Scuola, senza alternanza è strage di studenti - QdS

Scuola, senza alternanza è strage di studenti

Roberto Pelos

Scuola, senza alternanza è strage di studenti

giovedì 18 Ottobre 2018

Secondo gli ultimi dati del Miur, nell’ultimo anno la Sicilia ha perso 12.000 allievi sui banchi contro i 3.000 della Lombardia. Il 23,5% dei ragazzi abbandona gli studi prima del completamento. Il modello-Germania: 350 qualifiche l’anno riconosciute e contratti di apprendistato per giovani

ROMA – La Sicilia è tra le quattro regioni italiane dove si registra una maggiore riduzione degli studenti tra i banchi di scuola secondo quanto riferisce l’ultimo focus del Ministero per la Pubblica istruzione. Nella nostra regione si calcola una riduzione di oltre 12mila allievi dell’ultimo anno scolastico sui banchi degli istituti, un gap evidente soprattutto se confrontato con il dato riguardante la Lombardia dove il calo è di tremila e rotti alunni, “briciole” rispetto alla situazione della nostra regione che, secondo il rapporto di “Save the Children” dei mesi scorsi, è fra le realtà italiane dove gli effetti della povertà educativa si fanno sentire in maggior misura; nella nostra regione, dice l’analisi dell’ente a tutela dei minori, la percentuale di bambini e ragazzi che abbandonano gli studi precocemente si attesta al 23,5%, seguita da Sardegna e Campania (entrambe al 18,1%).
 
La tendenza è confermata da un recente studio dello Svimez che individua soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno le realtà in cui i giovani tra i 18 e i 24 anni, con al più la licenza media, abbandona sia lo studio che la formazione professionalizzante e secondo il quale, nelle province più grandi della Sicilia, Palermo e Catania, il fenomeno raggiunge rispettivamente quota 21.130 e 23.675 allievi, cifre preoccupanti alle quali si aggiungono quelle delle altre realtà dell’Isola, come Messina dove i giovani con la sola licenza media sono 7.311, Trapani (7.263), Caltanissetta (6.628), Ragusa (6.170), Agrigento (5.794), Siracusa (5.180), Enna (3.012).
 
 
Numeri sui quali è tornato l’assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale, Roberto Lagalla. “Lo Svimez ci consegna dati sconfortanti sulla scuola siciliana, sul tasso di dispersione scolastica e sulla povertà educativa in molte aree della nostra regione” ha sottolineato Lagalla e ha aggiunto che “l’impegno attuale del nostro governo è quello di perseverare nella sua azione di valorizzazione della conoscenza, di potenziamento dell’offerta formativa e di riqualificazione delle strutture scolastiche siciliane, in sinergia con il Miur”.
 
Un antidoto all’abbandono degli studi da parte dei giovani potrebbe essere quello dell’alternanza scuola-lavoro, tema già trattato dal nostro giornale e segnatamente, il modello adottato in Germania, secondo il quale, i ragazzi trascorrono un terzo del tempo a scuola e i restanti due terzi in un’azienda con un contratto di apprendistato. All’interno dell’impresa, gli studenti apprendisti vengono seguiti e formati dai tutor, che prima di diventare tali devono avere maturato cinque anni di esperienza e seguito un corso speciale della durata di un anno. Terminato (con successo) il percorso, lo studente diventa lavoratore.
 
L’alternanza scuola-lavoro esiste anche in Italia ma è organizzata in un modo diverso rispetto alla Germania, ed è attualmente una tematica molto discussa proprio dal mondo studentesco, che un po’ in tutto il Paese nelle recenti manifestazioni, ha chiesto maggiori tutele al riguardo.
 
In Sicilia, i bandi relativi all’apprendistato di I e III livello sono stati presentati nei giorni scorsi all’assessorato regionale all’Istruzione ancora alla presenza dell’assessore al ramo, Roberto Lagalla. Il primo bando, con un finanziamento da sette milioni di euro, coinvolgerà ragazzi tra i 15 e i 25 anni che potranno conseguire la qualifica professionale, il diploma di istruzione secondaria di secondo grado, professionale oppure ottenere il certificato di specializzazione superiore (Its).
 
Attraverso la creazione di un “Catalogo dell’offerta formativa” in apprendistato, si avrà la possibilità di individuare il percorso professionale e formativo più adatto alle proprie esigenze, fra quelli proposti da licei o istituti professionali, compresi i Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (Cpia) e gli enti di formazione professionale in sinergia con le imprese del territorio.
 
L’apprendistato di terzo livello prevede invece uno stanziamento di 4 milioni di euro e coinvolge Università, Enti di ricerca, istituti tecnici superiori e Afam.
 

 
Il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Maria Luisa Altomonte, parla delle difficoltà inerenti al sistema educativo nella nostra Isola
 
Direttore, questo calo di oltre 12 mila studenti a cosa è dovuto?
“La Sicilia è oramai interessata da un trend annuale costante di decrescita del numero degli alunni frequentanti che oscillava, all’inizio del decennio, fra le 7.000 e le 8.000 unità. Dall’anno scolastico appena terminato, come si ricava dalla tabella che vi forniamo, vi è stata un’impennata significativa. Le cause possono essere molteplici e possono essere più facilmente rilevate dagli studi sociologici e di contesto. Per quello che è possibile cogliere dai nostri canali di informazione, sicuramente molte zone interne della Sicilia soffrono di uno spopolamento dovuto alla crisi delle poche grandi aziende di trasformazione e ad un abbandono delle campagne, una fuga che riguarda anche i lavoratori stranieri e le loro famiglie i cui figli, per anni, hanno sostenuto i numeri delle scuole di molti piccoli centri.
Oggi siamo arrivati al punto che si fa fatica a tenere aperta una scuola (nel senso di dotarla di titolarità giuridica il cui requisito è di non scendere sotto i 600 alunni), anche se opera su tre Comuni diversi; ovviamente il servizio viene sempre assicurato e i plessi funzionano regolarmente nei piccoli centri e nelle frazioni, tuttavia il Dirigente è spesso poco presente fisicamente, poiché le aule sono dislocate appunto su due o tre Comuni, per di più in una regione dove il sistema dei trasporti non brilla certo per celerità ed efficienza”.
 
Avete in programma iniziative per arginare il fenomeno dell’abbandono scolastico nella nostra regione?
“Intanto dobbiamo distinguere diverse cause di un fenomeno più ampio: l’insuccesso scolastico è certamente un indicatore (numero di non ammessi alla classe successiva sul numero degli iscritti); il tasso di abbandono vero e proprio si misura con il rapporto fra non frequentanti sul numero degli iscritti; infine abbiamo i non ammessi alla classe successiva e non reiscritti nel seguente a.s.
Le scuole, dotate di propria autonomia progettuale e finanziaria, possono intervenire in diversi modi, per contrastare questi fenomeni; con l’introduzione dell’organico di potenziamento, poi, le scuole possono usufruire di una quota di docenti utilizzabili anche per le attività di recupero e contrasto alla dispersione. A livello di sistema, infine, abbiamo inserito fra gli obiettivi regionali presenti nella lettera di incarico di ogni Dirigente scolastico siciliano, proprio uno che riguarda la lotta all’abbandono scolastico per “Ridurre i tassi di insuccesso, dispersione e abbandono per tutte le istituzioni scolastiche, con particolare riferimento a quelle situate in aree a rischio”, suggerendo al Dirigente di concentrare obiettivi e azioni professionali nelle seguenti aree di intervento: realizzazione di attività che utilizzino strategie attive, motivanti ed inclusive; incremento delle azioni in tema di prevenzione, accompagnamento, recupero e potenziamento.
Ancora a livello di sistema regionale, specifiche azioni sono previste a breve: da un intervento coordinato con la Regione Siciliana per il contrasto di tutte le forme di povertà educative; ai progetti dedicati dall’INDIRE specificatamente alle “Piccole scuole”, agli interventi strutturali di sostegno alle aree interne più marginali”.
 
Cosa occorre fare per venire incontro agli studenti siciliani e alle loro famiglie in questo periodo storico?
“Ricerche recenti (L’istruzione difficile, I divari delle competenze fra Nord e Sud, Fondazione RES, Donzelli 2015), hanno indagato a fondo i rapporti fra i c.d. fattori di contesto e i fattori di “Agenzia” dove per “agenzia” si intende lo scarto prodotto nei livelli di apprendimento dalla scuola rispetto ai livelli di partenza, che in altro modo, viene definito dall’INVALSI “effetto scuola”. Questo studio ha individuato quali fattori scuola che peggiorano le competenze degli alunni: la maggiore instabilità dei docenti (che si trasforma in un minore impegno); la maggiore instabilità dei DS; la minore capacità cooperativa fra attori interni ed esterni della scuola; l’eccessiva varianza interna fra classi e fra scuola;le minori capacità di attrarre risorse esterne da famiglie e territorio.
Su questi fattori, le amministrazioni scolastiche centrali e periferiche devono impegnarsi; ma non dimentichiamo altri fattori di contesto complementari che contribuiscono a peggiorare i risultati degli studenti e a favorire l’abbandono, come il basso retroterra socio-economico; le elevate criticità di contesto (criminalità, disagio, disoccupazione); la minore spesa per studente da parte degli enti locali e, infine, la peggiore qualità dell’edilizia scolastica e delle attrezzature.
Da quanto esposto, risulta evidente che i centri di responsabilità sono molteplici e debbano agire in assoluta sinergia, per sostenere pienamente il sistema scolastico siciliano”.

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