Trasparenza informativa, le imprese siciliane latitano - QdS

Trasparenza informativa, le imprese siciliane latitano

Michele Giuliano

Trasparenza informativa, le imprese siciliane latitano

venerdì 05 Ottobre 2018

Indagine RmStudio: su 105 aziende analizzate in Sicilia nessuna ha predisposto una “Dichiarazione non finanziaria”. In merito non vi è alcun obbligo normativo, solo in sette hanno redatto un bilancio di sostenibilità: gli ambiti sociali, ambientali, dei diritti umani e anti corruzione, non trovano spazio

PALERMO – Essere impresa non è soltanto remunerazione e guadagno, ma anche impegno etico all’interno di una società che presenta un grado di complessità sempre maggiore. Se dal punto normativo non esiste alcun obbligo, che verrà introdotto soltanto a partire dall’anno in corso in riferimento all’anno passato e solo per alcune tipologie di aziende, rendere evidenti le proprie finalità, che sia anche solo quella semplicemente finanziaria, potrebbe aiutare a creare un circolo virtuoso di collaborazione e crescita tra attori economici e sociali.
 
Creare un rapporto con quelli che vengono definiti stakeholder, cioè i soggetti influenti nei confronti di una iniziativa economica, una società o un qualsiasi altro progetto, può portare soltanto effetti benefici. Per stakeholder, infatti, non bisogna intendere soltanto clienti, fornitori, finanziatori, collaboratori, dipendenti ma anche gruppi di interesse locali o esterni, come i residenti di aree limitrofe a un’azienda e le istituzioni statali relative all’amministrazione locale.
 
Purtroppo, le aziende siciliane non puntano in maniera adeguata sulla trasparenza informativa delle attività etiche e contro la corruzione che migliorano il rapporto con i loro stakeholder e danno valore al loro business.
 
Su un campione di 105 aziende siciliane rilevanti, infatti, è emerso che nessuna azienda ha predisposto nell’esercizio 2017 una Dichiarazione non finanziaria (Dnf) riguardante gli ambiti sociale, ambientale, del personale, dei diritti umani e della lotta alla corruzione e solo sette hanno redatto un bilancio di sostenibilità.
 
È quanto emerge da una ricerca effettuata da RmStudio di Raffaele Mazzeo, nato dalla “curiosità” di capire come hanno reagito su base volontaria le principali aziende siciliane al cambiamento in corso che vede sempre di più il rapporto con gli stakeholders al centro delle attività economiche. “Ma produrre questa dichiarazione – spiega Mazzeo – sarebbe stata una svolta culturale di grande valore per l’economia siciliana: le aziende avrebbero dimostrato di saper stare un passo avanti”.
 
In Sicilia, fuori dal campione, risulta che solo un gruppo bancario abbia predisposto nell’esercizio 2017 una ‘Dichiarazione non finanziaria’ conforme alla legge. Tale eccezione riguarda, però, una banca che rientra fra i soggetti che a breve saranno obbligati dalla legge ad emettere tale documento.
 
Nell’ambito del campione sono state ulteriormente individuate 48 imprese che in base a determinate caratteristiche rientrerebbero per tipo di mercato e dimensione fra i soggetti che dovrebbero produrre una rendicontazione maggiormente orientata agli stakeholders e alla sostenibilità. Ancora, nel campione sono presenti le uniche 6 società siciliane quotate o che si trovano in una fase di quotazione (ma che non superano i parametri dimensionali oltre il quale scatta l’obbligo). Tra le 105 aziende, infine, solo sette hanno redatto un bilancio di sostenibilità.
 
“La sensibilità a questi temi rilevanti – spiega Mazzeo – è ancora molto bassa da parte delle aziende siciliane. Oggi solo l’intervento regolatorio è in grado di indurre il settore delle imprese alla rendicontazione non finanziaria come già avviene per quella finanziaria ovvero per il bilancio di esercizio. La maggior diffusione della comunicazione finanziaria fra le imprese è solo una questione di tempo. Il tempo dipende dalla velocità con cui con cui le imprese sapranno comprendere la stretta relazione che esiste fra creazione di valore e trasparenza. Un concetto che le imprese siciliane non hanno ancora metabolizzato in pieno”.

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