Asu e Pip da "schedare", quanti sono e cosa fanno - QdS

Asu e Pip da “schedare”, quanti sono e cosa fanno

Michele Giuliano

Asu e Pip da “schedare”, quanti sono e cosa fanno

giovedì 25 Ottobre 2018

La Regione chiede agli enti che li utilizzano, profili e dati accessori di ogni singolo lavoratore. Per l’implementazione del censimento tutti dovranno compilare un questionario

PALERMO – È ora di capire bene quanti e chi sono gli Asu e i Pip in tutta la Sicilia. Dopo lo stop del Consiglio dei ministri, che ha espresso più di un dubbio sulla procedura di stabilizzazione di questi lavoratori, che si trovano a lavorare all’interno della pubblica amministrazione senza aver sostenuto un concorso ma per chiamata diretta, negli uffici regionali si cerca di mettere un punto e ripartire dal censimento degli interessati.
 
Il dipartimento regionale del lavoro ha quindi deciso di implementare la banca dati dei soggetti appartenenti al bacino “Pip-Emergenza Palermo” e degli Asu, richiedendo agli enti presso cui tale personale opera di far pervenire un questionario, da compilare secondo un format fornito dagli uffici, entro il 25 ottobre (quindi, oggi).
 
Il questionario, si legge nella nota, “precompilato per nome, cognome, data e luogo di nascita, codice fiscale e codice Iban, dovrà fornire informazioni su eventuali trattenute sindacali. Inoltre, a corredo del questionario, il modello di domanda assegno nucleo familiare e il modello relativo alle detrazioni di imposta”. Il modello, compilato e firmato dall’ente utilizzatore, dovrà essere trasmesso esclusivamente all’indirizzo pip.nbdpag@gmail.com per quanto riguarda i soggetti appartenenti al bacino dei Pip, e all’indirizzo asu.nbdpag@gmail.com per i soggetti impegnati in attività socialmente utili. Un passo preliminare a quella che sembra essere la scelta del governo. Nonostante la posizione contraria delle istituzioni nazionali, all’Ars di sta lavorando per trovare i soldi a garanzia della copertura finanziaria per il 2019. Tradotto vuol dire che intanto paga la Regione, quindi i siciliani, e nel frattempo si tenterà di trovare un accordo con lo Stato affinchè sia lui a garantire lo stipendio a questo bacino di precari.
 
Gli ex Pip fanno parte del progetto “Emergenza Palermo”. Stiamo parlando di un esercito che a suo tempo era formato da oltre 3 mila lavoratori, che costano 36 milioni di euro l’anno alla Regione, a suo tempo assoldati dal Comune di Palermo e passati negli ultimi anni nelle mani della Regione perché l’ente municipale del capoluogo siciliano si è trovato in una condizione finanziaria di default.
 
Si tratta, sulla carta, di “soggetti svantaggiati” inseriti nell’elenco speciale ad esaurimento con l’obiettivo di essere impiegati in attività di pubblica utilità. Gli Asu sono in 6 mila in tutta l’Isola e vivono letteralmente in un limbo: non hanno un contratto, non godono di ferie e malattie, praticamente continuano a essere lavoratori in nero legalizzati dalle istituzioni. Hanno avuto accesso alle Pa siciliane senza uno straccio di concorso, quindi anche in contrasto con la Costituzione. Il loro stipendio è interamente a carico della Regione. Sono nati, e continuano ancora ad avere questo profilo professionale, come supporto agli impiegati. Non avendo un contratto infatti non possono svolgere alcune mansioni perché per loro non sono previste indennità accessorie come, ad esempio, il “rischio” o il “disagio”. In pratica, però, questi lavoratori gestiscono servizi essenziali.
 
E non ci sono solo loro: il bacino dei precari è costituito da 18 mila Lsu, lavoratori socialmente utili, collocati negli enti locali, 700 contrattisti della Regione, mille operai dei Consorzi di Bonifica, per non parlare degli oltre 8.000 operatori della formazione professionale. A questi occorre aggiungere 28 mila forestali che lavorano, però, solo sei mesi per anno.

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