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Catania – Corso dei Martiri, tutto ancora fermo

Desiree Miranda

Catania – Corso dei Martiri, tutto ancora fermo

sabato 13 Ottobre 2018

Otto ditte “appese” a un certificato. “Il protocollo di legalità impone di controllare ogni cosa, anche se un’azienda ha comprato un chiodo”

CATANIA – Ad indagare si trova si trova sempre qualcosa che non va ed è quanto accaduto al progetto di Corso dei Martiri. I primi lotti sono stati annunciati ed anche inaugurati, ma a dire il vero, ad oggi non sono ancora stati completati. Passando dalla strada, invece di essere accolti da una piazza con giochi e campo polifunzionale, fanno bella mostra di sé le classiche reti arancioni, “da cantiere” insomma, fermate da paletti di ferro, attraverso la quale si intravede ciò che dovrebbe essere e ancora non è.
 
 
Sì perché il progetto è quasi completo, mancano “piccolezze”, come ha più volte detto al nostro giornale il Rup (Responsabile unico del procedimento) Salvatore Ferracane, della Direzione Lavori pubblici del Comune di Catania. A bloccare tutto dallo scorso luglio è la burocrazia e quasi paradossalmente, il “colpevole” è il protocollo di legalità firmato il 17 agosto dello scorso anno tra la Prefettura di Catania e il Comune della città “per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose e dei fenomeni corruttivi per la realizzazione delle opere nel comprensorio di Corso martiri della libertà”.
 
Il protocollo è molto più stringente delle norme di solito seguite per i lavori pubblici della pubblica amministrazione e questo avrebbe rallentato lo sviluppo del progetto. Lo scorso mese di settembre era stato constatato che non tutte le ditte interessate allo svolgimento dei lavori avevano fornito la documentazione necessaria e oggi si ripete la stessa sinfonia. Se prima però erano otto ditte che risultavano manchevoli della documentazione legata alla White list (ovvero l’iscrizione a un elenco certificato di aziende che lavorano nei settori a rischio di infiltrazione mafiosa) e della certificazione antimafia, adesso siamo saliti a 14.
 
A spiegare come è potuto accadere è l’ingegnere Ferracane. “Il protocollo d’intesa è molto pesante e chiunque, per qualunque importo, deve essere controllato e deve presentare la giusta documentazione. Vogliamo essere precisi – afferma – e stiamo controllando fattura per fattura”. Non si tratta di subappalti, ma di sub-affidamento secondo quanto spiega ancora Ferracane che fa un esempio chiarificatore della situazione. “Se la ditta ha comprato un pacco di chiodi, chi gliel’ha venduto deve essere monitorato e verificato”.
 
Il lavoro di accertamento sarebbe ancora in pieno corso perché se per le otto ditte individuate come manchevoli, in un primo momento, manca solo un certificato dalla procura di Caserta, delle 14 identificate successivamente, solo una ha completato l’iter burocratico richiesto. Secondo quanto riferisce il Rup comunque, si tratta per lo più di ditte catanesi o della provincia, pertanto è la Prefettura di Catania l’Ente indicato per il rilascio della certificazione e in considerazione del fatto che è proprio questa Prefettura ad avere siglato il protocollo di legalità insieme al Comune, tali documenti dovrebbero arrivare presto. Almeno in teoria.
 
Ciò che invece preoccupa un po’ di più Rup e amministrazione è la mancanza di risposta dalla Prefettura di Caserta. Secondo la legislazione ordinaria, non rispondendo alla richiesta di certificazione entro i 30 giorni stabiliti è come se avesse detto che non ci sono problemi, ma stando al protocollo di legalità la certificazione deve esserci per forza.
 
“Il nostro assessore ha anche sollecitato la Prefettura, ma se non ho tutto a posto non posso andare avanti”, conclude il Rup Ferracane. I tempi, inevitabilmente, si allungano ancora e la data per mettere un punto definitivo andrebbe chiesta a un indovino. Ai catanesi non rimane che attendere.

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