Formazione e lavoratori iscritti all'albo, il governo decide di non impugnare - QdS

Formazione e lavoratori iscritti all’albo, il governo decide di non impugnare

Michele Giuliano

Formazione e lavoratori iscritti all’albo, il governo decide di non impugnare

martedì 18 Settembre 2018

La norma è contenuta nella legge regionale ribattezzata “collegato alla Finanziaria”. Ha superato questo scoglio la clausola della tutela dei lavoratori storici degli enti

ROMA – La scelta del governo regionale di tutelare i lavoratori storici della formazione professionale rimane in piedi.
 
Il governo nazionale, dal quale, si vociferava, ci si poteva aspettare l’impugnativa alla norma sulla salvaguardia dei lavoratori del settore iscritti all’Albo, ha lasciato correre: gli iscritti hanno priorità, nelle assunzioni negli enti, per i ruoli rimasti scoperti in vista dell’avvio delle attività didattiche, rispetto a coloro i quali non hanno mai lavorato nel settore. E questo nonostante il ministero della Giustizia avesse espresso parere sfavorevole, ravvedendo profili di incostituzionalità riguardo ad assunzioni fatte senza concorso, dubbi che sembra siano stati fugati dalla memoria difensiva prodotta dall’ufficio Legislativo e legale della Regione. Nella pratica, però, la norma è stata disattesa dagli enti: sulle prime 1.300 assunzioni, effettuate a seguito dell’emissione di bandi nelle settimane centrali di agosto, oltre 800 sarebbero state effettuate al di fuori dell’albo, che conta 8 mila iscritti. Dunque resta del tutto valida la riserva a favore dei formatori storici, ribadita pure in un successivo accordo sindacale. Tuttavia gli enti non la stanno rispettando, al punto che delle prima 1.300 assunzioni, oltre 800 sono andate a favore di personale non iscritto all’albo. Un motivo di ulteriore rallentamento del sistema, visto che l’assessorato regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale ha deciso di verificare con ispezioni e controlli documentali che le procedure siano state rispettate e che non siano stati attuati stratagemmi atti ad aggirare la legge.
 
La scelta di proteggere i lavoratori iscritti all’albo è stata suggellata da un accordo siglato da enti datoriali, assessorato e sindacati confederati. Eppure gli enti datoriali, al momento di passare ai fatti, sembrano aver dimenticato l’accordo, e l’assessorato ha reagito di conseguenza. Un continuo innalzarsi della tensione, in cui ognuna delle parti ha espresso la propria buona fede nel procedere delle operazioni. Alla notizia delle ispezioni programmate dall’assessorato, l’associazione datoriale Anfop ha subito risposto con una lettera: “Si fa notare – scrivono – che gli avvisi di ricerca che hanno riguardato il personale dell’albo, spesso sostenuti da attività di informazione effettuata tramite mail e telefonate, non hanno prodotto i risultati da tutti sperati e che, in ogni caso, la presenza di personale esterno, indicato in progettazione esecutiva, è dovuta dalla mancata candidatura di personale dell’Albo o per figure professionali non presenti nello stesso”.
 
Non dipenderebbe dagli enti, quindi, ma dalla mancanza delle competenze necessarie o comunque dalla mancata candidatura da parte degli operatori che avrebbero potuto ricoprire i ruoli scoperti. In conclusione: l’Anfop ritiene di aver ottemperato al proprio impegno preso in sede di accordo sindacale, e che la mancata emissione dei decreti sarebbe una facile strumentalizzazione. “Pertanto – conclude la lettera – si invita l’assessore a disporre l’immediata emissione degli atti amministrativi che consentono l’avvio delle attività evidenziando che ulteriori ritardi provocheranno, inevitabilmente, perdita degli allievi e rivalse giudiziarie”.
 
Nelle ultime righe della lettera, quello che può essere interpretato il primo segnale di “guerra”: “Nel comunicare che permanendo l’attuale situazione di stallo saremo costretti a disdire l’Accordo sindacale faticosamente raggiunto, porgiamo cordiali saluti”.

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