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Nessun cittadino è al di sopra della legge

Carlo Alberto Tregua

Nessun cittadino è al di sopra della legge

martedì 09 Ottobre 2018

Mattarella costretto a ribadirlo

Sembra una banalità ma il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato costretto a ricordare al mondo politico che: “Nessuno è al di sopra delle legge”, la quale deve essere uguale per tutti. Non si capisce perché molti abbiano strepitato quando Matteo Salvini (che non amiamo) è stato sottoposto ad indagine da parte della Procura e, all’opposto, abbia sollevato un coro di protesta quando Domenico Lucano, sindaco di Riace, è stato sottoposto ad arresti domiciliari.
Ricordiamo che la magistratura requirente ha ancora oggi l’obbligo dell’azione penale, cioè deve attivare le indagini non appena riceve una notizia criminis.
Che poi tutte le notizie vengano messe in un certo ordine di importanza, secondo il discernimento del procuratore capo, è un altro discorso.
La magistratura requirente ha il compito di cercare la verità basata su fatti incontrovertibili, da provare nel processo, al di là di ogni ragionevole dubbio.
 
Il guaio della Giustizia italiana è la esasperante lunghezza dei processi di ogni tipo, il che equivale a parlare sempre più frequentemente di “giustizia denegata”.
Chi ha torto e chi ha ragione deve saperlo dopo uno o due anni, non dopo dieci anni, anche perché il ritardo endemico dei processi, soprattutto di quelli civili ed amministrativi, respinge gli investitori nazionali ed esteri.
è sempre possibile che un contratto generi delle controversie. Ma esse devono essere risolte in tempi europei. La lentezza dei processi relega l’Italia negli ultimi posti dell’equità che deve sempre albergare e regnare sui popoli.
La lentezza dei processi ha generato una crescita abnorme del numero degli avvocati. Quelli di Roma sono tanto quanto quelli di tutta la Francia.
Lo sviluppo di un Paese non può essere basato sulle controversie, anzi queste devono essere ridotte al minimo perché gli affari dovrebbero scorrere lisci e il deterrente per non fare baruffe giudiziarie dovrebbe essere molto forte. In altre parole, dovrebbe esserci la convenienza a non aprire liti giudiziarie piuttosto che ad aprirle.
La lentezza dei processi crea un’altra grave conseguenza e cioè il forte rallentamento nella realizzazione delle opere pubbliche, di cui il nostro Paese ha essenziale bisogno.
Quando si assegna un appalto c’è sempre qualcuno che fa ricorso, a torto o a ragione, e poi Tar e, successivamente, Consiglio di Stato (Cga per la Sicilia), devono sbrogliare la matassa nel corso di lunghi periodi, con la conseguenza che tutto resta fermo fino alla sentenza definitiva.
Quanto precede è conseguenza anche del Codice degli Appalti, particolarmente farraginoso, che consente interpretazioni di ogni tipo. Mentre esso dovrebbe racchiudere norme semplici, leggibili e di facile applicazione, non di difficile interpretazione.
Ci rendiamo conto che i magistrati si trovano in grave difficoltà quando devono applicare norme tortuose che non fanno vedere con chiarezza chi ha torto e chi ha ragione.
 
Nessun cittadino è al di sopra della legge. Sul tema ricordiamo il bel film con Gian Maria Volontè dal titolo “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” (1970), una sorta di satira dell’epoca ma che è ancora oggi di viva attualità.
Tuttavia, quanta gente è al di fuori della legge: si giustifica dicendo che vive al di fuori della legge. Ma se il risultato è il medesimo, le due espressioni combaciano.
Ciò accade anche perché al nostro Popolo mancano la consapevolezza etica del vivere comune e il senso civico secondo il quale non bisogna mai mancare di rispetto al prossimo e occorre agire prima nell’interesse nazionale e poi in quello personale.
Per comportarsi in questo modo, i cittadini dovrebbero possedere un grado di cultura e di istruzione media e convincersi che anche il marciapiede, le strade e le piazze sono cosa propria e non cosa loro.
La strada della crescita culturale è lunga e faticosa. Non ci sembra che l’abbiamo imboccata per raggiungere quel grado di evoluzione senza la quale i comportamenti sono tribali e non molto differenti da quelli delle popolazioni all’alba della civiltà.

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