Salute: tumori, al nord si vive di più - QdS

Salute: tumori, al nord si vive di più

Pietro Crisafulli

Salute: tumori, al nord si vive di più

venerdì 28 Settembre 2018

Il paradosso: Meridione meno colpito ma la sopravvivenza è inferiore. Casi in aumento soprattutto tra le donne del Sud, il fumo è il principale fattore rischio. Cancro al seno il più frequente. Secondo gli oncologi pesano gli stili vita non idonei. La ministro Grillo, "Pesa la differenza di sopravvivenza a cinque anni per i tumori tra il Nord e il Sud, mi impegno a metterci volontà e risorse umane e strumentali per ridurre le divergenze". Investire in prevenzione

Sempre più casi di tumore in Italia, anche per effetto dell’invecchiamento progressivo della popolazione.
 
Ma pure su questo fronte il Paese si spacca in due: al Nord si sopravvive di più anche se al Sud, di contro, ci si ammala di meno ed il numero dei casi è percentualmente minore.
 
E’ questa l’ultima istantanea dell’Italia dei tumori che arriva dal Rapporto I numeri del cancro 2018 frutto del lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum), Fondazione Aiom e programma di monitoraggio Passi (Progressi Aziende Sanitarie Salute Italia).
 
I NUOVI CASI DI TUMORE
 
Complessivamente, quest’anno sono stimati 373.300 nuovi casi di tumore (194.800 uomini e 178.500 donne), con un aumento, in termini assoluti, di 4.300 diagnosi sul 2017.
 
E quasi 3,4 milioni di cittadini vivono dopo la scoperta della malattia (3.368.569, erano 2.244.000 nel 2006): un dato in costante aumento.
 
Cambia inoltre la classifica delle neoplasie più diffuse: il tumore più frequente in Italia è diventato quello della mammella e nel 2018 sono stimati 52.800 nuovi casi (erano 51.000 nel 2017).
 
Seguono il cancro del colon (51.300, erano 53.000 nel 2017), che lo scorso anno era il più diagnosticato e del polmone (41.500, erano 41.800 nel 2017).

MENO COLPITO IL MERIDIONE
 
I tumori colpiscono meno nel Meridione, infatti il tasso d’incidenza è più basso del 13% tra gli uomini e del 16% tra le donne.
 
Le tre Regioni con il più alto numero di diagnosi stimate nel 2018 sono invece Lombardia (64.200), Lazio (33.850) e Veneto (31.850).
 
 
AL SUD SI SOPRAVVIVE MENO
 
Ma ad emergere è soprattutto il grande gap Nord-Sud: in Emilia-Romagna e Toscana si sopravvive di più, mentre il Sud è fanalino di coda e sempre nel Meridione si registra un boom di fumatrici tra le 25-34enni.
 
Sono soprattutto la scarsa adesione agli screening e gli stili di vita scorretti – a partire dal fumo – a causare le differenze regionali, con la Sicilia che registra tassi di sopravvivenza al 52% per gli uomini e 60% per le donne, la Sardegna al 49% e 60% e la Campania al 50% e 59%.
 
"Pesa – afferma il ministro della Salute Giulia Grillo – la differenza di sopravvivenza a cinque anni per i tumori tra il Nord e il Sud: per questo da parte mia c’è l’impegno a metterci volontà e risorse umane e strumentali per ridurre tali divergenze".
 
Lo svantaggio per il Sud, ha però sottolineato, "è anche legato alla situazione sociale. E’ dunque importante agire sui determinanti sociali della salute, e dobbiamo lavorare di più sulla prevenzione".
 
PUNTARE SULLA PREVENZIONE
 
Puntare sulla prevenzione è prioritario anche per la presidente Aiom Stefania Gori: "I tumori non solo sono curabili ma anche guaribili, grazie a terapie sempre più efficaci e alle campagne di prevenzione".
 
"Infatti – spiega – il 27% dei pazienti vivi dopo la diagnosi torna ad avere (dopo un periodo di tempo diverso in base al tipo di tumore, sesso, età di insorgenza) la stessa aspettativa di vita della popolazione generale, potendosi considerare guarito".
 
Nel 2010 i guariti erano 704.648, nel 2018 "sono 909.514, con un incremento – conclude Gori – del 29%".

FUMO PRIMO FATTORE DI RISCHIO
 
Il fumo di sigaretta è il principale fattore di rischio per molti tumori e in Italia sono attribuibili a questa pericolosa abitudine ogni anno circa 93mila morti: le sigarette costituiscono la prima causa di perdita di anni di vita.
 
E la situazione è preoccupante soprattutto per le donne del Sud.
 
Il 26% degli italiani, infatti, fuma e le generazioni di giovani adulti sono le più esposte. Fra gli uomini, la quota maggiore di fumatori si registra fra i più giovani, con meno di 35 anni, più elevata fra i 25-34enni rispetto ai giovanissimi (18-24 anni). È proprio la diminuzione dei tabagisti in queste classi di età a determinare il calo complessivo dei fumatori in Italia.
 
"Preoccupa però – sottolinea Maria Masocco, Responsabile Coordinamento Nazionale del programma di monitoraggio Passi -la situazione nel Meridione che vede un significativo aumento delle fumatrici fra le 25-34enni e una sostanziale stazionarietà di questa abitudine nelle nuove generazioni delle 18-24enni. In generale, nelle giovani donne che vivono nelle Regioni del Sud si registra, negli ultimi anni, un preoccupante incremento di fumatrici tale da annullare il vantaggio storico, per bassa prevalenza di questa abitudine, rispetto alle donne del Centro-Nord".
 
"A questo quadro – spiega – si aggiungono in queste aree le alte percentuali di altri fattori di rischio per cattivi stili di vita (sedentarietà ed eccesso di peso) e una bassa copertura degli screening oncologici per la diagnosi precoce dei tumore della mammella, del colon-retto e della cervice uterina. Per questo è fondamentale investire in campagne di prevenzione".
 
GLI ALTRI FATTORI DI RISCHIO
 
Fra gli altri fattori di rischio, il 17% degli italiani consuma alcol in quantità o modalità di assunzione a maggior rischio per la salute, il 32,5% è sedentario e il 42,2% risulta in eccesso ponderale (il 31,7% è in sovrappeso e il 10,5% obeso). Al Centro-Sud la quota dei sedentari è significativamente più elevata e raggiunge il 50% in diverse Regioni (toccando il 71% in Basilicata). Inoltre la Campania continua a detenere il primato per la percentuale più alta di persone in eccesso ponderale (51%), seguita da Sicilia (48,1%), Molise (47,8%) e Puglia (45,5%) con valori non molto distanti.
 
"L’indagine sugli stili di vita – conclude Fabrizio Nicolis, presidente Fondazione Aiom – è stata estesa anche alle persone che hanno ricevuto una diagnosi di tumore. Questi cittadini presentano alte percentuali di fattori di rischio legate ad abitudini non salutari, mai abbandonate, talvolta più elevate rispetto alle persone sane. Il 20% è fumatore abituale, l’11% fa un consumo di alcol rischioso per la salute ed è relativamente bassa la quota (14%) di coloro che consumano più di cinque porzioni di frutta e verdura. Inoltre il 38% è sedentario e il 15% è obeso, tassi maggiori rispetto alla popolazione libera da tumore. Fra i pazienti oncologici sono più frequenti le azioni di contrasto ai fattori aggravanti, anche se resta ancora troppo bassa la quota di persone che tentano di smettere di fumare (42%) o che seguono una dieta per perdere peso (30%)".
 
FONDAMENTALE LA PREVENZIONE
 
Per questo, conclude, "vanno promosse campagne di prevenzione per far comprendere a questi pazienti l’importanza degli stili di vita sani anche per impedire lo sviluppo di eventuali recidive".
 
Sul fronte prevenzione, la Lega italiana per la lotta contro i tumori (Lilt) ha lanciato anche quest’anno la campagna di prevenzione di ottobre, con visite gratuite e monumenti illuminati di rosa nelle città.

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