Il consenso elettorale è diventato fluido - QdS

Il consenso elettorale è diventato fluido

Carlo Alberto Tregua

Il consenso elettorale è diventato fluido

sabato 06 Ottobre 2018

Scomparse Destra e Sinistra

Parlare ancora di Destra e Sinistra è anacronistico. Se così non fosse, non si capirebbe come i partiti che dovrebbero essere di Destra portino istanze della vecchia Sinistra e viceversa.
La verità è che i cittadini – di cui la gran parte è ignorante (cioè ignora), ormai pervasa dal consumismo -, non guardano più né chi fa promesse, né quali siano tali promesse. Vogliono tutto e subito per aumentare i propri consumi, solo parte dei quali rispondono a veri bisogni.
Proprio in funzione di questa necessità, o supposta tale, gli elettori danno il proprio consenso (non informato) ai venditori di fumo che promettono tutto quello che loro vogliono, a prescindere dalla fattibilità delle promesse.
La conseguenza è che il consenso elettorale è diventato fluido, nel senso che si sposta da un partito (o movimento) all’altro, con estrema facilità, sempre in funzione delle promesse di cui sopra.
 
Del consenso fluido ha fatto le spese il Partito democratico che – avendo distribuito a pioggia dieci miliardi ai dipendenti con uno stipendio non superiore a 26mila euro all’anno – , ha vinto a mani basse le elezioni europee del 2014, portando a casa quasi il 41% dei consensi.
Poi, però, dovendo attuare una politica puntata alla crescita ma che non dava più elemosine ai cittadini, ha perso clamorosamente le elezioni del 4 marzo 2018.
Il consenso fluido si è spostato immediatamente sul Movimento Cinquestelle che ha sostituito il Pd nel fare promesse di distribuzione di ricchezza assistenzialistica: il reddito di cittadinanza. Esso è in parte copiato dal reddito di inserimento già diventato legge sotto i governi del Pd. Ma sempre di mance si tratta.
Ora, che i veri poveri debbano essere sostenuti, è opinione di tutti i cittadini italiani. La questione vera è nel determinare quanti siano effettivamente poveri e quanti siano finti poveri. A questi ultimi non bisogna dar nulla, anzi, bisognerebbe indagare sui loro proventi in nero, per tassarli.
Non solo la distribuzione a pioggia dell’assegno di cittadinanza depaupererà le casse dello Stato, ma alimenterà evasione e lavoro nero.
 
I massmediologi sono coloro che cercano di individuare il cosiddetto “sentimento popolare”, cioè l’umore dell’elettorato, il quale è influenzato non tanto dai programmi seri fondati su azioni di medio e lungo periodo, ma sugli atti e le parole che momento per momento cercano di intercettare le emozioni delle singole persone.
La comunicazione è lo strumento con cui si interviene nel mercato politico-elettorale per conquistarlo.
Su questi due assi (massmediologia e comunicazione) si fondano le campagne elettorali di vario livello: la prossima sarà quella di maggio 2019 per l’elezione dei 705 eurodeputati. Ma intanto, i sondaggisti registrano il raddoppio dei consensi a Salvini e il mantenimento di quelli di Di Maio.
Forti di tale consensi riportati dai sondaggi, sia il primo che il secondo possono sparare frasi e parole molto dure nei confronti dell’Europa, mentre ignorano quasi del tutto gli avversari interni che ci mettono del loro per essere insignificanti.
 
Un Partito democratico dilaniato, sia a livello nazionale che regionale, nel quale i vertici non hanno capito il loro naufragio, Forza Italia che regredisce sempre di più, Fratelli d’Italia sceso sotto il 3%, gli inesistenti Leu e gli spariti Centristi, costituiscono il panorama delle opposizioni: una pacchia per Lega e M5s.
La conseguenza è che essi non hanno obiettivamente una forza parlamentare capace di rimettere in carreggiata la claudicante economia nazionale, soprattutto bilanciando lo stato di salute del Nord con quello di malattia del Sud.
Un governo responsabile non può ancora tenere un terzo del territorio e un terzo della popolazione in condizioni di indigenza, ma non deve propinargli l’aspirina. Occorrono interventi-shock per costruire tutte le infrastrutture necessarie che sono lo strumento per far accelerare l’asfittica economia meridionale.
Non è ancora possibile che il treno da Salerno a Villa San Giovanni impieghi sei o sette ore, che per attraversare lo Stretto di Messina ce ne vogliano due, e che per andare da Siracusa a Trapani occorrano otto ore. Una vergogna!

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