Alleanze strategiche fra due Paesi vicini - QdS

Alleanze strategiche fra due Paesi vicini

Massimo Mirabella

Alleanze strategiche fra due Paesi vicini

venerdì 01 Maggio 2009

Forum con Ben Mansour, console generale Tunisia in Sicilia

Come vanno i rapporti economici e diplomatici tra Sicilia e Tunisia?
“Personalmente quando sono stato nominato Console a Palermo sono stato molto contento. Ho sempre pensato che la Sicilia sia un vero paradiso in terra in termini di bellezze storiche, culturali, paesaggistiche, culinarie e climatiche. Spesso questo però i siciliani lo dimenticano. Per quanto riguarda invece i rapporti diplomatici tra le due realtà sono sempre stati buoni. Recentemente inoltre diverse personalità tunisine del nostro governo sono venuti in visita ufficiale in Sicilia per incontrare il presidente Lombardo, persona che stimo molto. Questi incontri non possono far altro che sancire un’amicizia ormai radicata negli anni. Da oltre trenta anni infatti  Palermo è sede di un consolato tunisino a testimonianza delle strette e lunghe relazioni tra i due Paesi che si affacciano sul Mediterraneo”.

Come vedete la Sicilia e il suo ruolo nell’economia tunisina?
“La Sicilia per noi è una terra ricca di possibilità e con un potenziale in termini di crescita economica e peso politico nel mediterraneo davvero notevole. Ahimè però non posso notare come siete ancora indietro rispetto al resto del Paese in termini commerciali e di relazioni economiche con la Tunisia. Nel nostro Paese al momento, per esempio, ci sono 653 aziende italiane del Nord che lavorano stabilmente e che hanno relazioni commerciali consolidate. Appena 20 invece sono le aziende siciliane che lavorano in Tunisia. Su questi numeri bisogna lavorare molto per accrescere gli scambi economici e commerciali tra queste due importanti realtà del Mediterraneo”.

Esistono problemi di collegamento tra Sicilia e Tunisia che a suo avviso possono pregiudicare gli scambi economici?
“Penso di sì. Al momento Tunisi è collegata con Palermo a giorni alterni e con orari scomodi. Inoltre il prezzo del biglietto per un aereo di linea è caro. Sembra paradossale come due realtà tanto vicine non siano collegate in una maniera migliore. La scarsezza dei collegamenti pregiudica a mio avviso l’intensificarsi di scambi economici e culturali”.

Quali sono al momento i sentori economici considerati strategici dal vostro governo per la crescita della Tunisia?
“Sicuramente al primo posto, per attenzioni ed investimenti profusi dal governo centrale, c’è il settore turistico. La Tunisia può contare su una rete di circa 6000 alberghi in gran parte rinnovati che accolgono ogni anno migliaia di turisti europei. Al secondo posto, in termini di investimenti e importanza economica, del settore sicuramente posso annoverare il comparto energetico. La Tunisia è produttrice, al momento, solamente di 2/3 del proprio fabbisogno. E questo rappresenta sicuramente un campo in cui bisogna ancora investire tanto per raggiungere l’autosufficienza. Al terzo posto, in termini di strategia economica per lo sviluppo della nostra terra, possiamo trovare la rete di formazione universitaria e professionale su cui il governo sta investendo e da cui si aspetta grandi risultati. Al momento, in Tunisia, esistono 36 differenti poli universitari e circa 600.000 studenti . a questi andranno aggiunti i centri di formazione professionale che preparano i giovani ad entrare nel campo del lavoro rispettando parametri professionali ormai standardizzati e internazionali”.

La bilancia commerciale tra Sicilia e Tunisia da che beni o servizi è costituita?
“Dalla Tunisia partono giornalmente verso La Sicilia spedizioni di pesce e suoi derivati, ma anche di frutta e ortaggi o olio di oliva. Inoltre esportiamo anche semola per cous cous, birra tunisina e altri prodotti di genere alimentare o artigianale come le scarpe e le ceramiche. Dalla Sicilia arrivano invece più prodotti del settore elettronico. Inoltre per quanto riguarda il settore turistico le presenza annuali di cittadini italiani sfiorano circa 500.000 presenze, in gran parte interessate alle città storiche e ai grandi villaggi turistici dove si coniuga mare, sole, spiagge e golf”.

Su quali fonti energetiche punta il governo tunisino per il futuro?
“Il nostro paese, non essendo ancora indipendente da un punto di vista energetico sta investendo molto nel settore della produzione energetica. Tra tutte le formule scelte per renderci al più presto autonomi, sicuramente una fetta importantissima di investimenti è riservata alle energie rinnovabili ed eco-compatibili. Al momento dipendiamo dall’Algeria per gli idrocarburi e, specialmente, per l’approvvigionamento di gas. Gli sforzi e gli investimenti decisi dal governo hanno però già raggiunto uno scopo. Tutte le nuove forme di sfruttamento delle energie rinnovabili sono presenti in Tunisia. Si va dal solare, all’eolico al geotermico fino allo sfruttamento delle correnti marine. Diversi sono gli italiani e le imprese italiane che lavorano in Tunisia in questo campo, offrendo consulenza e investendo nella realizzazione di parchi eolici e solari allo scopo di produrre e vendere energia pulita. Per un Paese in via di sviluppo, è importante non commettere gli errori che altri paesi più industrializzati hanno commesso negli anni addietro. Per questo stiamo realizzando i nostri impianti sfruttando le conoscenze ed evitando gli errori che altri anno fatto in passato. Vogliamo infatti che davvero le energie alternative siano pulite e non impattino sul paesaggio e sull’ambiente.
“Il settore energetico sarà infatti, e questo il governo tunisino lo sa bene, uno dei fattori che nel prossimo futuro potranno fare la differenza in termini di aiuto allo sviluppo economico. Ci dobbiamo ormai preparare tutti alla fine degli idrocarburi e alla maggiore necessità di energia che dovranno alimentare uffici e industrie. Puntare su questo settore si fa quindi indispensabile per  tenere il passo ed essere competitivi”.

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