Rinnovabili, trend negativo da invertire - QdS

Rinnovabili, trend negativo da invertire

Rosario Battiato

Rinnovabili, trend negativo da invertire

venerdì 21 Settembre 2018

Osservatorio regionale energia: con l’attuale passo la Sicilia non riuscirà a raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione europea per le fonti pulite

PALERMO – Il futuro è negli scarti che alimentano la produzione di energia. La biomassa comprende tutti i residui di origine biologica (frazione organica, residui vegetali, coltivazioni dedicate) e dal suo sfruttamento è possibile produrre energia elettrica, termica, biogas/biometano, biodiesel, bioetanolo. Anche la Sen, la strategia energetica nazionale, dedica particolare attenzione alle potenzialità delle bioenergie che si sprigionano dall’utilizzo della biomassa. La Sicilia non fa eccezione. Lo ricorda Domenico Santacolomba (leggi l’intervista sotto) che rilascia al QdS anche un’anticipazione sul futuro piano energetico regionale: “All’interno della Strategia energetica regionale, nel documento in elaborazione per l’aggiornamento del Pears, viene dedicato un intero paragrafo sull’argomento”.
 
In particolare, sarà il biometano a costituire un fattore determinante dello sviluppo, perché potrà essere prodotto a partire da differenti tipologie di scarti. Dai rifiuti, intanto, anche per garantire un “effetto volano ai Comuni, attraverso la valorizzazione della Frazione organica del rifiuto solido urbano – Forsu, promuovendo l’adozione di modelli di economia circolari attraverso la conversione a veicoli a metano delle flotte comunali utilizzate per il trasporto pubblico”. Ci sarà spazio anche per il settore agricolo, tramite gli scarti agricoli e i reflui organici (in questo senso il Gse si propone di effettuare una mappatura dei distretti agricoli per effettuare una stima dei potenziali) e persino per la depurazione. Per quest’ultima filiera, ha aggiunto Santacolomba, si “prevede la realizzazione di nuovi depuratori più efficienti, da cui poter utilizzare i fanghi residuali per produrre biometano”.
 
Facendo un focus sugli impianti di biogas, elemento che costituisce un pezzo fondamentale del futuro energetico, l’Osservatorio ha fornito i dati aggiornati all’aprile dell’anno in corso, registrando nell’Isola la presenza di 7 impianti, distribuiti tra le province di Catania (3), e poi Agrigento, Messina, Palermo e Trapani (uno ciascuno).
 
C’è strada da fare, anche se qualche risultato comincia a vedersi. I dati del 2017, in relazione al numero di impianti a bioenergia (forniti dall’Osservatorio regionale), ne hanno registrato 43. Si tratta del terzo dato più elevato dal 2006 allo scorso anno – meglio solo nel 2012 con 44 e nel 2013 con 45 – e comunque in crescita netta rispetto al 2006 (4). Anche il dato relativo alla potenza installata nel 2017, che è pari a 75,12 MW, è sul podio dei risultati degli ultimi undici anni, ma, in generale, non rende l’idea di un processo in progressione.
 
Anche a livello nazionale, sempre nel 2017, la Sicilia è tredicesima con appena 258,6 GWh di produzione, circa 17 volte in meno di quanto produce la Lombardia (4.406 GWh). L’Isola si trova davanti soltanto a quelle regioni molto più piccole, come Umbria, Basilicata, Molise, Abruzzo, Marche.
 
Il contributo di queste rinnovabili ancora da scoprire per l’Isola sarà determinante in vista dei target fissati dal burden sharing, il decreto che ha distribuito tra le regioni gli obiettivi di consumo finali lordi di energia da fonti rinnovabili in vista del raggiungimento del traguardo nazionale del 2020 che l’Italia, comunque, ha complessivamente raggiunto (14,3% richieste e 16,6% già raggiunto nel 2016). La Sicilia finora procede bene – nel 2016 l’Isola ha raggiungo e superato l’obiettivo fissato, raggiungendo quota 11,6% – ma il futuro potrebbe non essere altrettanto semplice, perché, visti i dati odierni, sarà molto complicato, come spiega Santacolomba nell’intervista, raggiungere i risultati previsti per il prossimo traguardo al 2018.
 

 
Intervista a Domenico Santacolomba, dirigente dell’assessorato regionale all’Energia
 
PALERMO – Domenico Santacolomba è dirigente responsabile del “Servizio pianificazione e programmazione energetica” e ad interim dell’”Osservatorio regionale e ufficio statistico” all’interno dell’assessorato regionale dell’Energia e dei Servizi di pubblica utilità. L’abbiamo sentito per valutare assieme l’azione della Regione sul tema delle bioenergie.
 
Ci sono dei modelli di sfruttamento in Sicilia?
“Tra le possibili iniziative intraprese in Sicilia in materia di bioenergie è da valutare positivamente l’iniziativa che Eni sta realizzando presso le Green refineries di Gela. Sembra che in questa prima fase gli interventi saranno orientati verso la realizzazione impianti pilota, investendo in particolare sulla valorizzazione della biomassa vegetale per lo sviluppo di impianti che sfruttano il processo di pirolisi, consentendo di trattare biomasse vegetali di diversa tipologia e ottenendo frazioni gassose e liquide (bio-oli) utili nel settore dei trasporti e per la produzione di energia”.
 
 
A suo avviso esiste un potenziale regionale, ad esempio in termini di scarti agricoli e forestali, che potrebbe essere utilizzato per fini energetici e che ancora si fatica a mettere a frutto?
“Sui quantitativi di biomassa vegetale disponibili, studi attendibili indicano una disponibilità di biomassa solida in Sicilia di circa 1000 kt/a di cui 600 kt/a di residui arborei, 360 kt/a di residui agricoli e circa 90 kt/a di residui forestali disponibili. Tali disponibilità ci porterebbero a produrre 100-150 t di biofuel. Un ruolo fondamentale nel prossimo futuro potrà essere svolto dallo sfruttamento ai fini energetici della frazione organica dei rifiuti per la produzione di biogas. Considerando che una tonnellata di rifiuto organico può produrre circa 300 m3 di biometano (elaborazione Gse su dati Snam – 2016), ipotizzando un trattamento ai fini del recupero del biogas/biometano del 100%, la Sicilia potrebbe generare 42 Mm3 (milioni di metri cubi). Sarebbe quindi auspicabile incentivare la realizzazione di impianti ibridi di biogas/energia elettrica estremamente flessibili in grado di fornire specifici servizi di bilanciamento delle reti a seconda delle esigenze di carico (elettrico e gas)”.
 
Stando ai dati 2016 del Gse, la Sicilia risulta una delle Regioni più arretrate in materia di bioenergie. Quali sono gli ultimi aggiornamenti in materia?
“Nel 2017 la produzione nazionale di energia elettrica da bioenergia è risultata pari a 19.378.2 GWh, in aumento rispetto al 2016 (19.508 GWh). In Sicilia la produzione, sempre a fine 2017 è stata di 258,6 GWh in aumento rispetto al 2016 (239,9 GWh)”.
 
Nei mesi passati sono stati pubblicati alcuni bandi per incentivare gli agricoltori all’utilizzo degli scarti per fini energetici. A questo proposito, esiste una strategia regionale per incentivare l’avvio di una filiera?
“Il Programma operativo regionale (Po Fesr Sicilia 2014-2020) prevede una serie di incentivi nel settore, in particolare l’obiettivo specifico 4.5 ‘Aumento dello sfruttamento sostenibile delle bioenergie’ – Azione 4.5.2. Il programma di incentivi prevede una disponibilità finanziaria di 35 milioni di euro per la realizzazione di impianti di trattamento, sistemi di stoccaggio, piattaforme logistiche e reti per la raccolta da filiera corta della biomassa. Sono previste due tipologie di azione: impianti di trattamento, sistemi di stoccaggio, piattaforme logistiche e reti per la raccolta da filiera corta delle biomasse e impianti di produzione energetica.
Il primo avviso di preinformazione, con dotazione finanziaria pari a circa 16,5 milioni di euro è stato pubblicato l’8 maggio 2018, sul sito del Dipartimento regionale dell’Energia ed è relativo all’azione 4.5.2 (realizzazione di impianti di trattamento, sistemi di stoccaggio, piattaforme logistiche e reti per la raccolta da filiera corta delle biomasse). La restante parte delle somme disponibili, sempre a valere sull’azione 4.5.2, saranno utilizzate per la realizzazione di interventi in specifiche Aree interne della Sicilia attraverso la cosiddetta Strategia Snai (Interventi territorializzati).
Nell’ambito della Strategia d’area sulle aree interne, l’area interna delle Madonie ha predisposto, in data 27 gennaio 2017, la sua strategia. In essa vengono individuati specifici interventi con la creazione di una rete di piccole piattaforme per il trattamento di biomassa lignocellulosica e agricola da filiera corta. Sono state individuate inoltre le seguenti superfici: 580.000 ha di superfici a colture estensive; 75.000 ha di uliveti; 39.000 di vigneti; 15.000 ha di frutteti ed agrumeti”.
 
Quanto possono essere importanti le bioenergie per aiutare la Sicilia nel raggiungimento degli obiettivi di burden sharing per il 2020?
“Alla regione Sicilia è stato attribuito un obiettivo di burden sharing del 15,9% di consumo da fonti energetiche rinnovabili sul consumo finale lordo. Ben 16 regioni e le province di Trento e Bolzano hanno già superato l’obiettivo alle stesse assegnato. Nel complesso l’Italia ha raggiunto l’obiettivo del 14,3% di energia da Fer (fonti energetiche rinnovabili, ndr) su Cfl (consumi finali lordi, ndr) attribuitole nell’ambito del c.d. Pacchetto 20-20-20. Dall’analisi degli ultimi dati di monitoraggio, trasmessi dal Gse al Dipartimento, sugli obiettivi della Regione siciliana fissati dal Dm – Burden sharing, si può evidenziare che la Sicilia anche nel 2016 ha raggiunto e superato l’obiettivo fissato. Pur tuttavia, analizzando il trend decrescente che registriamo negli ultimi anni sulle rinnovabili, difficilmente con i dati odierni saremo in grado di raggiungere il prossimo traguardo al 2018. Occorre intervenire massicciamente con specifiche azioni incentivanti mettendo in campo le iniziative necessarie ad invertire l’attuale trend.Pertanto, tra le azioni da inserire nel redigendo Pears quelle relative agli interventi sulle bioenergie saranno fondamentali per riuscire ad invertire il trend negativo e incrementare il dato sulle Fer”.

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