Presidente Musumeci, spenda tre miliardi in 100 giorni - QdS

Presidente Musumeci, spenda tre miliardi in 100 giorni

Chiara Borzi

Presidente Musumeci, spenda tre miliardi in 100 giorni

mercoledì 26 Settembre 2018

Dal Fesr 2014/20 disponibili 4,5 mld. Dopo 5 anni avremmo dovuto spenderne 3,2 ma siamo fermi a 16 mln. Da Fse, Psr, Feamp, Pac, Pon Metro e Patto per il Sud altri 10 mld in stand by. Necessari: task force dirigenti per accelerare la spesa e fondo di rotazione progettuale per i Comuni

CATANIA – Dati shock ma inconfutabili. Come chiaramente evidenziato nell’ultima relazione della Corte dei Conti, la Sicilia osserva ancora la “percentuale zero” in molte voci di spesa dei fondi destinati dalla Comunità europea allo sviluppo del nostro territorio. Un realtà inaccettabile e che stride con la necessità di recuperare un gap molto ampio, fatto di povertà (una famiglia siciliana su tre è in stato di indigenza), scarsa istruzione (secondo gli ultimi dati Svimez il 21% dei ragazzi siciliani lascia la scuola dopo la terza media), bisogno urgente di occupazione (il 23% dei siciliani è disoccupato). Eppure nonostante gli allarmi, al quinto anno di programmazione l’elefantiaca macchina amministrativa regionale è riuscita a spendere in proporzione poco o nulla, con i soli settori di impresa e agricoltura a far segnare dei risultati leggermente in controtendenza.
 
Come ricorda la Corte dei Conti nella relazione sul rendiconto generale della Regione siciliana per l’esercizio finanziario 2017, la Sicilia ha a disposizione tramite il PO FESR una dotazione finanziaria di 4,557 miliardi di euro, dei quali 3,4 di sostegno da parte dell’Unione Europea e 1,13 di cofinanziamento pubblico nazionale.
 
Al 31 dicembre 2017 l’amministrazione regionale ha avviato procedure per appena 2,193 miliardi di euro, al 31 maggio 2018 per poco più di 350 milioni in più.
 
Delle 10 voci comprese negli obiettivi tematici (o assi) per ben 6 la spesa totale ammissibile dichiarata dai beneficiari è stata pari zero; parliamo di ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione, agenda digitale, cambiamento climatico, prevenzione e gestione dei rischi, sistemi di trasporto sostenibili, inclusione sociale, istruzione e formazione.
 
L’asse del FESR che gode di maggiore dotazione è il numero 4, energia sostenibile e qualità della vita, un finanziamento totale da 1.128.734.788 euro di cui la Sicilia ha speso appena 6.380.137 euro.
 
Il secondo asse più importante per dotazione è il numero 7, sistemi di trasporto sostenibili, per cui alla nostra regione sono stati riservati 683.686.204 euro, di cui è stata dichiarata ammissibile la spesa per una somma pari, ancora, a zero euro. Nella stessa terra in cui la crescita del Pil pro capite, e per cui ogni settore può essere un’opportunità, queste evidenze suonano come una beffa.
 
Come confermato dalla Corte dei Conti stessa, la Sicilia ha già evitato un disimpegno delle somme nei capitoli di infrastrutture e rifiuti grazie ad alcuni accorgimenti proposti dal Comitato di Sorveglianza della Programmazione, ed anche raccolto risultati apprezzabili nell’attività di pubblicazioni di avvisi e bandi favorevoli alla crescita del tessuto imprenditoriale regionale. Sono stati così messi a disposizione dei capo azienda siciliani 619 milioni di euro, con una previsione di spesa al 31 dicembre 2018 ferma attualmente a 178 milioni di euro in più. Le imprese sono così cresciute di oltre il 27 per cento (Rapporto PMI Mezzogiorno 2018), testimoniando l’effettivo beneficio ricevuto dall’impiego dei fondi messi a disposizionen del nostro territorio regionale.
 
 
Sei priorità dovrebbero garantire alla Sicilia l’occasione di stimolare la competitività del settore agricolo, ambito cui la regione ha una dotazione di 2.184.171.900 euro e per cui risulta tra i territori maggiormente beneficiari, sia a livello nazionale che tra alcuni stati dell’Unione. Al 31 dicembre 2017 del PSR Sicilia è stato speso solo il 16,36 per cento delle risorse (356.131.328,19) e cinque misure sono completamente inutilizzate. Al contrario, le operazioni maggiori sono state registrate per le misure 13, 11 e 1 (2.8199 in totale), sono stati raggiunti target significativi di percentuale di spesa (377 milioni di euro a gennaio 2018 per un aumento di 14 milioni di euro stimato) e a fine maggio la spesa è aumentata di 92 milioni di euro rispetto l’esercizio finanziario precedente.
 
Si osserva, invece, una vera stasi nell’attività per lo sblocco de fondi destinati al Fondo Sociale Europeo. Il PO FSE Sicilia 2014-2020 “Investimenti in favore della crescita e dell’occupazione” ha una dotazione finanziaria complessiva pari a 820.096.428 euro (quasi 570 milioni di euro in meno rispetto al PO 2007/2013), dei quali 615 milioni di euro (pari al 75% della dotazione), sulla quota comunitaria, 143,5 sul Fondo di rotazione nazionale (pari al 15% della dotazione) e i restanti 61,5 sul bilancio della Regione siciliana (pari al 10% della dotazione del PO).
 
Al 31 dicembre 2017 le risorse stanziate complessivamente ammontano a poco più di 296 milioni di euro con impegni giuridicamente vincolanti pari a quasi 110,7 milioni di euro e una spesa certificata pari complessivamente a 25,8 milioni di euro.
 
Ciò, secondo quanto analizzato dalla Corte dei Conti, dovrebbe consentire il conseguimento del target di spesa previsto al 31 dicembre 2017 in 96,7 milioni di euro. Alla data del 31 dicembre 2017, mentre gli assi 1 (occupazione), 3 (istruzione e formazione), 4 (capacità istituzionale e amministrativa) e 5 hanno certificato spesa sul programma comunitario per poco più di 25,8 milioni di euro, dei quali poco più di 19,3 in quota FSE, l’asse 2 (inclusione sociale) non registra né impegni e né operazioni.
 
Pur tuttavia – scrive ancora la Corte – esistono avvisi pubblicati di 53,4 milioni di euro, con un target finanziario intermedio di Performance Framework, pari a 40 milioni di euro (al 31 dicembre 2018). Degli 820 milioni disponibili solo 110 milioni sono stati impiegati e solo 290 milioni sono stati stanziati alla data del 31 dicembre 2017.
 
Il segretario regionale della Cisl Sicilia, Mimmo Milazzo, lancia un appello a Musumeci
 
PALERMO – Al quinto anno di programmazione anche la Cisl Sicilia ha messo in evidenza la drammatica situazione legata alla non spesa dei fondi europei. Per il sindacato si parla di vera e propria débâcle, ponendo l’accento sulla parziale, se non nulla, spesa dei fondi che interessano la Sicilia
 
“C’è bisogno di una legge regionale che riordini il sistema degli uffici tecnici preposti al varo dei progetti esecutivi. Altrimenti le opere in Sicilia non decollano e dallo stallo non usciamo – ha spiegato Mimmo Milazzo, segretario regionale Cisl -. Il Fondo sociale europeo mette a disposizione della regione più di 820 milioni. Il Fondo europeo di sviluppo regionale, oltre 4,5 miliardi”.
 
Secondo i dati evidenziati dal sindacato, la spesa impegnata certificata è pari al 17%, effettiva ad appena il 3%. Sul secondo capitolo citato gli impegni di spesa ammontano al 67% ma quella realmente erogata è pari a zero.
 
Il segretario Milazzo ha parlato anche dei fondi proveniente dal Patto per il Sud: “Quasi 5,8 miliardi per la Sicilia di cui impegnato è il 40%, ma ad oggi speso effettivamente nulla. Per la Cisl: “è certo un problema di procedure e di organizzazione degli uffici regionali, che fin qui non hanno palesemente funzionato. Meglio, hanno funzionato poco e male”.
 
La soluzione appare evidente rispetto all’incapacità di agire a favore dello sblocco delle somme e il loro utilizzo. “Se questi uffici (uffici tecnici di Comuni, Liberi consorzi, Città metropolitane) non sono in grado di licenziare progetti esecutivi; se anche sono disponibili montagne di risorse e opere non se ne faranno mai – ha dichiarato il segretario Cisl Sicilia – allora vanno rimossi gli ostacoli che frenano l’avvio dei cantieri. E serve una legge regionale che stabilisca come devono essere composti gli uffici tecnici per grandi e piccoli centri dell’Isola. Che figure professionali devono avere, quanti ingegneri, quanti architetti, quanti geometri in relazione al territorio e alla popolazione. Come devono funzionare e cosa devono fare per evitare l’impasse”.
 
Infine, un appello al governatore della Regione Sicilia: “Al presidente Musumeci e al suo governo per un verso, all’Ars e al presidente Miccichè per un altro, chiediamo di mettere in agenda questa riforma perché sia discussa e approvata, ci auguriamo, entro la fine di quest’anno. Altrimenti dallo stallo non usciamo”.
 
Antonio Caponetto, direttore Agenzia Coesione territoriale
ROMA – Una corsa contro il tempo, condotta con grande sforzo, si sta disputando in Sicilia. Dalla prima metà di settembre gli ispettori dell’Agenzia per la Coesione territoriale stanno svolgendo la loro attività all’interno degli uffici amministrativi regionali, al fine di incentivare, sostenere e analizzare l’attività svolta dai funzionari a favore dello sblocco delle somme ancora non spese del Po Fesr 2014-2020.
 
Non un controllo ma un affiancamento, ha spiegato il direttore dell’Agenzia Antonio Caponetto. Un intervento non arrivato in ritardo ma da giudicare tempestivo perchè sta avvenendo al terzo anno di programmazione siciliano, non al quinto: la precedente Giunta regionale ha, infatti, pianificato l’attuazione degli interventi, per l’80%, solo ad agosto 2016.
 
“Il Programma Operativo della Regione Siciliana è stato approvato dalla Commissione europea nell’agosto 2015 e la Giunta Regionale ha pianificato l’attuazione, selezionando i progetti da realizzare nell’agosto 2016 per circa l’80% dell’intera dotazione finanziaria del programma. Siamo quindi, a tutti gli effetti, al terzo anno di attuazione del programma, al secondo se vogliamo considerare il primo anno dedicato alla selezione dei progetti.
 
Seppure i primi segnali di difficoltà si siano manifestati già nel febbraio 2017, la situazione di criticità è divenuta evidente nell’ottobre 2017. L’Agenzia, assieme alla Commissione Europea, ha affiancato la Regione nel percorso di avvio dell’attuazione sin dall’inizio, lavorando in un quadro di cooperazione trilaterale”. Il direttore dell’Agenzia per la coesione territoriale ha spiegato nel dettaglio i risultati ottenuti attraverso l’attività congiunta, che pubblicheremo nell’edizione di domani, giovedì 27 settembre.

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