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Rifiuti: il biodigestore casalingo è una delle soluzioni

redazione

Rifiuti: il biodigestore casalingo è una delle soluzioni

domenica 23 Settembre 2018

Trasforma l'organico in biometano, capace di alimentare in media per tre ore al giorno un fornello per cucinare o uno scaldabagno, e in fertilizzanti. Costa seicento euro ma, con gli sgravi sulla Tari, si ripaga in tre anni. Basta avere un piccolo giardino per installarlo. Domani l'assessore regionale Pierobon sarà a Marsala per conoscere quello realizzato da un tecnico dell'Istituto del Vino e dell'Olio

L’assessore regionale ai Rifiuti, Alberto Pierobon, sarà domani a Marsala per vedere il biodigestore "Homebiogas 2.0" ideato e realizzato da Mario Ragusa, funzionario e tecnico della sede marsalese dell’Istituto regionale del Vino e dell’Olio.
 
Il biodigestore è un apparecchio che trasforma i rifiuti organici in biometano e fertilizzanti.
 
Grande come un paio di cassonetti della spazzatura, sembra una specie di tenda da campeggio ed è in grado di ottenere biogas dall’organico.
 
I rifiuti umidi rappresentano circa il 30% dell’immondizia che viene prodotta dalle famiglie.
 
"Homebiogas 2.0" è come un grosso stomaco, che può essere messo nel giardino di casa oppure in terrazzo e che "digerisce" l’organico producendo gas metano, oltre a una piccola parte di fertilizzante naturale che si può usare per l’orto.
All’interno del macchinario avviene una fermentazione in assenza di ossigeno della parte organica dei rifiuti domestici.
 
Dalla fermentazione si ottiene il biometano (che può essere utilizzabile fino a tre ore al giorno in cucina o come carburante) e un fertilizzante naturale, ideale per la coltivazione delle piante dell’orto di casa.
 
Il biodigestore casalingo fu ideato alcuni anni fa in Israele, dove alcuni ricercatori locali ebbero l’intuizione di creare uno strumento che si proponesse come una miniatura dei tradizionali impianti di trasformazione di grandi dimensioni.
 
"Con questa macchina – spiega Mario Ragusa, che da anni studia progetti innovativi in campo energetico – abbiamo chiuso l’economia circolare. Funziona in maniera molto semplice: si mette dentro il rifiuto organico e tutti i microorganismi presenti all’interno della sacca lo trasformano in bio metano e fertilizzante. Ciò attraverso un processo del tutto naturale, garantito da una temperatura interna di minimo 25 gradi (basta posizionarlo a favore della luce solare)".
 
Ragusa ha spiegato che i microorganismi "derivano da un inoculo di fertilizzante fresco di ruminante".
 
Nel caso del biodigestore marsalese è stato utilizzato del letame di pecora "e dopo tre settimane l’impianto è entrato a regime".
 
"In questo modo – ha concluso Ragusa – abbiamo trasformato un problema in opportunità e ricchezza. Si consideri che il fornello collegato all’apparecchio resta acceso per oltre tre ore al giorno. E’ una grossa fiamma azzurra di ottimo metano".
 
Ogni impianto costerà seicento euro più Iva, ma chi lo acquista avrà la riduzione del 30% sulla parte variabile della Tari, perché rappresenta una compostiera evoluta.
 
"In tutti i Comuni siciliani – ha spiegato ancora Ragusa – si ha diritto a ricevere lo sgravio, che permette di recuperare l’investimento nel giro di circa tre anni".

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