I tre mali dell'Italia burocrazia, processi, tasse - QdS

I tre mali dell’Italia burocrazia, processi, tasse

Carlo Alberto Tregua

I tre mali dell’Italia burocrazia, processi, tasse

giovedì 27 Settembre 2018

Imitare i modelli virtuosi

La California (424.000 km2, 39,5 mln di abitanti, disoccupazione al 4,3%) ha un Pil di 2.750 mld di dollari, il nostro Paese, con una popolazione ben superiore, ha un Pil di 1.750 mld di euro.
Perché facciamo questo paragone? Per la semplice ragione che dobbiamo vedere come hanno fatto altri popoli a migliorarsi, a progredire e diventare vere nazioni che hanno capacità di propulsione.
Si dirà che i dati riportati sono anche conseguenza della Silicon Valley, ma essa è effetto e non causa di un Paese che funziona bene. Perché dove il terreno è fertile, ben irrigato e con sementi adeguati il prodotto che esce fuori è di ottima qualità.
Dunque, un Governo che abbia a cuore l’interesse dei cittadini dovrebbe creare le condizioni perché il popolo cresca e si sviluppi, perché la ricchezza prodotta aumenti e quindi vi sia materia adeguata per distribuirla ai veri bisognosi e non ai bacchettoni che fanno finta di esserlo.
Non solo la California va molto bene, ma tutto il Paese nordamericano cresce a ritmi notevoli. Quest’anno forse raggiungerà un più quattro per cento di Pil e la disoccupazione è ai minimi storici, la povertà quasi del tutto debellata.
 
Perché il nostro Paese non cresce come quello nordamericano e meno che mai come quello cinese? E neppure come la Germania o la Spagna? La risposta è semplice. è governato da persone non adeguate, che non hanno studiato, che si comportano mediamente da bifolchi, prendendo in giro i cittadini e approfittando della loro ignoranza.
Il Popolo è sempre più preda dei millantatori e degli illusionisti, i quali – com’è accaduto in questi venti secoli – hanno sempre operato per tenere nell’ignoranza i governati, illudendoli con promesse mai mantenute.
Si dice che il ceto politico è l’espressione del Popolo. Non ci sembra di condividere questa opinione. Sono i furbetti che, comprendendo bene lo scenario, utilizzano il Popolo per i loro interessi di parte, in modo da poterne approfittare senza per contro far progredire i propri amministrati.
Lo scenario è chiaro e non si capisce come vi siano persone che non lo vedano e che invece vanno ad applaudire nelle piazze e nei convegni Tizio o Caio che continuano a fare promesse roboanti.
 
Qualche sera fa, Carlo Cottarelli, in una trasmissione di RaiUno ha confermato quello che noi scriviamo da anni. I guai dell’Italia sono almeno tre: burocrazia, lentezza dei processi e alta pressione fiscale.
Abbiamo più volte scritto come la corruzione sia un cancro peggiore della criminalità organizzata, perché s’incunea in tutti gli anfratti della pubblica amministrazione, comprando i servizi pubblici e impedendo la concorrenza e quindi la competitività.
Tutto ciò perché la burocrazia è debole, fragile e mediamente ignorante, anche se al suo interno vi sono validi e brillanti dirigenti, funzionari e dipendenti che invece hanno il senso dell’onore e quello del dovere.
Per la sua debolezza e anche per la insita furbizia, i servizi chiesti da cittadini e imprese non vengono erogati se non con una esasperante lentezza, per cui gli istanti continuano a dover ricorrere al favore e in qualche malaugurato caso alla mazzetta per ottenere il provvedimento cui avrebbero diritto nei tempi europei.
 
Il secondo male è la lentezza dei processi, soprattutto quelli civili e amministrativi, perché incidono fortemente nell’economia. Chi ha un contratto e sa di non poterlo rendere effettivo, perché ricorrendo alla magistratura l’esito arriverà dopo 8/10 anni, non è indotto a fare nuove attività. Peggio ancora, gli investitori stranieri che chiedono in via preliminare ad importanti studi professionali quanto tempo occorra in caso di controversie. Appena sentono i tempi prima indicati rinunciano.
Il terzo male è quello dell’enorme pressione fiscale che ufficialmente è intorno al 42,2% ma che sostanzialmente supera il 60%.
L’enorme pressione fiscale deprime l’economia, non rende vantaggiosa l’iniziativa imprenditoriale, tosa i consumi, perché i cittadini trovandosi meno denaro in tasca spendono meno. Tutto ciò per acquisire una massa di entrate, la cui maggior parte viene utilizzata per un deprecabile assistenzialismo, in un vorticoso turbine di spesa pubblica inefficiente che provoca la corruzione.

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