Internauti specchio dell'ignoranza - QdS

Internauti specchio dell’ignoranza

Carlo Alberto Tregua

Internauti specchio dell’ignoranza

giovedì 04 Ottobre 2018
Quando Internet vide la luce (1° gennaio 1983) molti ebbero la speranza che l’apertura dell’informazione in ogni angolo del mondo sarebbe servita a far crescere le persone che vi abitavano. Così è stato. Tutti hanno avvertito un senso di liberazione perché finalmente l’isolamento diminuiva e si è avvertito l’anelito di chi diventa cittadino del mondo perché ognuno è in contatto con tutti.
Quindi, un benefico effetto sul piano psicologico ed anche su quello operativo, perché finalmente le informazioni circolavano sulle reti che hanno coperto quasi tutta la superficie terrestre.
Ora, addirittura, importanti multinazionali stanno mettendo a punto le reti per coprire la superficie marina, anche se i satelliti procedono a lunghi passi nella stessa direzione.
È bene che l’informazione circoli ovunque perché consente di aprire il cervello a ciò che accade e a diventare meno fragili nei confronti di chi possiede l’immenso tesoro del sapere.
 
Ma, c’è un ma, grande come una casa, e riguarda il fatto che di botto intere popolazioni di ignoranti hanno ritenuto di diventare popolazione di sapienti. Vi è stata la grande confusione, per altro auto-alimentata, che l’informazione in quanto tale equivale a sapere.
Ovviamente non è così per la semplice ragione che il Sapere è un insieme di cognizioni ordinate, catalogate, messe insieme secondo logica che fanno capire come vanno le cose, quali siano i problemi e le eventuali soluzioni. Insomma il Sapere è anche una questione di metodo e di ordine senza dei quali non vi sarebbe nessun sapere.
Non è una tautologia ma il rilevamento di un fatto evidente. Le reti inventate dalle grandi multinazionali hanno acquisito centinaia di milioni di internauti. Esse hanno messo in campo meccanismi apparentemente semplici che consentono l’interlocuzione di tutti con tutti, con ciò alimentando la confusione ed anche l’ignoranza.
Secondo la nota legge economica di Gresham (la moneta cattiva scaccia questa quella buona) il cattivo esempio scaccia il buon esempio, il cattivo comportamento scaccia il buon comportamento. In altri termini, si è indotti ad imitare chi si comporta male piuttosto che chi si comporta bene.
 
L’ignoranza è uno dei mali più gravi dei nostri tempi. Non che non vi fosse in quelli andati, però, allora, vi era consapevolezza della stessa per cui la distinzione fra chi sapeva e non sapeva era netta, chiara ed inequivocabile.
Oggi no: la diffusione a macchia d’olio dell’ignoranza fa illudere che tutti siano diventati di botto sapienti sol perché possono acquisire un’informazione su Wikipedia e, in qualche caso, sulla Treccani o sulla Crusca.
Anche un’informazione ben attinta non è detto che apra il cervello di chi l’ha richiesta perché se la mente della persona non è abituata all’elaborazione, la conoscenza di una singola informazione non la fa diventare certamente sapiente.
Chi dovrebbe combattere l’ignoranza diffusa? La scuola, l’Università, i libri, la buona lettura, i programmi radiotelevisivi di divulgazione, la carta stampata con le sue pagine dedicate alla cultura. Ultimi ma non ultimi i siti che dovrebbero riuscire a incanalare nel modo giusto le informazioni. Ma su quest’ultimo versante non bisogna contarci molto.
 
Si sostiene da alcune parti che la regimentazione della comunicazione sulla rete informatica sarebbe come una sorta di nodo scorsoio. E invece non è così perché il danno che comporta la propagazione di informazioni false o inadatte è peggiore di quella dell’onda di una bomba atomica, perché avviene con enorme rapidità e colpisce l’attenzione di tanta gente non preparata a riceverla.
Si sostiene che, per esempio, i siti porno facciano un danno enorme soprattutto ai più giovani. é vero, ma perché fanno danno? In quanto tali o in quanto visti e sentiti da persone che non hanno cultura e quindi capacità di filtrare ciò che vedono e che sentono? Cos’è peggiore, la cosa in sé o l’incapacità di valutarla?
Se riflettessimo su questo interrogativo capiremmo come funzionano le cose e ognuno di noi, nel nostro piccolo potrebbe contribuire a migliorarle. Come? Diffondendo una giusta conoscenza, spiegando che ogni persona umana deve essere capace di elaborazioni per evitare di essere gabellata e, in fondo, per acquisire quel bene supremo che è la libertà. Quella vera, non quella propagandata!

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