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Catania – Grande distribuzione, “persi 2.500 posti di lavoro a Catania”

redazione

Catania – Grande distribuzione, “persi 2.500 posti di lavoro a Catania”

giovedì 20 Settembre 2018

L’allarme della Filcams Cgil: “Senza regole si rischia l’estinzione di un terziario che crea sviluppo”

CATANIA – “La crisi della Grande distribuzione organizzata sta incidendo drammaticamente nell’economia del lavoro catanese. Secondo i dati Cerfdos, a Catania la perdita negli anni di crisi ammonta a circa 2.500 posti di lavoro nel settore commercio”. L’allarme arriva dal segretario provinciale della Filcams Cgil di Catania, Davide Foti, che segnala “una enorme crisi in atto della grande distribuzione organizzata, di difficile gestione e senza precedenti. Negli anni non è stata attivata alcuna politica regolatoria nel territorio rispetto alla nascita dei centri commerciali, anche in virtù di regole di normale concorrenza”.
 
Per il sindacato “la crisi è scattata anche a seguito del decreto Monti che ha permesso le aperture selvagge dei centri commerciali nelle domeniche e in altri giorni festivi, attivando un circolo vizioso dove le lavoratrici e i lavoratori hanno sacrificato la propria vita sociale e famigliare a fronte di lavoro nero o sottopagato”.
 
Secondo la Filcams di Catania, “superato l’iniziale boom di profitti, oggi le grandi aziende nazionali e locali come Auchan, Coop, Grande distribuzione Cambria “Spaccio alimentare”, preferiscono gestire le crisi e le relative perdite attraverso procedure di licenziamento collettive e chiusure coatte di punti vendita. Ciò sta generando una vera e propria carneficina occupazionale e, nei migliori casi, perdita di salario e diritti”.
 
 
Una situazione che non ha trovato risposte serie dalle istituzioni. “Come sindacato – continua Foti – abbiamo tentato di gestire le vertenze con grande responsabilità ma il terrorizzante bivio che nella maggior parte dei casi i lavoratori sono costretti ad imboccare, prevede o forme di lavoro povero, o licenziamenti. Il tutto senza un intervento serio e deciso delle istituzioni locali, regionali e nazionali. Eravamo convinti, forse sbagliando, che il radicarsi delle grandi aziende, portasse benessere e legalità, ma in un territorio malato come il nostro è facile imbattersi nel sottobosco di lavoratori grigi senza diritti e giornalmente vessati. Bisogna intervenire in maniera veloce e incisiva poiché in una terra commerciale come la nostra, dopo la scomparsa del settore industriale, si rischia l’estinzione di un terziario dignitoso e che crei sviluppo. Serve inoltre una vera e propria clausola di salvaguardia in caso di cessione o vendita di Punti vendita, poiché diventa facile per le imprese chiudere un supermercato, licenziare e vendere dunque la ‘scatola vuota’”.
 
La Filcams chiede “leggi e regole rispetto a nuovi insediamenti, evitando che a distanza di poche centinaia di metri tra loro nascano Punti vendita. Questo modello di commercio deve lasciare spazio ad un altro che pretenda investimento dalle aziende e non solo depauperamento del territorio, annullando di fatto intere aree di verde storico”.
 
Serve che le istituzioni – conclude la nota del sindacato – istituiscano un tavolo di crisi del settore Commercio con i sindacati di confederali e di categoria e le associazioni datoriali, per permettere oltre la gestione di emergenze ed il controllo della legalità negli appalti privati, proposte condivise da far diventare protocolli di sviluppo ed innovazione creando un nuovo terziario ricco di diritti, dignità per tutti gli addetti e sviluppo sociale. Senza di ciò ci ritroveremo spettatori di una disfatta epocale per la nostra terra”.

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