Truffa a Ue e Regione Sicilia, il meccanismo delle false fatturazioni - QdS

Truffa a Ue e Regione Sicilia, il meccanismo delle false fatturazioni

Gabriele Patti

Truffa a Ue e Regione Sicilia, il meccanismo delle false fatturazioni

mercoledì 19 Settembre 2018

Il provvedimento che ha condotto ieri al sequestro di beni per oltre cinque milioni di euro ha portato alla luce un sistema che consentiva di ottenere fraudolentemente i fondi del Psr

PALERMO – Abbiamo pubblicato ieri la notizia che beni immobili, aziende e disponibilità finanziarie del valore complessivo di oltre cinque milioni di euro erano stati sequestrati dai finanzieri del nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo a tre imprenditori agricoli di Valledolmo: Rosario, Vincenzo e Giuseppe Randazzo e a un agronomo di Lascari, Nico Cirrito. Il provvedimento disposto dal gip del tribunale di Termini Imerese riguardava l’ ipotesi di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso, frode fiscale, riciclaggio e malversazione ai danni dello Stato.
 
Vediamo adesso di comprendere, attraverso quanto accertato dagli inquirenti, come funzionava il sistema che consentiva di ottenere fraudolentemente i fondi del Psr.
 
Le indagini delle Fiamme gialle, coordinate dalla Procura di Termini Imerese, si sono concentrate su due domande di finanziamento pubblico, nell’ambito del Piano di sviluppo rurale (Psr) Sicilia 2007/2013, presentate da Rosario Randazzo, a cui è subentrato il figlio Vincenzo, e da Giuseppe Randazzo per l’ammodernamento delle rispettive aziende agricole a Sclafani Bagni e Valledolmo, nel palermitano.
 
 
Il progetto prevedeva che gli imprenditori sostenessero nella misura del 50 per cento gli oneri di spesa ammessi al finanziamento, ma le indagini hanno permesso di scoprire che, attraverso un meccanismo di false fatturazioni e di riciclaggio, gli investimenti sono stati realizzati senza il previsto apporto di mezzi propri, a danno dell’Unione europea, dello Stato e della Regione siciliana, Istituzioni tra le quali è ripartito, in varia misura, il finanziamento.
 
Più in particolare, i finanzieri hanno accertato che i titolari delle ditte beneficiarie dei contributi pubblici, con la fattiva collaborazione di soggetti compiacenti, tra cui l’agronomo Cirrito e alcuni imprenditori locali, hanno rendicontato oneri di spesa fittizi, attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per un ammontare complessivo di circa 4,5 milioni di euro. Tali fatture sono state presentate alla Regione siciliana per ottenere oltre 1,6 milioni di euro o utilizzate per abbattere il reddito d’impresa.
 
Inoltre, la Guardia di finanza ha riscontrato la malversazione di contributi pubblici per oltre 130 mila euro, tenuto conto che, dopo l’accredito dell’ultima quota dell’agevolazione concessa a Vincenzo Randazzo, quest’ultimo ha trasferito il denaro al fratello Giuseppe (peraltro in assenza di valida ragione economico-commerciale). Infine le Fiamme gialle hanno individuato operazioni di riciclaggio per circa 700mila euro mediante articolate transazioni finanziarie per fare in modo che Vincenzo Randazzo potesse rientrare in possesso del denaro trasferito a fornitori compiacenti per il pagamento di fatture per operazioni inesistenti.
 
Durante le perquisizioni svolte contestualmente all’esecuzione dei sequestri è stata rinvenuta documentazione ora al vaglio del nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo.
 
Le perquisizioni e i sequestri sono stati svolti con l’ausilio di un elicottero della sezione aerea della Guardia di finanza di Catania, che ha effettuato analitici rilievi delle strutture e degli immobili in sequestro e che saranno messi a disposizione della Autorità giudiziaria.

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