Rifiuti, ambientalisti tutelano gli affaristi - QdS

Rifiuti, ambientalisti tutelano gli affaristi

Carlo Alberto Tregua

Rifiuti, ambientalisti tutelano gli affaristi

venerdì 21 Settembre 2018

Sicilia discarica a cielo aperto

La Sicilia sta diventando una discarica a cielo aperto. Due milioni e trecentomila tonnellate di spazzatura si riversano ogni anno sul nostro territorio, facendo aumentare le montagne di rifiuti che già giacciono nelle discariche. I danni per l’ambiente sono enormi perché l’atmosfera si appesta e il sottosuolo viene invaso dal velenoso percolato.
Vi sono alcuni segmenti del processo finale dei rifiuti già attivati, ma si rivelano del tutto insufficienti perché manca la regia e soprattutto mancano le infrastrutture.
Non riceviamo alcun comunicato da parte delle associazioni ambientaliste contro questo degrado dell’atmosfera siciliana, non sappiamo cosa ci stiano a fare non denunciando apertamente a mezzo stampa questa situazione che diventa ogni giorno sempre più insopportabile.
Perché ci rivolgiamo alle associazioni e non alle Istituzioni, cioè Regione e Assemblea regionale siciliana? Perché quest’ultime sono sorde e cieche ed hanno il naso otturato, non sentono il cattivo odore, non vedono lo scempio nel territorio e non ascoltano le proteste dei siciliani.
 
Il silenzio delle associazioni ambientaliste si tramuta in protesta non appena viene prospettata la soluzione adottata in tutti i Paesi civilizzati del mondo e cioè quella di insediare stabilimenti industriali per la trattazione dei Rifiuti solidi urbani (Rsu), anche senza il bisogno di differenziarli.
Gli incompetenti definiscono tali impianti inceneritori o termovalorizzatori, termini ormai desueti perché con le moderne tecnologie si denominano Energimpianti.
Lo Stato di Israele, per sopravvivere, ha inventato processi di vario genere all’interno della sua Comunità, fra cui la capacità di attirare nuvole e far piovere e la trattazione dei rifiuti solidi urbani.
Come da inchieste a riguardo che abbiamo pubblicato, in quel Paese i rifiuti non devono essere differenziati perché gli stabilimenti industriali provvedono alla bisogna.
Cosicché i rifiuti si trasformano in risorsa, non vi sono discariche e si producono energia, biogas, biocherosene e prodotti sotto asfalto.
 
Il silenzio delle associazioni ambientaliste, che per altri versi hanno molti meriti, sembra quasi la dimostrazione della volontà di mantenere lo status quo, per cui indirettamente e involontariamente, esse tutelano gli affaristi e cioè coloro che gestiscono le discariche.
Ovviamente, il quadro che vi riferiamo è perfettamente legittimo, perché in tutte le autorizzazioni vi sono timbri a iosa. Ma il risultato è che i rifiuti che noi produciamo ogni anno restano alla luce del sole, per quanto “ impacchettati”.
Di fronte a questo scempio ambientale, il Presidente Musumeci, la sua Giunta e il corpo dei 70 deputati che formano l’Ars, tacciono con un silenzio non opportuno. Soprattutto, non prendono le iniziative necessarie per ribaltare questo stato di cose ormai giunto agli ultimi stadi di una malattia che sembra inguaribile.
Cosa dovrebbero fare le due più importanti istituzioni, Presidenza Regione e Ars? Quello che si fa in tutti i Paesi d’Europa e oltreoceano.
 
Di che si tratta?
Di pubblicare un bando di evidenza pubblica a livello europeo e mondiale, per insediare in nove aree industriali, tante quante sono le province, tali Energimpianti, costruiti a costo zero per le finanze regionali in quanto assistiti dal project financing.
Sono tutti impianti che utilizzano almeno cento persone ciascuno per la costruzione e che abbisognano di almeno cento persone per la loro gestione. Producono utili, non inquinano, non si vede un filo di fumo come abbiamo constatato a Berlino, Vienna e Giubiasco (Svizzera), e “sfornano” le materie prime descritte poc’anzi.
Sono decenni che battiamo su questo tasto, come battiamo sul tasto del Ponte sullo Stretto. La sordità di chi ha governato la Sicilia è stata significativa, la protezione di interessi inqualificabili: il silenzio dell’attuale Giunta di governo e del Parlamento è altrettanto inqualificabile.
Il problema è risolvibile come prospettato, senza un euro di spesa. Perché gli attori della politica regionale non vanno in questa direzione? Quali interessi proteggono?
Non certo quelli dei sicilani.

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