Occorre il referendum sui pensionati privilegiati - QdS

Occorre il referendum sui pensionati privilegiati

Carlo Alberto Tregua

Occorre il referendum sui pensionati privilegiati

venerdì 05 Ottobre 2018

Ricalcolare tutte le pensioni

Il Consiglio di presidenza della Camera dei deputati, con delibera del 12 luglio 2018, ha deciso che dal 1° gennaio 2019 non verranno più distribuiti i cosiddetti vitalizi agli ex deputati in misura superiore al riconteggio effettuato con metodo retributivo.
Il che significa che, finalmente, gli ex deputati percepiranno un assegno pensionistico proporzionato ai contributi versati, mentre la differenza che attualmente va nelle loro tasche, a carico della fiscalità generale, cioè dei contribuenti, verrà eliminata.
Il provvedimento non è impugnabile davanti ai tribunali ordinari perché emesso da un organo costituzionale qual è la Camera dei deputati in regime di autodichia; l’unica possibilità che hanno i ricorrenti sarà di riuscire a portare la questione davanti alla Corte Costituzionale.Ma su questa iniziativa vi sono moltissimi dubbi dal momento che la Corte ha lo stesso livello del Parlamento e può giudicare la costituzionalità di leggi, ma non di provvedimenti interni di altri organi costituzionali.
 
Intanto va sottolineato che il Parlamento, a presidenza forzitaliota, non ha seguito l’esempio della Camera, per cui se non approvasse un provvedimento analogo entro il 31 dicembre, si verificherebbe una discrepanza fra i due rami del Parlamento: al Senato gli ex parlamentari continuerebbero a percepire un vitalizio (pensione) maggiorato, alla Camera un vitalizio (pensione) proporzionato ai contributi versati.
Non sappiamo come finirà. Però sappiamo che è calato il silenzio sulla materia, forse perché gli esimi ex senatori non vogliono che l’opinione pubblica rilevi questa anomalia, infischiandosene se i loro colleghi, ex deputati, dal prossimo 1 gennaio riceveranno il giusto vitalizio (pensione) e non quello maggiorato indebitamente.
Indebitamente i ricorrenti che continuano a percepire somme hanno tentato di intimidire la massa di circa 18 milioni di pensionati facendo loro balenare la possibilità di un provvedimento tendente a tagliare la parte di pensione a carico dei contribuenti, in quanto non proporzionata ai contributi versati.
Si tratta di una bufala, perché anche uno studente al primo anno di giurisprudenza capisce la differenza tra un provvedimento costituzionale in autodichìa e una legge ordinaria.
 
Costoro, mentendo, non dicono che è una minoranza di pensionati che riceve l’assegno superiore al dovuto e precisamente gli ex dipendenti pubblici di qualunque livello. Ciò perché nessuno dei pensionati privati, che sono la grande maggioranza, percepisce l’assegno in base ai contributi versati.
Scusate la ripetizione, ma intendiamo che sia fatta chiarezza lampante su una materia che gli imbroglioni cercano di oscurare per trarne un tornaconto egoistico che grava profondamente sulle casse dello Stato, cioè sui cittadini.
Però la questione rimane tutta intera: una minoranza di pensionati percepisce un assegno superiore al dovuto mentre la maggioranza percepisce un assegno regolare. Come può essere eliminata questa palese ingiustizia? Non certo con legge ordinaria perché essa violerebbe il principio costituzionale dell’affidamento, per cui sarebbe inevitabilmente cassata dalla Corte Costituzionale.
 
E allora, quale potrebbe essere la soluzione? Semplice a dirsi, difficile a farsi. Il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, ha comunicato che sta preparando un ddl costituzionale per tagliare 345 parlamentari di Camera e Senato. Basterebbe aggiungere a tale ddl la norma con cui viene autorizzato il ricalcolo di tutte le pensioni con la conseguente liquidazione dell’assegno rigorosamente in base ai contributi versati.
Tale disegno costituzionale dovrebbe essere approvato anche dall’opposizione (Pd) perché ricalca la riforma bocciata il 4 dicembre 2017. Quindi potrebbe passare con la maggioranza qualificata dei due terzi che eviterebbero il successivo referendum confermativo.
Ma se anche non vi fosse tale maggioranza qualificata, riteniamo che il referendum avrebbe successo perché la grande maggioranza dei pensionati contribuenti e i dipendenti del settore privato che avranno l’assegno contributivo voterebbe a favore per eliminare questa vergognosa iniquità che il doroteismo ha trascinato sino ai nostri giorni.

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