Inquinamento e malattie, nel giro di dieci anni +90 per cento di tumori - QdS

Inquinamento e malattie, nel giro di dieci anni +90 per cento di tumori

Rosario Battiato

Inquinamento e malattie, nel giro di dieci anni +90 per cento di tumori

venerdì 21 Settembre 2018

I dati del ministero dell’Ambiente diffusi nel corso di un convegno alla Camera organizzato dalla Sima. Nell’Isola è riconosciuta la pericolosità dei quattro siti di interesse nazionale

PALERMO – L’inquinamento resta il pericolo pubblico numero uno nell’ottica di un’Italia che è maglia nera in Europa per l’incidenza dei tumori in età pediatrica. Secondo i dati del ministero dell’Ambiente, nelle aree più contaminate del Paese si è registrato globalmente un incremento anche del 90% di patologie tumorali in soli 10 anni.
 
Numeri preoccupanti che sono stati rilasciati nel corso del convegno che si è tenuto nei giorni scorsi alla Camera dei deputati: ‘Emergenza cancro – Fattori ambientali modificabili e stili di vita non corretti’, organizzato dalla Società italiana di medicina ambientale (Sima) in collaborazione con Confassociazioni ambiente.
 
 
Nel mirino dell’associazione ci sono le aree più contaminate del Paese, i cosiddetti siti di interesse nazionale – quattro in Sicilia: Gela, Priolo, Milazzo e Biancavilla –, che si ritrovano ad avere una diffusione di cancro alla tiroide, alla mammella e il mesotelioma, causati dalla esposizione a sostanze tossiche, quali diossina, amianto, petrolio, policlorobifenili e mercurio. L’aspetto più legato all’esposizione dei bambini è stato evidenziato dallo studio dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), in collaborazione con l’Associazione internazionale dei registri del cancro e pubblicato nel 2017 su Lancet Oncology, che è stato condotto in 62 Paesi.
 
L’incidenza maggiore di tumori è registrata nei bambini tra 0 e 14 anni e negli adolescenti tra 15 e 19 nell’area del Sud Europa che comprende, oltre all’Italia, Cipro, Malta, Croazia, Spagna e Portogallo. Un’evidenza che era stata messa in luce anche nell’ultimo rapporto Sentieri (Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento), realizzato dall’Istituito superiore di sanità, che aveva rilevato una “emergenza cancro” tra i più giovani. Lo studio faceva appunto riferimento ai dati raccolti tra il 2006 e il 2013 in 28 dei 45 “Sin” nazionali, riportando in generale un aumento dei tumori maligni del 9% nei soggetti tra 0 e 24 anni.
 
In particolare, lo studio Sentieri ha messo in evidenza un rischio di morte più alto del 4-5% che ha chi vive nei siti contaminati da amianto, o nei pressi di raffinerie o industrie chimiche e metallurgiche, rispetto al resto della popolazione.
 
Diverse aree siciliane sono coinvolte in questo fenomeno: il registro dei tumori locali di Siracusa, diffuso nell’estate dello anno scorso anno, ha definito un aumento dell’incidenza, con particolare riferimento ai comuni dell’area industriale rispetto al resto della provincia, e una riduzione della mortalità. L’Asp ha segnalato che per il triennio oggetto dello studio (2010-2012) la zona con i tassi più elevati “si conferma quella del polo industriale con Augusta in testa, e con tassi più alti tra i maschi (551,6) rispetto alle femmine (427,6)”.
 
Il pericolo non finisce qui. Pur non essendo considerati tra i più pericolosi, la Sicilia ospita anche circa 500 siti censiti dall’Arpa in quanto, in seguito ad attività umane svolte o in corso, è stata accertata, sulla base della vigente normativa, “un’alterazione delle caratteristiche naturali del suolo da parte di un agente inquinante”. E le bonifiche procedono a fatica.

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