è blindata, le strade dove passerà il corteo papale sono transennate, ai varchi gli operatori controllano le persone che entrano con i metal detector.
 
La folla dei fedeli, centomila persone, ha atteso il Pontefice sul prato del Foro Italico, davanti al mare, lo stesso luogo che il 3 ottobre 2010 ospitò Benedetto XVI.
 

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