Perché conviene essere poveri - QdS

Perché conviene essere poveri

Carlo Alberto Tregua

Perché conviene essere poveri

mercoledì 03 Ottobre 2018

Cpi inutili a trovare lavoro

Il Governo dice che in Italia vi sono 6,5 milioni di poveri. Non conosciamo la fonte perché l’Istat, invece, accerta che ve ne sono 5 milioni.
La statistica è quella scienza che a suo tempo utilizzò Trilussa con la famosa favoletta dei due polli. Noi dubitiamo fortemente che nel nostro Paese vi siano effettivamente 6,5 milioni di poveri, anche perché – a parte il grossolano coefficiente citato – non vi è nessuna ricerca scientifica, e quindi suffragata da dati certi, secondo cui tale cifra sia vera.
L’Italia, com’è noto, è Paese di furbi, furbetti e furbacchioni. Non ci sono veri cittadini, cioè persone umane che abbiano il senso della collettività e il rispetto del prossimo. Ognuno tira il lenzuolo dal proprio lato, infischiandosene se scopre il lato altrui. L’egoismo è imperante.
Perché accade tutto questo? Perché le istituzioni – Governo, Parlamento, Assemblee regionali e Consigli comunali – sono formate da persone alla ricerca di un posto di lavoro e di uno stipendio, piuttosto che da eletti con senso di responsabilità e dovere di servire i cittadini.
 
Seimilionicinquecentomila poveri: crediamo sia una balla colossale, che però il Partito pentastellato usa come bandiera perché traduce in seimilionicinquecentomila voti.
Così messa la questione, si induce la gente ad apparire povera. Né si può pensare che la Guardia di Finanza, cui è affidato il compito di controllare, a campione, l’effettiva povertà, possa raggiungere lo scopo di far rinsavire gli imbroglioni che cercano di stare sotto la fascia dell’Isee.
Quanti delinquenti, quanti lavoratori in nero, quanti piccoli artigiani e agricoltori, quanti forestali che prendono l’indennità e poi lavorano in nero, ci sono fra questi poveri? Ripetiamo, non vi è alcuna ricerca scientifica che li quantifica e li qualifica.
Non che la povertà non esista, ma la sua dimensione non è così macroscopica come ci vuol far credere il Governo, appunto perché non suffragata da dati sicuri.
Eppure, verranno distribuiti 10 miliardi a pioggia per avere 6,5 milioni di voti: perché anche i poveri votano, così come gli evasori e i malfattori che non siano ancora stati privati dei diritti politici.
 
Conviene essere poveri? La dignità umana dice di no. Ogni cittadino degno di questo nome dovrebbe lavorare, anche inventandosi un lavoro, anche rischiando, per raggiungere quel bene supremo che è la libertà, fondata sulla libertà dai bisogni.
Questa parte della manovra è un invito a non cercare lavoro. Fa ridere l’ipotesi (ancora di ipotesi si tratta) che i 501 Centri per l’impiego, formati da solo 8 mila persone e quasi tutte non qualificate e privi di sistemi digitali, possano offrire a ciascun povero tre opportunità di lavoro. Non potranno offrirne neanche una perché non hanno alcuna nozione dell’organizzazione e perché, obiettivamente, sono già caricati di una serie di incombenze che in queste condizioni non possono ottemperare.
Da un canto il Governo vuole investire 2 miliardi sui Cpi, per trasformarli in strutture efficienti, dall’altro non prevede che, per questo risultato, ci vorranno da tre a cinque anni, l’intera legislatura.
 
Un Governo serio, per coerenza, avrebbe dovuto subordinare l’erogazione del reddito di cittadinanza al funzionamento efficiente dei Cpi. L’inversione della sequenza rivela la demagogia che sta alla base della volontà governativa.
Non possiamo non ricordare la stessa demagogia con cui il Governo Renzi distribuì 10 miliardi ai dipendenti che non avevano uno stipendio superiore a 26 mila euro l’anno.
Renzi, allora, disse che questi 10 miliardi si sarebbero riversati nei consumi. Tale intento non si realizzò perché i dipendenti, impauriti e timorosi di un futuro incerto, preferirono risparmiare tale prebenda piuttosto che spenderla.
Ma poi, dobbiamo ricordare, che 10 miliardi nel mondo dei consumi, formato da centinaia di miliardi, non sono che una goccia nel mare. Quindi l’ipotesi che distribuendo risorse a pioggia aumentino i consumi è quantitativamente destituita di fondamento.
Se gli stessi 10 miliardi fossero stati destinati a investimenti, avrebbero messo in moto 50 miliardi di euro e creato 500 mila posti di lavoro. Altro che povertà!

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017