Legge di Bilancio obiettivi dimenticati - QdS

Legge di Bilancio obiettivi dimenticati

Carlo Alberto Tregua

Legge di Bilancio obiettivi dimenticati

giovedì 25 Ottobre 2018

Burocrazia, infrastrutture, evasione

Il nostro è un Paese che primeggerebbe nelle comiche, tanto sembrano seriosi gli argomenti proposti e altisonanti quelli dimenticati.
Nella Legge di Bilancio 2019, che continua a fare il balletto tra gli uffici della Presidenza del Consiglio, del Quirinale e di Bruxelles, ma di cui ancora la stampa non ha alcun testo definitivo, risultano (risulterebbero) tre gravissime omissioni: riforma della burocrazia, massicci investimenti al Sud, lotta spietata all’evasione che comprende quella alla morosità.
Partiamo dalla prima: abbiamo già sottolineato come il Reddito di cittadinanza (che assorbe il renziano Reddito di inclusione) si rivelerà un flop gigantesco, perché dovrebbe essere gestito dai Centri per l’impiego, che non sono nelle condizioni di farlo per ragioni più volte spiegate.
Essi sono una piccola parte di quella gigantesca macchina che è la Pubblica amministrazione, in cui lavorano (si fa per dire) quattro milioni di cittadine e cittadini così ripartiti: 3,2 milioni nel settore pubblico; 0,8 milioni nelle partecipate.
 
All’interno di questa macchina arretrata, disorganizzata, scassata, che produce più danni che benefici a cittadini e imprese non si è ancora affrontata la questione di fondo: assegnare obiettivi e responsabilità ai dirigenti i quali, in quanto tali, devono risponderne sul piano professionale e patrimoniale. Ovviamente essi vanno però premiati quando raggiungono gli obiettivi loro assegnati.
Non ce l’ha fatta Brunetta, non ce l’ha fatta Madia, ma non abbiamo alcun sentore che l’attuale ministro della Pa, Giulia Bongiorno, celebre avvocato penalista da 3,5 milioni di reddito annuo, voglia mettere mano alla questione. Anche perché ci risulta che non abbia le indispensabili competenze organizzative.
L’altra gravissima omissione è il non avere previsto un Piano di massicci investimenti in opere pubbliche al Sud, per riequilibrare il tasso infrastrutturale talmente basso da impedire ogni possibile recupero dell’economia reale nel territorio.
Eppure, Di Maio è campano e conosce perfettamente le difficoltà economiche e sociali del suo territorio. Risulta perciò inspiegabile la scelta di finanziare direttamente poveri e falsi poveri, ma solo sulla carta, perché i Centri per l’impiego sbarreranno i cancelli.
 
La Questione meridionale risale a prima dell’Unità d’Italia: solo che allora era la Questione settentrionale. Infatti, il Regno delle Due Sicilie stava molto meglio di Piemonte e Lombardia. Il porto di Napoli vedeva fiorenti transazioni fra tutto il Mediterraneo, il Banco di Napoli era ricco e pieno di quattrini, vi erano industrie in Calabria, i trasporti dei Florio primeggiavano.
Ora, cioè da centocinquant’anni, la situazione si è ribaltata e non si vede nessuna luce in fondo al tunnel, neanche con la Legge di Bilancio 2019.
Un vero peccato questa occasione mancata da Di Maio, forse timoroso di sollevare una questione che il nordico Salvini non avrebbe consentito di affrontare adeguatamente.
Senza linee ferroviarie ad alta capacità, senza il completamento delle reti autostradali nel Sud, in Sicilia e in Sardegna, senza il coordinamento dei porti meridionali da collegarsi con le reti ferroviarie per attirare i traffici che sbucano da Suez e senza la totale spesa dei fondi Ue che malinconicamente restano a Bruxelles per l’ignavia delle burocrazie meridionali, senza tutto questo il Meridione resterà quello che è, ben lungi da quello che fu.
 
La terza omissione riguarda l’evasione. Secondo l’Istat, arrivata a 210 miliardi, oltre il 12% del Pil. Se paragonate con i circa 800 miliardi delle entrate dello Stato, avrete bello e pronto il quadretto: manca un quinto delle entrate.
Naturalmente il dato sull’evasione falsa quello sul Pil, perché deriva da attività in nero che non vengono contabilizzate.
Se il nostro fosse un Paese normale, il nostro Pil effettivo, quello reale, dovrebbe essere intorno a duemila miliardi e il nostro debito scenderebbe di almeno cento miliardi.
Ma il nostro non è un Paese normale. Per esempio, anche questo Governo ha rinviato la fattura elettronica e lo scontrino elettronico con lotteria, con ciò rinviando il momento di colpire una buona fetta di evasione, che comprende la morosità.
Non è con questi mezzi che si snideranno coloro che non sono definibili cittadini, bensì incivili cavernicoli.

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