Comincia il calvario della Legge di Bilancio - QdS

Comincia il calvario della Legge di Bilancio

Carlo Alberto Tregua

Comincia il calvario della Legge di Bilancio

mercoledì 17 Ottobre 2018

Braccio di ferro con l’Europa

Lunedì 15 ottobre, entro le ore 24, il Governo ha partorito la bozza della Legge di Bilancio inviandola contestualmente a Bruxelles.
Se ne hanno notizie di stampa e quindi non siamo in condizioni di fare una valutazione corretta. Però non sembra che essa si sia discostata dalle linee generali del Nadef (Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza) pubblicate in precedenza.
Perché riteniamo che si tratti di un calvario? Perché non sarà semplice avere un’interlocuzione a tutto campo con la Commissione europea, prima, e con il Consiglio dei capi di Stato e di Governo, dopo. Un’interlocuzione in cui i parametri principali sono del tutto fuori dalle linee generali del Trattato di Maastricht e soprattutto dall’accordo del Consiglio d’Europa, che obbliga tutti i propri membri ad avere un percorso chiaro verso la riduzione del debito. Soprattutto per quei Paesi dove esso è enorme.
 
È enorme in Italia (2.326,5 miliardi aggiornato ad agosto 2018) e in continuo aumento mese dopo mese. A bocce ferme, la situazione degli interessi sul debito per effetto del loro incremento utile a invogliare gli acquirenti a comprare altri Btp comporta un aumento di 15 miliardi nei prossimi tre anni .
Non sarà facile, per il Governo GialloVerde, ottenere il via libera così com’è stata impostata la Legge di Bilancio. Se malauguratamente esso non arrivasse, scatterebbe una sanzione oscillante fra lo 0,2 e lo 0,9% del Pil, cioè fra circa 4 miliardi e 15 miliardi, oltre che refluenze nell’erogazione dei fondi che potrebbero essere congelati.
Non è mai capitato e ci auguriamo che questo non capiti, ma il Governo sembra adottare la strategia militare di Napoleone, il quale affrontò i nemici tutti in un colpo (Waterloo insegna).
Le istituzioni internazionali e le autorità locali hanno avvertito il Governo di modificare le linee guida per evitare il burrone. Per contro Di Maio e Salvini chiedono a tutti i loro detrattori di dimettersi ed entrare nell’agone politico. Una boutade di cattivo gusto, che lascia il tempo che trova.
Ricordiamo a Salvini che il presidente della Commissione europea, Junker, proprio domenica ha portato al successo il suo partito in Lussemburgo, superando così l’esame elettorale.
 
Nel sondaggio di Nando Pagnoncelli del 6 ottobre scorso sono usciti alcuni dati sul consenso dei due partiti che formano il Governo italiano. Essi sono: per i 5 stelle il 28,5% (in discesa); per la Lega il 34% (quindi il raddoppio rispetto ai dati conseguiti il 4 marzo).
Di conseguenza Salvini è fortemente incoraggiato a proseguire su questa strada, perché il cosiddetto Popolo gradisce la sua schiettezza e il suo modo ruvido ma diretto di fare comunicazione, peraltro presente da mattina a sera.
Nonostante il successo nei sondaggi, riteniamo che non si possa gestire un Paese in base a essi, perché il cosiddetto Popolo che dà il consenso è contento di uno Stato che gli restituisca tutto, togliendogli le tasse, rottamando le cartelle sotto i mille euro, dandogli un assegno di 780 euro al mese, facendo andare in pensione giovani di 62 anni, che poi la percepiranno per almeno altri 25 e così via.
 
Dispiace constatare, sempre secondo notizie di agenzia, che né nella Legge principale né in quelle collegate pare esservi alcuna iniziativa che riguardi la riforma della Pubblica amministrazione: una riforma indispensabile e che dovrebbe avere come cardine l’inserimento in tutti i comportamenti dei pubblici dipendenti dei valori di merito e responsabilità. Cosicché l’argomento resta ai margini della linea di Governo, continuando a mantenere il caos della burocrazia che non risponde a nessuno per quello che fa male o non fa per nulla.
La Legge di Bilancio avrebbe dovuto fare indebitare lo stato per favorire gli investimenti pubblici e privati, lo dicono tutti. Non per attività assistenzialistica quale quella del reddito di cittadinanza o per fare andare in pensione i giovani sessantaduenni.
Ma questo non è accaduto, quindi staremo a vedere come la prenderà Bruxelles, anche perché la legge cardine dovrà essere approvata dal Parlamento, che non potrà non tener conto, questa volta ufficialmente, dei rilievi che inevitabilmente saranno fatti.
Il Parlamento è sovrano, ma è anche avvertito e quindi dovrà dare segno di responsabilità.

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